Opere, Fugatti ci coinvolga. Serve un piano condiviso

Gentile direttore, la ringrazio per aver dato spazio al dibattito sulla futura destinazione delle ingenti risorse che dovrebbero arrivare in provincia grazie al Recovery fund-Next Generation Eu. Si tratta di un tema di vitale importanza per il futuro del nostro Trentino: un tema su cui non possiamo permetterci di sbagliare se non vogliamo condizionare negativamente la qualità della vita delle generazioni che verranno.
Franco Ianeselli, 18 novembre 2020

La condizione di estrema fragilità da noi tutti sperimentata in questo periodo non deve indurci a giocare al ribasso. Anzi, semmai dobbiamo essere ancora più ambiziosi e rilanciare, cercando di interpretare al meglio il senso del piano straordinario varato dall'Europa. L'intento della Commissione, come ben sappiamo, è stato quello di invitare i diversi territori a individuare alcuni obiettivi strategici ispirati a criteri di sostenibilità. Gli obiettivi devono essere poi tradotti in investimenti e in progetti innovativi capaci di mettere in moto filiere produttive e di diventare la leva di un nuovo sviluppo attento all'ambiente e alla coesione sociale.
Se questa è la richiesta che ci arriva da Bruxelles, la lista di progetti che la Provincia di Trento ha inviato a Roma già lo scorso settembre nella speranza di portare a casa una fetta dei 209 miliardi di fondi europei non può che lasciarci delusi. Per svariati motivi: innanzitutto perché la scelta delle opere è avvenuta senza il coinvolgimento dei Comuni, dei nostri centri di ricerca, delle categorie economiche e dunque senza una strategia territoriale condivisa. In secondo luogo, ci sembra che il criterio sia stato quello della quantità piuttosto che quello della qualità: si è preferito svuotare i cassetti dei progetti già pronti piuttosto che tessere alleanze - con i Comuni della provincia ma anche con le Regioni vicine - attorno a un obiettivo strategico di grande portata. 
Sono d'accordo con il presidente di Confindustria Trentino Fausto Manzana: credo che non sia questo il modo di procedere. Prima di scrivere una lista della spesa tanto ricca quanto incoerente avremmo dovuto porci qualche domanda. Vogliamo lavorare per un Trentino a zero emissioni? Per una mobilità integralmente sostenibile? Per portare Internet veloce ovunque? Per diventare un polo europeo della ricerca? Scegliamo uno, due obiettivi rilevanti e poi mettiamo in fila i progetti che possano creare lavoro e qualità della vita, riqualificare il territorio e accorciare le disparità sociali.
L'indice di competitività regionale europeo (a cui è legato non solo il pil, ma anche un minor divario tra i redditi) colloca il Trentino a quota 54,6. Siamo lontanissimi dal 100 della regione di Stoccolma, al di sotto della Lombardia (a quota 57, prima in Italia) e quasi sei punti più in basso della media europea (ferma a 60). Il Recovery Fund - Next generation Eu potrebbe essere l'occasione per non guardare più da metà classifica i primati svedesi e per dare una nuova direzione e rinnovata energia al nostro sviluppo.
Il mio non vuole essere un intervento polemico, ma costruttivo: non credo sia troppo tardi per costruire un piano provinciale condiviso da sottoporre al governo nazionale. Tra l'altro, una mozione votata all'unanimità dal consiglio comunale di Trento impegna il sindaco e la Giunta a lavorare perché i fondi in arrivo dall'Europa vengano impiegati per la rigenerazione urbana, la mobilità sostenibile e la digitalizzazione. E se è vero che la grande sfida dei prossimi anni è l'alta velocità con l'interramento della ferrovia e il ripensamento del paradigma della mobilità, è chiaro che la tramvia - a servizio dei cittadini e dei numerosissimi pendolari da tutta la provincia - non può mancare tra gli investimenti prioritari da realizzare a Trento. Aggiungo che nel Consiglio delle autonomie i Comuni hanno chiesto e ottenuto dalla Provincia che le decisioni sugli investimenti del Recovery Fund-Next Generation Eu siano concordati con le amministrazioni locali. Ma se manca una programmazione preliminare e una direzione da seguire, rischiamo di litigare sui fondi e di disperderli in mille rivoli di opere forse anche utili, ma incapaci di farci sterzare e raggiungere un nuovo equilibrio più avanzato di quello che ci lasciamo alle spalle. In definitiva, rischiamo di rimanere in mezzo al guado, con le nostre potenzialità inespresse e nessuna idea su come farle diventare un volano per lo sviluppo. È un pericolo da scongiurare adesso, prima che sia troppo tardi.