TRENTO - Caso Azienda Forestale, Merler accusa e lascia. Il Pd: insulto alla città

La dichiarazione di guerra del centrodestra alla giunta di Franco Ianeselli è arrivata per posta: la lettera di Andrea Merler che al presidente del Consiglio comunale di Trento Paolo Piccoli annuncia le sue dimissioni dalla carica di vice. «Non posso più svolgere il mio ruolo se la maggioranza calpesta i diritti della minoranza».

Il casus belli, che ha fatto scoppiare la scintilla, è la vicenda dell’elezione di un componente dell’Azienda forestale Trento-Sopramonte. Una nomina che spetta alla minoranza, ma votata dall’intero Consiglio: in lizza erano due i nomi, Piergiorgio Fracchetti per il centrodestra e Dario Maestranzi per la componente di centro della minoranza. Otto consiglieri della maggioranza hanno votato quest’ultimo, «interferendo» — così denuncia Merler — con le dinamiche della minoranza: «Tale grave lesione non potrà non avere una forte ripercussione». La volontà è quella di bloccare Palazzo Thun, proponendo centinaia di emendamenti ad ogni delibera, impedendo di fatto lo svolgimento dei lavori. Salta dunque la promessa di un tavolo sulla modifica del regolamento — era stata accordata in cambio del ritiro della mozione di sfiducia su Merler dopo il famoso «sudici sudisti» — ma salta anche ogni possibilità di azione amministrativa se questa necessita del vaglio del Consiglio comunale.

«La maggioranza non si è intromessa — replica il capogruppo del Pd Italo Gilmozzi — ma si è espressa con il voto come stabilisce il regolamento, scegliendo tra più candidati. Una ritorsione come questa, in un periodo storico in cui la cittadinanza ci chiede unità e collaborazione, è vergognosa, un insulto all’intera città». Per Gilmozzi, il regolamento è stato rispettato, «un consigliere di minoranza siede nel cda dell’Azienda forestale: se non è Fracchetti è Maestranzi, «ma se volevano evitare due nomi in lizza potevano trovare un accordo al loro interno».

Stupita della reazione del centrodestra anche la consigliera Silvia Zanetti, dell’area centrista della minoranza: «Queste dimissioni arrivano a più di un mese dall’infelice uscita sui “sudici sudisti”, dopo settimane di polemiche sull’opportunità della sua figura in quel ruolo e dopo la notizia di stampa di un ipotetico accordo sulla modifica del regolamento d’aula a fronte proprio del mantenimento di Merler nel ruolo di vice presidente. Ora arrivano improvvise le dimissioni — osserva Zanetti — sorrette da motivazioni che sollevano ben più di una perplessità». Perplessità in parte fugate dalla Lega che, informalmente, fa sapere che «forse nella decisione di Merler ha inciso la nostra posizione sulle sue dichiarazioni “sudici sudisti” e sulle sue ultime pesanti dichiarazioni contro un dirigente comunale del Servizio Urbanistica», per la polemica sul Prg dei giorni scorsi. Da parte del Carroccio, pieno sostegno invece alla strategia ostruzionistica — «Un segnale forte e condiviso per far ricordare alla maggioranza il rispetto della minoranza» — che cesserà se il palazzo Thun tornerà sulla decisione (a questo proposito è stata depositata dal centrodestra una delibera che annulla quella contestata).

La reazione più dura arriva però dal presidente del Consiglio comunale Paolo Piccoli: «La lettera a me indirizzata? Ma mai ricevuta — afferma sottolineando lo sgarbo — ma ho appreso che Merler si lamenta della violazione dei diritti della minoranza, perché tra due candidati presentati dalle stesse minoranze è stato scelto, rispettando pienamente le regole, quello a lui non gradito. È una singolare applicazione della democrazia: come minoranza vuole il rispetto della maggioranza, ma non accorda alcun rispetto alle altre minoranze». E di fronte alla minaccia di ostruzionismo è durissimo: «Questo atteggiamento, ove immotivato, è comunemente bollato come filibustering».