Centrali, partita fondamentale

A marzo la terza Commissione permanente del Consiglio provinciale licenziava uno dei disegni di legge più importanti di questa legislatura, avente ad oggetto la definizione delle regole per lo svolgimento delle procedure di affidamento delle grandi concessioni idroelettriche. 
Alessio Manica, 6 ottobre 2020

Oggi quel disegno di legge sarà discusso dal Consiglio. L'acqua è un bene pubblico non sostituibile, è una risorsa fondamentale per l'uomo e per l'ecosistema naturale e per il Trentino, grazie al suo sfruttamento idroelettrico, lo è anche da un punto di vista economico. Per capire quanto questo tema sia nodale per il Trentino basti pensare che esistono 34 grandi derivazioni che producono 5 miliardi di megawatt ora e che questa legge determinerà le condizioni per l'affidamento di 17 concessioni per un valore annuo di oltre 200 milioni di euro.

Ma possiamo anche pensare all'impatto paesaggistico e sociale dei grandi impianti, o ancora riflettere sui molti interessi che ruotano attorno all'acqua, talvolta in potenziale conflitto con l'uso energetico come quello irriguo, turistico o sportivo. L'acqua per un territorio come il nostro è insomma il bene fondamentale, dovrà sempre essere un bene pubblico e il suo utilizzo va esercitato in modo da garantirne sempre la sostenibilità. Anche alla luce dei cambiamenti climatici che rischiano di compromettere in modo drammatico le risorse naturali, dobbiamo salvaguardare le risorse idriche e considerarle una delle priorità assolute nel governo dell'Autonomia e del territorio, consapevoli che l'acqua sarà sempre più oggetto di conflitto.

Per queste ragioni, prima ancora che per le importanti entrate economiche che possono derivare dai canoni di concessione e dai sovraccanoni, è a mio avviso necessario fare il possibile per mantenerne il controllo e la proprietà pubblica. La questione è ora attuale, perché prossimamente dovranno essere rinnovate le concessioni trentennali delle grandi derivazioni. La nostra Provincia, grazie ad una norma di attuazione dello Statuto di Autonomia del 2017, ha ora la facoltà di definire le modalità di individuazione del concessionario e questo passaggio va affrontato con prudenza. Già un anno fa avevo posto all'attenzione del Consiglio la possibilità di coinvolgere in questa partita i cittadini, attraverso una forma di azionariato diffuso, finalizzata all'acquisizione degli impianti per la produzione idroelettrica, così da mantenere la proprietà pubblica di questi beni strategici e renderli patrimonio diffuso, e ora la Giunta ha emendato il disegno di legge in discussione per prevedere proprio questa possibilità. Si apre così una strada nuova, di certo la meno scontata, che va però percorsa con convinzione, perché aprirebbe anche alla possibilità di un diverso percorso di affidamento della gestione delle centrali. Si tratta di una sfida complessa ma importante per una terra che già in passato ha dimostrato di saper innestare una marcia in più nella valorizzazione e gestione dei bene comuni e delle risorse naturali.

Rimane tuttavia un nodo fondamentale sul quale non posso non esprimere una forte preoccupazione e cioè la scelta della Giunta di confermare una procedura di assegnazione delle concessioni basata sulla prevalenza del prezzo/canone. Ritengo infatti che questa scelta metta in secondo piano fattori che andrebbero invece ponderati come prioritari, come gli investimenti sugli impianti, gli interventi di tipo ambientale e la regolamentazione degli usi concorrenti rispetto all'utilizzo idroelettrico. Com'è facilmente comprensibile, una prevalenza del prezzo non valorizzerà né capitalizzerà il bagaglio di competenze e conoscenze che oggi è nelle mani della società a controllo pubblico, e che ha garantito in questi anni una gestione d'eccellenza delle molteplici partite collegate allo sfruttamento idroelettrico, e nemmeno rende prioritaria la costruzione di un rapporto virtuoso tra il concessionario e le comunità locali finalizzato allo sviluppo sostenibile del territorio. Su questo punto l'impostazione della Giunta rimane quindi fissa nell'anteporre un'ottica di cassa.

Per questo motivo, assieme ad altri emendamenti, ho depositato una proposta di modifica che ribalta questa priorità, come avvenuto peraltro anche altrove, e che nella fase di gara consentirebbe di ridare priorità ad altri elementi che più del prezzo sono fondamentali per la sicurezza e la buona gestione del nostro territorio. Rimane anche a mio avviso da valutare attentamente la possibilità di ricostituire un gestore pubblico non solo per uscire eventualmente dalla procedura di gara, ma sempre per la priorità del controllo pubblico di ciò che ruota attorno all'acqua. Oggi quel soggetto non c'è, perché in Dolomiti Energia una quota importante è di proprietà privata, ma varrebbe la pena verificare, similarmente a quanto si sta facendo nell'ambito della procedura di il rinnovo della concessione dell'A22, la possibilità di acquisirne il controllo. Come ho già detto nei mesi scorsi, il capitale dei piccoli risparmiatori trentini potrebbe sostenere la Provincia in questo sforzo.

Confido per tanto che il dibattito d'aula permetterà di migliorare ulteriormente una norma che è fondamentale per il bene futuro di tutti i trentini e auspico che la Giunta si prenda il tempo per approfondire le diverse opzioni, e non ceda alla tentazione di percorrere sic et simpliciter la strada più facile, perché il rischio è che non sia la migliore per il Trentino.