Alle spalle ha un inizio di mandato che definire complicato è quasi un eufemismo: nei primi 80 giorni di lavoro ai piani alti di Palazzo Geremia, infatti, ha dovuto affrontare non solo la seconda ondata della pandemia, ma anche le dimissioni di un assessore, con conseguente alta tensione nella coalizione. Ma Franco Ianeselli, sindaco di Trento, fa capire di avere le spalle larghe. E guarda già avanti.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 13 dicembre 2020
Al 2021 ormai alle porte. Fissando obiettivi da accompagnare attraverso il bilancio («Dovremo aiutare le attività e le persone più colpite dalla pandemia»). E scegliendo dal programma le priorità da mettere in cima all’agenda: dalla piscina alla mobilità alternativa.
Sindaco Ianeselli, venerdì l’Aula ha approvato le linee programmatiche. Ora ci si prepara alla discussione sul Documento unico di programmazione e sul bilancio. La tradizionale maratona di dicembre, insomma.
«Sarà un dicembre serrato, anche perché vogliamo approvare il bilancio entro la fine dell’anno in modo da evitare l’esercizio provvisorio. Come ho già detto, quello che arriverà in Aula sarà un bilancio tecnico. Ma vogliamo ugualmente dare segnali importanti».
Qualche esempio?
«Nel 2021 si dovrà sbloccare il progetto della nuova piscina, si dovrà lavorare sulla mobilità alternativa, ma anche su tanti interventi di manutenzione. Dal primo gennaio, inoltre, partirà il nucleo operativo interservizi: una risposta unitaria ai problemi di degrado urbano. Ma il bilancio dovrà dare un segnale anche sul fronte sociale: all’emergenza sanitaria si accompagna un’emergenza economica che non può essere ignorata. Da sindaco, nei miei primi cento giorni avrei voluto aprire nuove attività e invece mi sono trovato a dover introdurre limitazioni. Credo che si debba intervenire».
In che modo?
«Non con bonus che diano un po’ a tutti: credo sia più opportuno concentrare l’attenzione sulle attività e sulle persone più colpite, con risorse che aiutino i più fragili».
La pandemia ha segnato le scelte del 2020.
«Pochi giorni fa ho inaugurato l’installazione “Era dicembre” in piazza Battisti, che raccoglie i ricordi di dicembre dagli anni 60 ad oggi. Si vede la città innevata di un tempo, a rammentarci il nodo dei cambiamenti climatici. E poi si guarda al 2020: lo ricorderemo come l’anno del coronavirus, che abbiamo cercato di affrontare con soluzioni positive. Ci stiamo muovendo proprio in questa direzione, nella direzione di una città resiliente. In questo quadro, sono orgoglioso di aver già dato il via alla riorganizzazione dei servizi: i programmi sono fatti di visioni, ma poi servono le gambe per concretizzarli. Sul fronte della rigenerazione urbana, inoltre, stiamo lavorando a una intesa con la Provincia per lo scambio di aree, che se entrassero in disponibilità del Comune in tempi brevi potrebbero essere trasformate. Un esempio? L’ex Atesina, di cui si discute ormai da troppi anni».
Nelle priorità elettorali aveva inserito la tranvia. La seconda ondata ha modificato l’agenda o la tranvia è sempre in cima ai progetti?
«È la transizione ecologica a essere in cima all’agenda. Fatta di tranvia ma anche di ciclabili. L’opposizione sostiene che questo non significhi pensare all’economia. Non sono d’accordo: ciò che darà forza economica alla città sarà proprio la qualità del vivere urbano. Creare un ecosistema favorevole all’impresa privata attira persone e aziende».
Ha citato la Provincia: che rapporto c’è con Fugatti?
«In questi giorni ho ringraziato il vicepresidente Mario Tonina per la ratifica dello stralcio della discarica di Sardagna. In generale, credo che il punto riguardi il riconoscimento della città di Trento, che di giorno coincide con la metà del Trentino visto che molti residenti delle valli lavorano nel capoluogo. Quindi si deve riconoscere che gli interventi sulla città sono positivi per tutta la provincia. E che Trento ha la capacità di sviluppare una propria politica di investimento».
Nella sua relazione in Aula ha toccato anche il tema della sicurezza. Qualcuno, come il comitato rinascita Torre Vanga, ha visto un maggior impegno nella repressione rispetto al precedente sindaco Andreatta.
«Mi sono confrontato molto con il comitato e condivido molte loro posizioni. Credo si debba uscire dal pendolo che vede da una parte solo interventi sociali e dall’altra solo interventi repressivi. L’unità cinofila, ad esempio, non è stata pensata per fare qualcosa con il pugno duro, ma per dare un contributo alla lotta alla droga, visto che i cani intercettano l’eroina. Bisogna però allo stesso tempo riconoscere che se c’è la droga c’è anche chi la acquista. Ci sono ragazzini che si drogano, per i quali si deve agire sulla prevenzione. Ma ci sono anche professionisti che cercano la dose di cocaina».
Nella sua relazione non fa accenno agli stranieri. Una omissione voluta?
«Per noi le persone che sono in città, nel rispetto delle regole, sono parte della comunità. Il nostro non è un Comune che respinge, il lavoro sull’integrazione c’è. Il messaggio è chiaro: non importa di quale religione, orientamento sessuale, credo tu sia, se siamo qui apparteniamo tutti a una comunità».
Sarà un Natale diverso: quale messaggio si sente di mandare ai trentini?
«Trento in questi giorni è bellissima, con le luci, la fontana restaurata. La città aspetta i turisti che verranno e con la compostezza che caratterizza i trentini pensa anche a chi è senza lavoro, a chi è in ospedale, a chi ha meno fortuna. E io sono orgoglioso di essere sindaco di questa comunità».
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