Ha atteso che la matematica rendesse inoppugnabile il risultato. Solo a quel punto Franco Ianeselli ha guadagnato via Belenzani in bicicletta, scortato dall’infaticabile collaboratore Moreno Mazzurana. Ad attenderlo sull’uscio della sede del Comune un capannello di sostenitori, la segretaria del Pd Lucia Maestri, il sindaco Alessandro Andreatta, i candidati della sua civica. Un abbraccio. Un altro. Poi il primo discorso. Così, in piedi.M. Damaggio, "Corriere del Trentino", 23 settembre 2020
Stavolta da primo cittadino anziché da candidato. Un discorso per nulla ecumenico: il neosindaco di Trento rivenda un risultato «netto», «affluenza elevata», «un esito tutto politico». «Sì — dice — perché alla fine si sono scontrate due visioni di città: una riformista, aperta, veloce, europea. E una capace solo di soffiare sulle paure. Verso il sindacalista, l’omosessuale, lo straniero».
Insomma un risultato che conferma le sue aspettative?
«In questi nove mesi, parlando e incontrando le persone, ho sentito un clima di fiducia. Sia chiaro: non abbiamo fatto nulla di straordinario, solo buona politica. Abbiamo frequentato i luoghi con costanza e alla fine si è imposta una visione di futuro della nostra città. Queste sono sì elezioni amministrative ma nella sostanza l’esito è politico perché si sono scontrate due visioni diverse».
Quella della Lega e quella del centrosinistra?
«C’era chi scommetteva solo sulla paura del diverso, del sindacalista, dello straniero, dell’omosessuale. Noi invece abbiamo cercato ogni giorno di essere dentro la comunità per una Trento solidale, europea e con un valore forte di velocità ed efficienza. I leghisti per mesi hanno spiegato che Trento è allo sbando, ma i cittadini non l’hanno bevuta. E non hanno bevuto l’idea che con noi avrebbero inforcato la retromarcia. La città con loro si sarebbe chiusa, ma i trentini hanno scelto in modo netto di costruire un futuro diverso, aperto. E questo risultato, tutto politico, dovrebbe far riflettere anche la giunta provinciale. Così come dovrebbe far riflettere lo stratega del centrodestra: Mirko Bisesti».
Ovvero il segretario della Lega che inizialmente indicò Alessandro Baracetti, l’avvocato poi «deposto» in favore di Andrea Merler.
«Baracetti è brava persona che voglio chiamare».
Tornando ai risultati, l’affluenza è aumentata e anche le preferenze al solo sindaco l’hanno portata a più di mille voti sopra la prima giunta di Alessandro Andreatta. Un buon punto di partenza?
«L’affluenza è aumentata e voglio sottolineare che abbiamo vinto con un aumento della partecipazione dopo Covid. Ma soprattutto abbiamo vinto in tutte le parti della nostra città-arcipelago, anche nelle sezioni più difficili come Trento Nord. Non avere una città divisa era quello che volevamo raggiungere. Ora da qui si parte: voglio essere il sindaco di tutti, soprattutto di chi non ha creduto nel nostro progetto».
Come siete riusciti a tornare a vincere nei quartieri che la sinistra ha perso, specie quelli popolari come Gardolo e Meano?
«Non ci siamo inventati nulla di nuovo, semplicemente siamo stati presenti. Raccontando la verità. Questa campagna elettorale non è stata sempre corretta. Per nove mesi sono stato attaccato personalmente, ricevendo insulti di ogni tipo, per finire con manifesti orribili affissi in maniera illegale nel giorno del voto. Oggi festeggiamo e siamo pronti a metterci al lavoro per la città. Anche con l’opposizione a cui però mi rivolgo affinché lavori per aiutarci a governare Trento non per impedirne lo sviluppo con il continuo ostruzionismo».
Da cosa si parte?
«Dal sostegno all’associazionismo che ha bisogno di ripartire. Dobbiamo sostenere chi è rimasto indietro e dobbiamo fa correre chi ne ha la forza».
E sulla giunta è pronto a una squadra nuova?
«Vorrei fosse davvero paritaria».
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