Il fulcro dell’intera visione è l’area attorno a piazza Dante. Proprio la zona che da anni solleva polemiche per i problemi di degrado e spaccio diventerà, in futuro, il comparto attorno al quale si ridisegnerà la «nuova» Trento. Quella che non avrà più i binari a dividerla in due. E che si ritroverà con aree da riorganizzare e spazi da riempire.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 10 febbraio 2021
Nelle linee guida definite dal Comune nel complesso lavoro di squadra in vista della realizzazione della circonvallazione di Trento — che porterà con sé anche l’interramento della ferrovia nel tratto cittadino — l’analisi infatti si sofferma spesso sullo sviluppo della zona della stazione. Tanto che proprio la storica struttura disegnata dall’architetto Angiolo Mazzoni, parte in superficie della più innovativa stazione ipogea, nei piani dell’amministrazione ospiterà la «porta della città». Non solo: gli edifici a ovest della stazione, di proprietà di Ferrovie dello Stato e vincolati dalla Soprintendenza, verranno riqualificati per trasformarsi in nuovi spazi per la socialità e la cultura, in un’ottica di ulteriore sviluppo turistico di Trento. E nel delicato riordino di un’area strategica per il capoluogo, un’attenzione particolare verrà data alla chiesetta di San Lorenzo, stretta tra le stazioni dei treni e delle corriere. «Dal punto di vista del paesaggio urbano — si legge nel documento del Comune — la chiesa è praticamente invisibile». L’obiettivo è dunque quella di mostrarne la bellezza, eventualmente spostando la stazione degli autobus con la realizzazione di un centro di interscambio del trasporto pubblico. C’è poi un altro aspetto che darà concretezza alla rivoluzione di quella zona: l’interramento dei binari renderà inutile il mantenimento di molti dei sovrappassi e sottopassi cittadini. Compreso il cavalcavia di San Lorenzo, che sarà dunque abbattuto: la soluzione che sarà individuata per ridisegnare la viabilità tra piazza Dante e il ponte di San Lorenzo sarà di fatto uno dei tasselli fondamentali del restyling. Anche perché proprio da qui si articoleranno i collegamenti ciclo-pedonali che «in un percorso verde» attraverseranno il capoluogo per arrivare fino alle Albere.
E se nella parte centrale della città sarà l’eliminazione del cavalcavia di San Lorenzo a «testimoniare» la scomparsa della cesura rappresentata dai binari, scorrendo la mappa del capoluogo da norda a sud — dalla zona dell’ex Scalo Filzi dove la ferrovia finirà sottoterra fino all’area di via Monte Baldo dove tornerà in superficie — si scopre che i raccordi non più necessari saranno parecchi: dal «tombon» di via Fratelli Fontana fino ai sottopassi pedonali di via Lampi e via Canestrini e al sottopasso di via Verdi. E non fanno eccezione nemmeno i sottopassi più recenti: quello che conduce al Muse da via Madruzzo e quello che porta alle Albere da via Taramelli. L’unico che rimarrà, seppur in modo parziale, sarà l’ultimo arrivato: quello in corrispondenza delle ex aziende agrarie.
Guardando a nord, l’intero progetto di bypass permetterà di elaborare un’idea di riordino nella parte di città più disordinata dal punto di vista dello sviluppo urbanistico. E forse anche più «colpita» dai cantieri, con la realizzazione del capolinea provvisorio della Trento Malè e della stazione provvisoria in attesa dell’interramento dei binari. Ma in prospettiva si potrà ragionare sul futuro dello Scalo Filzi, sul nuovo percorso dell’Adigetto e sulle connessioni est-ovest, finora solo una chimera. Senza escludere una conversione dell’area oggi occupata dalla caserma dei vigili del fuoco. Le connessioni est-ovest saranno il centro anche dello sviluppo a sud di piazza Dante. Con un orizzonte su tutti: il dialogo tra l’area universitaria e le Albere, oggi interrotto proprio dal passaggio della ferrovia.