Era il risultato più probabile, ma sono le proporzioni a renderlo quasi clamoroso. Francesco Valduga malgrado il secco calo di votanti (dal 63% del primo turno al 47,5% del secondo) riesce a guadagnare più di 200 voti. Andrea Zambelli ne perde poco meno di 900. La vittoria del sindaco uscente è nettissima in tutti i 32 seggi della città.
L. Marsilli, "Trentino", 5 ottobre 2020
E il risultato finale, che sia pure in attesa dei dati ufficiali dovrebbe fissarsi su un 64% abbondante contro un 36% scarso, non lascia spazio a recriminazioni di sorta. Lo ha detto a caldo lo stesso Zambelli, congratulandosi con Valduga e riconoscendo la sconfitta prima ancora dell'arrivo di un solo dato ufficiale: chi vince festeggia e chi perde cerca di capire perché. Ed è lavoro da politologi. Quello che dicono le cifre è che lo sfidante non è riuscito a riportare al voto nemmeno tutti coloro che lo avevano sostenuto al primo turno, e questo per chi deve recuperare 3000 voti è semplicemente un disastro.
Probabile che per Valduga abbia votato almeno in parte la componente di sinistra della coalizione di Gloria Canestrini, come una quota di chi al primo turno ha votato Europa Verde per ragioni squisitamente ambientaliste, rimanendo fuori dalle logiche di vendette incrociate che avranno spinto all'astensionismo la parte più "politica" dei verdi roveretani. Questi voti in più hanno ampiamente compensato il calo fisiologico del secondo turno, che non può non avere colpito anche la coalizione di centro sinistra. Tra l'altro, tradizionalmente è proprio chi parte in vantaggio che fa più fatica a motivare il proprio elettorato, specie in quelle componenti meno convinte che guardando a Valduga si possono individuare nella sinistra storica della città.
A favore di Zambelli sembra non avere giocato per nulla l'incarognirsi dei toni dell'ultima settimana. Le accuse di clientelismo rivolte indirettamente a quasi il 50% dei votanti ("il risultato del primo turno è falso, perché lì pesano interessi di parte e clientele") può avere motivato a ribadire la propria scelta anche chi poteva essere meno convinto. Di sicuro non ha galvanizzato quel 31% che al primo turno aveva votato per lui. Ancora più danno probabilmente hanno fatto alcune uscite tanto sopra le righe da sembrare farneticazioni di invasati di alcuni candidati sui social: in una partita in cui le speranze di vittoria si giocavano tutte sulla possibilità di conquistare almeno una parte del voto moderato, hanno fatto semplicemente danno.
Come proprio per la stessa ragione, nemmeno gli abbracci in piazza con Salvini e Zaia (ognuno dei quali si è sentito in dovere di dire dal palco che un sindaco eletto coi voti della Lega fa quello che dice la Lega) sembrano essersi rivelati mosse vincenti. Nella coalizione si punta il dito su Lega e Fratelli d'Italia, che avrebbero portato meno consensi di quelli che si potevano sperare. Ma per paradosso, forse proprio la preponderanza schiacciante dei due partiti che oggi rappresentano la destra in Italia è stata il problema maggiore: 14 consiglieri su 21, se avesse vinto Zambelli, sono una maggioranza di destra, non civica o moderata. E magari hanno fatto un po' di paura.
A bocce ferme, nei prossimi giorni, ognuno studierà il voto e troverà probabilmente letture più chiare di quelle che si possono intuire stanotte. Quello che è evidente comunque è che Rovereto ha scelto la continuità amministrativa e i valori fondanti di una coalizione che vuole una città aperta e accogliente, positiva, in qualche modo ottimista. Sono gli stessi che la animano da 60 anni e che il vento di destra evidentemente non è riuscito a spazzare via.
«È la vittoria di una politica che supera i personalismi»
«La vittoria di oggi non è la vittoria solo di un candidato sindaco, ma di tutta una squadra. Un gruppo che ha voluto e saputo superare i personalismi per costruire una coalizione vera, fondata sui valori e non sugli equilibri di forze. E lo ha fatto molto prima delle elezioni. A monte di questa vittoria c'è un lavoro di unione e composizione di cui ora raccogliamo i frutti, perché è stato compreso e premiato dagli elettori».
Francesco Valduga compare nella sede di Idea Rovereto un'ora dopo la chiusura dei seggi, quandi i dati comunicati dai rappresentanti di lista rendono già inequivocabile la situazione. Accolto da applausi e cori quasi da stadio. Erano in molti a giocarsi molto, anche all'interno dei partiti, su questa competizione elettorale.
La sua vittoria è anche la loro. «Ringrazio gli elettori, prosegue, per la fiducia che ci hanno confermato. Valutando evidentemente in modo positivo il lavoro che abbiamo fatto in questi cinque anni e che abbiamo chiesto loro di permetterci di completare. Ma non ci facciamo illusioni: sappiamo benissimo che da domattina si ricomincia da zero. Dobbiamo continuare a lavorare sia dal punto di vista amministrativo che nella costruzione di questo modo di fare politica, fondato sui valori che sostengono la nostra coalizione e per difendere i quali è nata. È vero che c'è stato un forte astensionismo, sia al primo che al secondo turno. Io credo che uno dei nostri compiti sia proprio far ritornare nei cittadini l'amore per la politica, intesa nel senso alto del termine. La politica è l'unico modo che ha un cittadino per contribuire a cambiare in meglio la propria vita. La distanza di moltissimi dalla politica è un problema che non può lasciare indifferente nessuno, né chi vince né chi perde. Ma spetta a noi dimostrare nei prossimi mesi che è possibile fare politica collaborando alla crescita della nostra comunità. Un compito in più che questa vittoria ci assegna. Oltre a quello, ovviamente, di mettere in pratica tutto quanto abbiamo cercato di spiegare in questi mesi di campagna elettorale. C'è da lavorare duramente, e da subito, per una città che ha bisogno di rilanciarsi affrontando nel modo migliore le difficoltà di questo momento».
È un consiglio a trazione Pd
Per avere la composizione ufficiale del consiglio comunale roveretano bisognerà attendere ancora qualche ora. Quello che proponiamo è quindi un consiglio “ufficioso”, calcolato sulla base dei voti come usciti dalle urne due settimane fa e della normativa. In attesa di dati certi che solo la Regione può dare, dovrebbe comunque essere esatto. Anche perché sulla stessa “squadra” convergono tutte le simulazioni (quattro) che è stato possibile confrontare con questa, realizzata in redazione.
Con questa doverosa premessa, la vittoria di Francesco Valduga assegna alla sua coalizione la maggioranza assoluta del consiglio: 21 consiglieri, incluso lo stesso sindaco Valduga, su 32. Poco meno dei due terzi del consiglio: 11 sono gli scranni che vanno alle minoranze.
Pd a forza sette
Il Pd, primo partito della città e della coalizione, fa la parte del leone: 7 consiglieri. E porta in consiglio una pattuglia aperta da tre donne: Giulia Robol, Micol Cossali e Miriam Francsconi. Poi il segretario Carlo Fait e un’altra donna: Arianna Miorandi. Riccardo Pomarolli ed Egon Angeli chiudono la squadra. Notevolissima la distanza in termini di preferenze di Robol e Cossali sugli altri, ed entrambe si candidano - visto che da oggi si comincerà a parlarne - per un posto da assessore. Quello del Pd è un gruppo giovane, e da solo vale un terzo dei consiglieri valdughiani.
Se si aggiungono i 3 consiglieri di Futura (Mauro Previdi, Abderrahman Omar Korichi ed Elena Francesconi) sono 10 consiglieri ascrivibili alla sinistra su 21. Quasi la metà della maggioranza.
La seconda lista per preferenze nello schieramento vincitore era stata al primo turno quella dei Civici con Valduga, malgrado avesse pagato pesantemente i nuovi equilibri di coalizione dimezzando quasi il proprio peso rispetto a cinque anni fa. Porta in consiglio Cristina Azzolini, Ivo Chiesa, Andrea Miniucchi e Paolo Cazzanelli.
Due consiglieri a testa vedono eletti le altre due civiche Rovereto al Centro (entrano in consiglio Carlo Plotegher e Fabrizio Corradini) e Rovereto Libera con Valduga: eletti Mario Bortot e Nicola Bettinazzi.
Un solo consigliere per il Patt: Giuseppe Bertolini. È il partito che cede il ventunesimo scranno al sindaco, Francesco Valduga.
Un posto si guadagna anche l’Unione Popolari: sarà occupato da Roberto Chemotti. Il resto del consiglio si trova a dividersi gli 11 scranni rimasti ed il gioco diventa veramente crudele.
Otto consiglieri per Zambelli
La coalizione di Zambelli ne conquista 8 e quella di Canestrini gli altri 3. Nessuna rappresentanza in consiglio per le altre due (Marco Zenatti con Zenatti Sindaco e Alessandro Dalbosco con il Movimento 5 Stelle) che non avendo concluso apparentamenti erano tagliati fuori chiunque avesse vinto. A comporre lo schieramento di opposizione, oltre a Zambelli, entrano 4 consiglieri leghisti (Viliam Angeli, Roberto Veronesi, Renato Zucchelli e Leonardo Divan), Pier Giorgio Plotegher e Cristina Luzzi per Meloni Fratelli d’Italia e Fation Mullici per Rovereto con Zambelli. Nessun consigliere eletto per Forza Italia, Unione Civica Rilanciamo Rovereto e Autonomisti Popolari. Restano tre posti per chiudere il consiglio e vanno a Gloria Canestrini (che entra sul secondo seggio di Europa Verde), Ruggero Pozzer per Europa Verde e Gabriele Galli di Rinascita Rovereto.