Il Partito Democratico del Trentino è da sempre favorevole ed impegnato nella ricerca di soluzioni in grado di garantire una miglior regolazione dei tempi di lavoro e di conciliazione degli stessi con i tempi della famiglia. Parla per noi il lavoro svolto nelle scorse legislature in tema di lavoro, commercio, famiglia e servizi di conciliazione.
Trento, 2 luglio 2020
Crediamo in un modello commerciale di stampo mitteleuropeo ed alpino, capace di temperare e conciliare la libertà e il pluralismo del fare impresa con la qualità del lavoro e della vita e con la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia. Questi sono valori che un riformismo maturo deve riuscire a fare stare assieme e che noi per primi abbiamo tentato di tenere assieme con la cosiddetta “legge Olivi” nella scorsa legislatura, e non abbiamo di certo cambiato idea.
Siamo però altrettanto convinti che questo settore non può essere normato con leggi unilaterali calate dall'alto, non condivise né con le parti sociali né con i territori. Serve un processo che parta dal basso, con quello spirito concertativo che è stato per anni uno dei tratti distintivi della cultura di governo e amministrativa della nostra Provincia.
Serve una norma quadro in grado di disciplinare il settore e di garantire poi la condivisione di patti virtuosi tra istituzioni provinciali, parti sociali ed enti locali. Gli emendamenti proposti dal PDT in commissione - accolti nella proposta di legge - vanno proprio in questa direzione: più concertazione, più partecipazione delle parti sociali, più ascolto dei territori e maggiore considerazione delle loro esigenze specifiche.
Come diciamo spesso, non esistono soluzioni semplici - o peggio semplicistiche - a problemi complessi e di solito le scorciatoie in politica non portano mai a risultati trasversali, virtuosi e sostenibili nel lungo periodo. Con questa legge la Giunta Fugatti e la maggioranza consiliare vanno esattamente nella direzione opposta, calando dall'alto una proposta non condivisa, che mette contro le parti sociali e che esclude completamente i territori dal processo decisionale.
La maggioranza leghista non sta facendo una legge che in precedenza non si è voluta fare, ma sta facendo una legge che ieri come oggi non si può fare, al solo scopo di alimentare una campagna elettorale permanente giocata sulle spalle dei lavoratori.
A ciò si aggiunge un grave difetto di certezza del diritto. Innanzitutto perché oggi il Consiglio provinciale ha approvato una legge che non si sa a chi e come sarà applicata, visto che i criteri applicativi saranno definiti nei prossimi giorni dalla Giunta provinciale e si applicheranno quindi qui e non là sulla base di un indice di turisticità che sarà la Giunta stessa a definire. Trento sì o Trento no? Rovereto sì o Rovereto no? Chi vivrà vedrà, alla faccia della programmazione e della pianificazione del settore del commercio.
Non si può infine tacere sul profilo di incostituzionalità di questa legge. Esiste infatti un parere del servizio legale del Consiglio provinciale che dice che la Corte Costituzionale si è già espressa molte volte a ribadire la competenza esclusiva dello Stato su questa materia. A dimostrazione di ciò ricordiamo che già sette volte la Corte ha bocciato proposte normative regionali di questo tipo. Ciò che è peggio è che la Giunta ne è pienamente consapevole, come dimostra la richiesta fatta pervenire dai Presidenti Fugatti e Kompatscher alla Commissione dei Dodici per sollecitare una norma di attuazione in materia di regolazione commerciale.
Se nel merito siamo d’accordo con l’obiettivo perseguito con questa legge non possiamo che dichiararci completamente in disaccordo ed estranei al metodo scelto da questa maggioranza, che rinnega il confronto ed esclude le parti sociali ed i territori e che illude i lavoratori con un'iniziativa legislativa messa in capo senza nemmeno averne la competenza. Si sarebbe potuto coinvolgere l'intero Consiglio nell’adozione di un atto di indirizzo volto a chiedere al Governo l'avvio nei tempi più rapidi possibili dell'iter per l'adozione di una norma di attuazione in grado di riconoscere la piena competenza della Provincia su questo settore.
La maggioranza come spesso accade ha invece scelto una soluzione unilaterale ed escludente, incapace a nostro avviso di fare il bene del Trentino.