Nasce il governo Draghi, un piccolo miracolo date le premesse sovraniste, ma anche una sconfitta per le possibilità di autonomia e riscatto di una buona politica e quindi per il PD.
Roberto Pinter - Assemblea nazionale PD, 16 febbraio 2021
E' pur vero che il PD ha contribuito in misura consistente alla nascita del governo europeista con il sostegno al governo Conte e con la irriducibile responsabilità istituzionale, ma come l'Italia ha già scordato Conte così scorderà il ruolo decisivo del PD nell'evitare lo sfascio del paese.
Anche perchè l'attentatore Renzi era pur sempre il segretario del PD e gli italiani se lo ricordano e quindi la crisi politica che nessuno ha capito e che ha fatto saltare il governo Conte viene messa in conto anche al PD.
Il governo Draghi avrà i suoi problemi, ma di certo riporta alla ribalta la destra che con il Covid aveva visto scemare i consensi e ora il PD farà fatica a distinguersi per i suoi tratti costitutivi; l'europeismo e la responsabilità istituzionale, perchè tutti ora sono europeisti e responsabili. Sfuma la rendita data dalla affidabilità ai tempi del Covid e visto che per l'Europa ci pensa Draghi e per la transizione ecologica ci pensa Grillo, cosa resta al PD?
Il lavoro verrebbe da dire, e la sua centralità; si è preso pure il Ministro, ma il rischio è quello di occuparsi di limitare le ferite e cioè i licenziamenti, perchè sono in altre mani ora le scelte per la ripartenza di un paese stremato.
La giustizia sociale che mai più di oggi sarebbe centrale, ma non si può contenere in bei documenti trasmessi a Draghi se non viene espressa con una forte volontà politica e purtroppo nel sostegno al governo Conte non si è colta questa urgenza.
C'è un rischio oggettivo, che è il rischio di irrilevanza del PD. Nel governo dei “migliori” anche i migliori in politica lasciano il posto ai migliori senza bisogno di politica, con il rischio che insomma non ci sia e non si senta il bisogno di un rilancio della politica e dei partiti come il PD, aggravando il livello, già alto, di sfiducia e di non partecipazione.
Se insomma la politica non ha tenuto in piedi un governo che aveva la fiducia degli italiani perchè diavolo dovrebbe avere ancora la fiducia degli elettori?
E quando si tornerà alle urne la destra, che si voleva sfilacciare con la maggioranza Ursula, si presenterà compatta e la sinistra invece sfilacciata con la scommessa del patto elettorale con i cinquestelle logorata dalla perdita dei consensi per la caduta di Conte.
Che fare allora in questa situazione? Certamente non perdersi dietro alla misurazione del governo Draghi in base alle presenze o assenze sgradite (anche perchè altrimenti sfuma la giusta rivendicazione che è stato possibile grazie al PD); certamente non esaurire la propria azione nella buona gestione delle poche competenze rimaste; certamente non vagheggiare improbabili Ursule, ma piuttosto concentrarsi sull'essenziale: il governo del paese e l'identità del PD, che dovrebbero andare di pari passo, nel senso che l'idea politica dovrebbe tradursi in proposte coerenti di governo.
Purtroppo il PD inseguendo fragili vocazioni maggioritarie è finito per far coincidere le proprie ambizioni con quelle dell'essere al governo piuttosto che essere un partito popolare che vuole governare e cmbiare il paese. L'illusione insomma che basti governare l'esistente con serietà e responsabilità (che è tanto ai giorni nostri sia chiaro) e con un po' di ottimismo nelle magnifiche e progressive sorti , dimenticando di offrire rappresentanza anche a chi ha bisogno di qualcosa di più : perchè ha bisogno di lavoro, di dignità del lavoro, di cittadinanza vera, di futuro per i figli, di emancipazione in una società sempre più ingiusta.
E torniamo al delitto di Renzi: non è stato per sbaglio ne' per abbaglio segretario del PD,ma per una comprensibile voglia di ritrovare il successo smarrito, e se non si fa i conti con questo dato e con con le scelte sbagliate non si costruirà mai una identità popolare e di sinistra del PD. Perchè si può avere il ministero del lavoro ma il Jobs-act porta la responsabilità del PD, si può parlare di priorità sociale e ambientale ma il PD aveva invece indicato quella della riforma costituzionale sulla quale poi è naufragato.
Non si tratta di un congresso o di un gruppo dirigente da ricostruire, ma di misurarsi con una idea del mondo e non solo di una formula elettorale o di governo. Si tratta di scegliere da che parte stare rispetto al mondo, al disastro ambientale e sociale che uno sviluppo sbagliato ha prodotto, alla distribuzione iniqua della ricchezza, ai diritti negati, al lavoro umiliato, alle speranze mutilate.
Il PD con Zingaretti era partito bene, non con il protagonismo renziano di cui i mass media hanno nostalgia, ma con la proposta di un percorso di ricostruzione di un partito come collettivo e non come sommatoria di amministratori. A Bologna un anno fa si era vista la possibilità di un partito, anche a partire dall'input delle Sardine, che voleva e poteva aprirsi ad una nuova partecipazione e rappresentanza popolare. Purtroppo il Covid ha cambiato le priorità nella difesa della salute e del Paese, un lavoro necessario e che poteva sboccare in un nuovo progetto politico guidato dal PD, e che invece, dopo aver accantonato la destra ha sbattuto il muso sul suo ex segretario, e cioè sui propri limiti e su una identità della sinistra ancora ferma all'illusione progressista.
Bisognerebbe allora ripartire da Bologna e non solo dalla responsabilità espressa nella gestione del Covid perchè arriverà anche il dopo Covid e al PD si chiederà: e ora?