Ex senatore, consigliere provinciale del Pd, Giorgio Tonini è soddisfatto dei risultati delle elezioni comunali. La ritrovata alleanza con gli autonomisti, l’esperienza di governo con i civici che partirà a Rovereto con Valduga «sono la strada giusta». Anche verso le provinciali del 2023.
D. Baldo, "Corriere del Trentino", 7 ottobre 2020
Ma il Pd, seppur determinante nel contrastare il centrodestra, ha perso consensi. E anche sindaci: se Andreatta era iscritto, Ianeselli non lo è.
«Il Pd, quando è nato, si è definito partito di iscritti e di elettori, una forma partito innovativa. Lo slogan era questo: “Facciamo un partito nuovo, non un nuovo partito”, quindi non l’ennesima sigla. Il Pd è un partito coalizione, un partito area, un partito rete, una forza con vocazione maggioritaria che cerca di mettere assieme mondi sociali e civici, in Trentino anche autonomisti. Alla fine, tutto è Pd, senza distinzione tra chi ha la tessera e chi no».
Quindi il Pd ha vinto, comunque?
«Hanno vinto coalizioni che rappresentano gli stessi nostri valori, che assieme vanno dalla stessa parte. Per me siamo vincenti quando si aggrega, e tutti i sindaci che hanno vinto nelle nostre coalizioni sono del Pd, nel senso che fanno parte del nostro mondo. Anche Francesco Valduga a Rovereto».
A Rovereto il successo non era scontato, e lì il Pd si è dilaniato al proprio interno per la scelta del candidato sindaco. Un sacrificio inevitabile?
«A Rovereto la vittoria è stata netta e il Pd è il primo partito della coalizione. Senza gelosie, senza egoismi di partito, perché questo successo ha aperto un nuova strada. Se a Trento abbiamo ricostruito il rapporto con il Patt, a Rovereto lo abbiamo costruito con i civici. Il Pd, più di prima, è al centro della scena politica».
Ma a Trento il Pd nemmeno rivendica il vicesindaco. Perché?
«Il vicesindaco è quello che equilibra il sindaco. Quindi chiedo: il Pd dovrebbe forse riequilibrare Ianeselli? No, a dimostrazione che Ianeselli è nostro, è parte dei nostri valori».
A Rovereto il vice sarà del Pd, quindi Valduga dev’essere riequilibrato?
«A Rovereto c’è una storia diversa, il Pd era all’opposizione nella scorsa consiliatura. Il riconoscimento di questo ruolo al Pd sancisce un’unione ritrovata».
Un’unione che a Trento è stata ritrovata con il Patt. Da qui la scelta del vice agli autonomisti?
«Credo proprio di sì. Ma il Patt ha anche una storia diversa da Ianeselli. Il nuovo rapporto con gli autonomisti è però frutto anche delle scelte del Pd: quando il tavolo della coalizione, senza il Patt, stava per convergere sul nome di Ianeselli, fummo noi a bloccare tutto, per evitare che Ianeselli fosse vissuto come un nostro nome, per aspettare appunto il Patt».
In vista delle elezioni provinciali del 2023 le alleanze con civici e autonomisti saranno indispensabili?
«Per quanto riguarda gli autonomisti considero la rottura su Rossi l’anomalia che ha portato a dividere la coalizione. È dunque il 2018 l’anomalia, non il 2020. E per il 2023 possiamo essere contenti che il fiume abbia ritrovato il suo corso, dentro un’alleanza che unisce un Pd anche nazionale e una forza territoriale e autonomista come il Patt».
E per quanto riguarda i civici? Valduga ora ha fatto cadere il pregiudizio verso i partiti nazionali. Una sorta di evoluzione del civismo?
«Certo, e anche su questo abbiamo lavorato, assicurando che nessuno voleva partitizzare nulla. Il civismo di Valduga non è indifferente ai nostri valori, si basa sul popolarismo, sul riformismo, sull’autonomia. Anche il civismo ci appartiene».
Dunque è fatta, anche per il 2023.
«No, non è così semplice. Però abbiamo fatto fin qui un percorso che dopo la caduta delle scorse provinciali, dopo quel disastro ha avuto un primo importante riconoscimento nel voto. C’è ancora tanto da fare, ma questa è la strada giusta».