Due anni di governo di centrodestra. Ma anche un altrettanto inedito periodo trascorso dal centrosinistra all'opposizione. Nel 2018, questa domenica di ottobre, Maurizio Fugatti vinceva le elezioni provinciali. Due anni di legislatura regionale "letti" dal leader dell'opposizione Giorgio Tonini, Pd, con uno sguardo al futuro e sottolineando «come la Lega, vedasi la recente tornata delle comunali, non sia stata capace di penetrare negli strati profondi della società trentina».
G. Tessari, "Trentino", 18 ottobre 2020
Rimarcando poi un errore del governatore Fugatti: «Quello di essersi voluto muovere senza la Svp».
Tonini, che due anni sono stati questi per il centrosinistra trentino? Nell'ottobre del 2018 ci fu la nostra sconfitta. Dovuta a due cause: una esogena, legata al vento nazionale. Quello dei Cinquestelle nel centro-sud e della Lega nel nord. Le premesse della sconfitta c'erano già state sei mesi prima, alle politiche. In quella tornata abbiamo perso persino Trento e Rovereto. Ad ottobre c'era ancora quel vento che aveva portato la Lega al governo. E quello è stato il fattore numero uno.
Ma anche voi ci avete messo del vostro, no? Non c'è dubbio. Siamo arrivati alle provinciali con una spaccatura del nostro campo, con il Pd che aveva candidato me e con il Patt che aveva candidato Ugo Rossi. La stessa Futura era nata per portare noi Dem alla rottura con Rossi. I due fattori messi assieme spiegano la sconfitta. Da allora, con pazienza certosina, si è cominciato a ricostruire. La priorità è stata quella di ricucire con il Patt, passando per il tentativo di avere una sorta di unità delle opposizioni. Con qualche smagliatura questo processo, nell'insieme, ha retto. La maggioranza, forse non ci ha nemmeno provato, non è riuscita a fare il "dividi et impera" in Consiglio. Anzi la strategia di riaggancio del Patt è stata favorita, oltre che da noi, da un approccio miopemente antagonistico da parte della maggioranza che ha demonizzato il Patt.
Forse per via di una contesa tra Lega e stelle alpine per la stessa fetta di elettorato? Questo ha pesato di certo ed è stato un grande errore del centrodestra. Noi, di converso, rispetto al 2018 abbiamo aperto ai civici. Facendo fronte al principale elemento di calo della nostra coalizione, il drastico ridimensionamento dell'Upt. La strategia è quella nei confronti di Francesco Valduga: per un verso il leader più importante di quel mondo, visto che è sindaco di Rovereto, seconda città del Trentino. Valduga è anche la figura più a scavalco dei due mondi , civico, ma con una cultura politica cattolico popolare. Dal mio punto di vista un interlocutore naturale. Questo ha scongiurato uno scenario lombardo-veneto.
In che senso? Il Pd, il centrosinistra, in modo alterno è sempre riuscito a vincere nelle città sia in Veneto che in Lombardia. Ma come esci dalle città lì è tutta Lega. Alle regionali infatti non tocchi palla. Qui non bastava la sola vittoria di Trento, Rovereto era fondamentale. Dimostra che il centrosinistra ha una sua capacità espansiva. E anche che la Lega di Fugatti e di Bisesti non è in grado di fare come Luca Zaia. Ovvero non è stata capace di penetrare negli strati profondi della società trentina: qui ha fallita nelle grandi città ma pure nelle valli. In qualche località ci sono della realtà dialogiche con la Lega ma nulla di paragonabile a quello che avviene nelle regioni vicine.
Ma allora il governo della Provincia, senza dimenticare che dal 2018 ci sono stati Vaia ed il Covid, non ha portato nulla alla Lega in termini di consenso sul territorio? Con le premesse che ha ricordato, lungi da noi essere arroganti e saccenti con chi ha la fatica di governare. Però è evidente che alcune carenze sono dovuti a fatti soggettivi. La principale è quella di non aver saputo fare squadra con la Svp. Non è facile per i trentini trovare il giusto punto di equilibrio con Bolzano. La Lega avrebbe potuto soppiantare il centrosinistra nel rapporto privilegiato con la Svp ed anche in questo versante ha fallito. Non c'è mai stata tanta freddezza tra Trento e Bolzano, questo è un dato di realtà: tra Fugatti e Arno Kompatscher siamo arrivati ad una sorta di scontro in piazza, non c'è nemmeno la volontà di mantenerlo ovattato. Sulla vicenda dell'A22 siamo arrivati ad una divaricazione. Forse è stato un errore iniziale di Fugatti che, avendo il governo nazionale con la Lega dalla sua parte, pensava di potere fare a meno della Svp. Questo è uno sbaglio che non va mai fatto.
Ci sintetizza il motivo? Perché a Roma, aldilà dei governi, il nodo con cui si fanno i conti è sempre la questione sudtirolese. Trento è preziosa in questo rapporto, e le persone più avvedute, a cominciare da Kompatscher, sanno di non poterne fare a meno. Il nostro, quello trentino, è sempre stato un ruolo di mediazione tra la politica nazionale e l'Autonomia. Con il governo cambiato Fugatti si è trovato in fuorigioco.
Detto dei due schieramenti, il suo ed il centrodestra, quale è il focus su cui centrare la seconda parte della legislatura? Sperando di riuscire a governare al meglio la pandemia, il passaggio principale è quello su come sostenere l'economia trentina in un grande sforzo di modernizzazione. Pure in questo dobbiamo imparare qualche cosa da Bolzano, Fugatti ha però ereditato una situazione più difficile di quella altoatesina. Serve dunque anche una riflessione di autocritica da parte nostra. Dobbiamo però metterci in scia. Alzare la qualità del nostro sistema produttivo, questa è la sfida principale. L'elemento in definitiva più debole dell'esperienza di governo di Fugatti in questi due anni è la mancanza di un'idea complessiva, di una politica di respiro. Questo senza voler a tutti i costi contrapporre la visione al pragmatismo.