Ci risiamo! Come ormai ad ogni manovra di bilancio e assestamento la Giunta provinciale e la maggioranza consiliare tentano, tramite un emendamento dell’ultima ora, di far saltare la cosiddetta “Legge Gilmozzi”, quella che ha garantito lo stop alla seconde case nelle vallate alpine e frenato lo spopolamento della montagna a cui invece si assiste tristemente in altre Regioni.
Trento, 27 luglio 2020
Banalmente, se i prezzi delle abitazioni per i residenti negli ultimi 15 anni sono tornati ad essere accessibili ai giovani che vogliono continuare a vivere in montagna, anche nei paesi turistici del nostro territorio, è solo perché la pianificazione urbanistica dei Comuni - grazie proprio alla legge Gilmozzi - ha frenato la costruzione di nuove case a fini turistici.
L’emendamento presentato dalla Giunta, che cerca di aumentare il numero di seconde case nelle zone turistiche è la conferma dell’incapacità di questo governo provinciale di tutelare nel lungo periodo lo sviluppo sostenibile del nostro territorio, non capendo che la sua tutela è il primo fattore per la sua attrattività. Con la scusa dell’emergenza la Giunta provinciale sta mettendo in atto politiche di rapina territoriale, che pensavamo ormai superate da decenni.
Dalla lettura dell’emendamento, come sempre molto confuso, emerge l’intenzione di favorire un cambio di destinazione d’uso che manda all’aria quindici anni di pianificazione urbanistica e di controllo del livello dei prezzi immobiliari, con una sorta di moratoria generalizzatache trasforma le concessioni per edilizia residenziale in edilizia turistica, vincolando questa possibilità a ben poche incombenze, come il semplice recupero energetico fino ad una classe appena superiore a quella minima e ad un non meglio specificato miglioramento dell’aspetto architettonico.
Oltre alla questione di merito vi è nuovamente una palese e oramai non più tollerabile questione di metodo, che sta nell’arroganza di voler incidere su settori e questioni cruciali attraverso emendamenti depositati all’ultimo minuto. Questo modo di fare, frutto dell’incapacità di governare la complessità e di confrontarsi con gli attori istituzionali – a partire dai Comuni e dalle parti sociali - ha già portato ad errori che pagheremo a caro prezzo e riflette l’inadeguatezza di una classe dirigente chiamata a svolgere un compito ormai palesemente troppo grande per le capacità che esprime.
Il tema dello sviluppo del territorio e quindi del peso delle seconde case nel sistema turistico è un tema complesso che non può essere affrontato con colpi di mano e forzature. Ci sono ben altri strumenti per rimettere in moto l’economia, senza bisogno di aumentare il numero di seconde case nelle nostre valli, già gravate sia urbanisticamente che paesaggisticamente dall’eccessiva edificazione dei decenni passati. L’aumento delle seconde case andrà ad incidere ancora di più sul modello ricettivo, sull’offerta e sulla capacità di offrire dei servizi turistici di qualità e ad alto valore aggiunto, allontanandoci ancora di più dal modello altoatesino e, più in generale, alpino. Ma avrà anche una forte ripercussione sulle comunità locali perché costringerà i residenti e chi vuole rimanere a vivere in montagna, a spostarsi altrove. Non può esistere montagna senza comunità locali, senza persone che vivono, lavorano e si prendono cura della montagna. Ma perché le persone possano scegliere di continuare a viverci o a trasferirvisi bisogna garantire loro non solo i servizi essenziali di sempre, ma anche quelli che hanno assunto nuovo significato: collegamento informatici veloci, servizi di conciliazione per l’infanzia e la non autosufficienza, una mobilità sostenibile efficiente.
Il governo provinciale leghista farebbe meglio ad immaginare aiuti per sostenere questi servizi e la continuità aziendale degli alberghi in difficoltà, anziché sostenerne la sterile trasformazione in appartamenti stagionali per turisti.
La proposta della Giunta perde insomma di vista l’interesse complessivo delle comunità locali che a parole vuole tutelare, a garanzia invece dell’interesse di chi potrà fare speculazione o investire in alloggi turistici. Quanto costerà abitare nei nostri territori turistici, magari ridotti a paesi fantasma, con gli appartamenti disabitati fuori stagione? Se poi, a fronte dell’inevitabile aumento dei prezzi sul mercato, si pensa di dare risposte alla necessità abitativa di ampie fette di popolazione e di chi in quelle valli vuole risiedere, attraverso un aiuto pubblico all’acquisto, avremmo finanziato con soldi pubblici il guadagno sulla rendita che questa operazione di liberalizzazione del mercato immobiliare avrà generato ai proprietari. Ciò che ci viene proposto non è un’operazione di messa in moto di economia e produttività della comunità montana, ma solo il sostegno alla rendita finanziaria immobiliare.
Con la scusa del COVID si finge di aiutare l’economia e le comunità locali, in realtà riponendo un modello di sviluppo che ha già fatto male al Trentino in passato e del quale non sentiamo certo la mancanza.