Ecco fatto, dopo che lo Stato, com’era prevedibile, ha impugnato l’ennesima disposizione illegittima della Provincia, ora la discussione viene focalizzata su Roma nemica dell’autonomia. Quasi che, se fosse stato per la giunta leghista, in Trentino saremmo praticamente covid-free come la Corea del Sud.Luca Zeni, 29 ottobre 2020
In realtà questa situazione ripropone ancora una volta il solito limite della fragilità giuridica dei provvedimenti della giunta provinciale, spesso sconfessati davanti a un giudice. Se non si capisce che governare non è solo esercitarsi in slogan, ma anche avere la competenza per adottare provvedimenti efficaci, allora o si è stupidi, o si è in malafede, e si sfrutta per la propria propaganda anche in un momento drammatico come questo.
La normativa vigente prevede che con un’emergenza sanitaria nazionale, sia lo Stato a stabilire le misure minime comuni per tutti utili, a contenere l’epidemia, e che le Regioni possono derogarle solo per adottare provvedimenti più restrittivi. Soltanto uno specifico accordo, fondato su motivazioni sanitarie, può consentire più elasticità in un territorio.
Quindi e se davvero la Provincia avesse voluto adottare misure diverse, doveva promuovere tale accordo con lo Stato. Per farlo avrebbe dovuto dimostrare di aver predisposto un’organizzazione interna particolarmente efficiente: purtroppo così non è, basti pensare ai ritardi che ci sono anche solo nella filiera dei tamponi.
Di certo con un’ordinanza del presidente della Provincia non si può derogare ad un dpcm che si basa su necessità di salute pubblica.
Addirittura ridicola l’argomentazione postuma del Presidente Fugatti, secondo la quale la propria ordinanza troverebbe ancoraggio nella legge provinciale n. 3 del 2020 sul sostegno alle imprese (in Alto Adige infatti il riferimento alla legge rende meno evidente l’illegittimità dell’atto. In ogni caso oggi il presidente Kompatscher lo ha ritirato autonomamente): perché nelle 9 pagine di premessa dell’ordinanza (visto che.. considerato che..) sono citate decine di disposizioni normative, ma la legge provinciale 3 del 2020 proprio non si riesce a trovarla: è l’unica che si è dimenticato di citare!
Ecco perché sono particolarmente fastidiosi i comunicati strumentali degli esponenti della lega, che oggi ricoprono cariche istituzionali in giunta e in consiglio provinciale, che provano a fare le vittime. Sembra quasi che in Trentino se non fosse per l’ultimo dpcm (discutibile e che non copre responsabilità del governo, a parere di chi scrive) il covid non ci sarebbe, e si prova così a nascondere l’inerzia degli scorsi mesi.
Nel mezzo della seconda ondata, le polemiche politiche sono difficili da evitare, perché questa volta, a differenza che a marzo, la politica, a tutti i livelli, doveva organizzare delle contromisure. Già a maggio e giugno presentavo mozioni e interrogazioni con le quali esortavo a prepararsi ad una possibile seconda ondata, mentre Salvini diceva “perché dovrebbe esserci una seconda ondata? Inutile terrorizzare le persone”. Ecco, il decoro imporrebbe almeno di tacere a chi durante l’estate ha minimizzato rispetto al covid.
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Partito Democratico del Trentino