Lo scorso luglio un’importante azienda della Vallagarina ha comunicato alle Organizzazioni Sindacali la disdetta dell’intero salario integrativo, frutto di decenni di contrattazione, decurtando le retribuzioni dei lavoratori e mettendo in difficoltà le loro famiglie.
Ciò è accaduto nonostante l’azienda, la cui proprietà è recentemente passata di mano, goda di ottima salute, avendo sempre chiuso i bilanci con utili consistenti.
A fronte delle forti proteste dei lavoratori, la Provincia e il Comune di Rovereto si sono offerti di promuovere il dialogo tra le Parti. L’azienda, tuttavia, ha disertato l’invito, nonostante questa abbia beneficiato in passato, e benefici tutt’ora, di importanti agevolazioni fiscali e contributi economici da parte della Provincia autonoma di Trento.
La preoccupazione che quanto stava accadendo in quella importante realtà industriale potesse contagiare anche altre aziende del territorio ha dato avvio ad un’ampia mobilitazione dei lavoratori trentini, durata per l’intera estate ed ampiamente rendicontata dagli organi d’informazione.
L’azienda ha reagito alle proteste comunicando alle Organizzazioni Sindacali il recesso dal Contratto Nazionale applicato, lasciando intendere di non voler applicare nessuna contrattazione collettiva, privando così i lavoratori di basilari diritti sindacali.
Tra Assessorato provinciale allo Sviluppo Economico e con l’intermediazione di Confindustria, si è aperto un confronto tra l’azienda e le Organizzazioni Sindacali. Ciò avviene tuttavia in un clima poco sereno, poiché l’azienda ha comunicato di non voler né ritirare né sospendere le disdette.
Quanto sta accadendo rischia di creare un precedente grave per il nostro territorio, dando avvio ad un generalizzato taglio dei salari, causando un decadimento della qualità del lavoro e un impoverimento del potere d’acquisto delle famiglie. Il tutto in un contesto internazionale, nazionale e provinciale che vedrà a rischio molti posti di lavoro anche nel settore manifatturiero. Una dinamica che va affrontata con incisività e lungimiranza, sostenendo le imprese che investono in forza lavoro qualificata e accompagnandole con strategie di sviluppo fondate su sostenibilità ambientale, sulle trasformazioni digitali, sull’industria 4.0.
Tutto ciò appare rilevante per la politica e le istituzioni democratiche, poiché non deve accadere che le risorse dell’Autonomia Speciale e le politiche industriali promosse dalla Provincia, finiscano a vantaggio di operazioni di carattere speculativo, senza produrre reali ricadute positive sul territorio e per i cittadini.
Appare infatti concreto il rischio che, ignorando questa situazione, si finisca per assecondare, anche involontariamente, uno sviluppo fondato anziché sulla crescita della produttività e del valore aggiunto, anziché sugli investimenti e sulla qualità del lavoro, sulla contrazione dei redditi, sulla riduzione della qualità dei prodotti e sull’abbassamento dei prezzi.
Ne consegue che ogni sforzo, a partire da quelli che saranno resi possibili dalle risorse stanziate dall’Unione Europea attraverso il Recovery Fund, a livello Provinciale siano concentrate per favorire le imprese che innovano, investono e che producono valore aggiunto.
Decidere di fare altrimenti, infatti, non farebbe che acuire la fuga dei giovani laureati e dei lavoratori più qualificati verso le province limitrofe e all’estero, a favore di una manodopera disposta ad accettare salari ridotti e condizioni di lavoro precarie, con ricadute negative anche sul sistema del welfare provinciale.
Tanto premesso, il Consiglio della Provincia autonoma di Trento
Trento, 19 ottobre 2020
Sara Ferrari Alessandro Olivi
Filippo Degasperi
Paolo Ghezzi
Ugo Rossi
Alex Marini
Luca Zeni
Giorgio Tonini
Alessio Manica
Pietro Degodenz
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Partito Democratico del Trentino