Che impatto avrà sulla città di Trento la Circonvallazione ferroviaria? Oggi che il Recovery plan approvato dal Governo garantisce il finanziamento dell'opera, crediamo che questa sia una delle questioni più urgenti su cui siamo chiamati a interrogarci. Non solo noi amministratori pubblici, ma anche le imprese, l'università, i cittadini: tutti dobbiamo sentirci coinvolti nel dibattito o meglio nella sfida, come l'ha definita su queste pagine qualche giorno fa Mauro Marcantoni.
Franco Ianeselli, 14 gennaio 2020
Per non farci trovare impreparati e riuscire a cogliere tutte le opportunità, per scongiurare gli errori e massimizzare i benefici del grande progetto integrato di cui Trento sarà protagonista, dovremo sviscerare e approfondire ogni aspetto, e non ci riferiamo solo a quelli tecnico-ingegneristici.
Precisiamo subito che la Circonvallazione ferroviaria di Trento non è un'opera a se stante, ma il tassello di un progetto molto più vasto, che raddoppia l'attuale linea del Brennero - risalente, ricordiamolo, alla fine dell'Ottocento - per connettere in modo efficiente le città sull'asse Verona-Monaco, dunque anche Trento insieme a Bolzano e Innsbruck. Completare il potenziamento dei 425 chilometri di binari dalla città scaligera al capoluogo della Baviera significa unire Trento e il Trentino a quella che è stata definita la "metropolitana europea", la rete di treni frequenti e veloci che collega tutti i principali centri del continente, da Siviglia a Milano, da Napoli a Bruxelles, a Berlino e Parigi, fino ai paesi scandinavi e a quelli dell'Est.
Questo scenario affascinante, che risalta in tutta la sua novità ragionando su scala continentale, rende bene l'idea di cosa significherà il completamento del progetto della linea del Brennero. E soprattutto cosa significherebbe restarne esclusi: vorrebbe dire perdere l'occasione di diventare il nodo di una rete di collegamenti in grado di accorciare le distanze e di avvicinare come mai in passato le città a nord e a sud delle Alpi. Per dire, grazie a questa rete sarà possibile risiedere a Trento e lavorare o studiare a Innsbruck (tanto più ora che abbiamo scoperto lo smart working), raggiungere Verona e Bolzano e spostarci nelle capitali europee in tempi impensabili fino a pochi anni fa.
Tempo fa, durante una conversazione con un ricercatore della nostra università, ci è stato detto che oggi il nostro ateneo, che pure è tra i migliori d'Italia, soffre per l'isolamento territoriale. «C'è bisogno di migliorare i trasporti - diceva il ricercatore - La possibilità di muoversi in giornata in Europa è importante perché è anche così che circolano le idee. La logistica è fondamentale se si vuole restare attrattivi. Altrimenti si rischia che gli investimenti restino improduttivi per mancanza di cervelli». Quel discorso ci torna in mente oggi insieme a tanti altri sulla difficoltà di agganciare i grandi flussi turistici internazionali proprio perché Trento non ha un aeroporto né una grande stazione. E pensiamo anche alle imprese trentine ad alto livello di specializzazione, che avrebbero bisogno di cercare figure professionali specifiche non solo nel bacino cittadino, ma in un territorio più ampio. Che i treni veloci renderebbero facilmente raggiungibile.
Lasciando gli scenari "larghi" per tornare a ragionare su scala cittadina, risulta evidente che la Circonvallazione ferroviaria di Trento, con il fondamentale corollario della stazione ipogea e dell'interramento dei binari dall'area della rotatoria Caduti di Nassirya fino alle Albere, avrà un impatto enorme anche su altri aspetti. Il primo, a breve-medio termine, sarà l'apertura dei cantieri in città: cantieri che portano lavoro, aumento dell'occupazione nel settore delle costruzioni e in tutto l'indotto, reddito, investimenti a cascata. Il secondo grande impatto, tutto da inventare, sarà di tipo urbanistico, perché un pezzo di città, attualmente occupato dall'areale ferroviario, sarà liberato per far posto a nuove funzioni.
Ci viene in mente quello che è accaduto a Berlino negli anni Novanta, quando si presentò il problema di occupare i terreni desolati che, fino al 1989, erano attraversati dalla grande frattura costituita dal Muro tra Est e Ovest. Grazie a un concorso d'idee che ha arruolato i migliori architetti internazionali, è stata progettata l'odierna Potsdamer Platz: si può dire che qui è nata la nuova Berlino, costruita cercando di tenere in equilibrio interessi pubblici e investimenti privati, criteri ecologici e collegamenti alla rete dei trasporti cittadina, spazi per la socialità, per le abitazioni, gli uffici, per il divertimento (qui si è trasferito tra l'altro il Festival del cinema): un mix di funzioni per cui il nuovo quartiere è vivo e vitale in tutti i giorni dell'anno.
Chiaramente a Trento stiamo ragionando su una dimensione molto più piccola di quella della capitale tedesca. Ma noi crediamo che si debba comunque pensare in grande. Che non significa peccare di superbia, ma avere il coraggio di immaginare una città europea, socialmente ed economicamente vivace, con servizi all'avanguardia, dove sarà possibile muoversi, sulle brevi e lunghe distanze, in modo sostenibile. Una città vivibile, liberata dai gas di scarico e dalle polveri sottili prodotti dal gran numero di camion che oggi intasano la nostra autostrada: quelle merci infatti viaggeranno non più sui tir, ma su rotaia, facendo venir meno una delle maggiori fonti di inquinamento cittadino. Una città liberata anche dall'inquinamento acustico dei treni merci (dal 2029, con l'apertura del Brennero ne passeranno 130 al giorno), che spariranno nel tunnel della Circonvallazione ferroviaria.
Abbiamo tralasciato di parlare del tram tra Spini e piazza Dante, che merita un approfondimento a parte. Quando avvieremo l'interramento della ferrovia e la costruzione della stazione ipogea, sarà necessario creare una stazione provvisoria all'ex scalo Filzi. Il tram a questo punto diventerà fondamentale per collegare al centro la parte nord della città e il nuovo punto d'approdo dei treni. Non a caso abbiamo definito "progetto integrato" questo insieme di interventi: perché ogni opera ne traina un'altra, che diventa indispensabile per rivoluzionare davvero la mobilità cittadina. Ma i cambiamenti non saranno limitati al fondovalle: il piano urbano del traffico in via di elaborazione dovrà rivedere in modo organico tutti i collegamenti urbani, creando le condizioni per favorire e rendere convenienti gli spostamenti sostenibili ovunque, da Mattarello fino a Meano.
Crediamo che il grande progetto integrato, diventato una prospettiva davvero concreta con l'approvazione del Recovery plan, sia una grande opportunità di sviluppo sostenibile per la città di Trento. Come tutte le opportunità, anche questa potrebbe spaventare qualcuno, soprattutto se le tappe di avvicinamento al traguardo finale non sono ben chiare. Per questo intendiamo aprire quanto prima un confronto - in luoghi fisici e virtuali - grazie al quale rispondere alle domande dei cittadini e informare su progetti, scadenze, risorse a disposizione o da reperire.
Il futuro delle città non è e non deve essere una questione per pochi eletti. Pensiamo infatti che sia molto più facile portare a termine le opere se i progetti sono condivisi, compresi e conosciuti nella loro portata e nelle loro implicazioni da un gran numero di persone. Per questo, è necessario che ci abituiamo fin da subito a un "pensare in grande collettivo" a cui tutti siamo chiamati a contribuire.