Da una verifica tecnica, effettuata sulla scorta della documentazione fornita a tutti i Consiglieri provinciali dalle Strutture tecniche dell’Assemblea legislativa, le scrivanie risultano ingombrate dalle trentasei pagine dell’elenco delle interrogazioni presentate e tutt’ora inevase, per un totale che oltrepassa la mastodontica cifra di cinquecento interrogazioni senza risposta.
Trento, 5 agosto 2020
Come noto, le disposizioni regolamentari (art. 151) prevedono tempi di risposta massimi ricompresi fra quindici e trenta giorni, ma si tratta di una delle molte prescrizioni del Regolamento interno che il Presidente del Consiglio provinciale per primo ignora, forse perché occupato anche recentemente in tutt’altre faccende, anche se le opposizioni hanno chiesto e richiesto più volte risposte, almeno nella forma orale, in Aula e nelle riunioni dei Capigruppo.
Se, da un lato un così alto numero di interrogazioni testimonia la mole del lavoro dei Consiglieri provinciali – ed in particolar modo di quelli d’opposizione tutt’altro che dediti al “cazzeggio” - dall’altro è evidente che tutta quest’attività nasce dalle scelte, dai problemi e dalle mancate risposte della Giunta provinciale che, fin dall’avvio della corrente Legislatura, pare aver optato per la procrastinazione “sine die” delle risposte istituzionali, soprattutto laddove le interrogazioni attengono temi delicati e complessi.
Nello stigmatizzare un comportamento probabilmente dettato da concezioni autoritarie ed autoreferenziali del potere, il Gruppo consiliare del Partito Democratico del Trentino richiama, seppur con scarsa speranza, il Presidente del Consiglio provinciale al dovere di sollecito e pungolo al governo dell’autonomia ed il Presidente della Giunta provinciale al rispetto del Consiglio e non alla sua continua delegittimazione.