Aperture domenicali: no a leggi manifesto, la via da percorrere è l'intesa

Sulle aperture e gli orari dei negozi si discute da tempo e se i risultati non sono ancora stati raggiunti è solo perché il percorso non è così semplice come lo si vuol fare apparire.
Trento, 24 giugno 2020

Già nel luglio del 2017, su sollecitazione del vicepresidente Alessandro Olivi, i due presidenti delle provincia di Trento e Bolzano, Rossi e Kompatscher, hanno chiesto, con lettera formale, al presidente del Consiglio Gentiloni e alla Commissione dei 12 di riconoscere, con una norma di attuazione dello Statuto, le proprie peculiarità di aree alpine anche per quanto riguarda il governo dei rispettivi sistemi commerciali. Ora la Giunta provinciale propone un disegno di legge composto da due semplici articoli per raggiungere lo stesso obiettivo sapendo già in partenza che la legge verrà impugnata (viste le sentenze in materia della Corte Costituzionale). Annunciare proclami e raggiungere obiettivi sono due cose ben differenti!

Qui una dichiarazione (di allora) di Olivi :

"Fin da quando ha approvato la riforma del settore - spiega Olivi - il Trentino è stato determinato nel difendere l’impianto autonomistico sotto il profilo delle aperture e degli orari, rivendicando, spesso in una sorta di iniziale solitudine, la necessità e l'utilità di un’azione pubblica che coniughi qualità, sostenibilità e difesa del consumatore. Ciò nella convinzione che il nostro sistema commerciale, per le caratteristiche proprie del territorio, per la sua propensione ad un commercio di prossimità, si orienta molto di più a modelli alpini che metropolitani.

In tutta l’area alpina, dalla Baviera al Tirolo alle Alpi francesi, si è fatta strada l'idea che sono i territori a dover graduare in maniera diversa le aperture, anche disciplinando alcune giornate in cui gli esercizi sono chiusi. Ora vediamo con soddisfazione che il dibattito si sta allargando ad altre regioni, coinvolgendo la stessa dimensione nazionale. Si fa strada una coscienza dell'utilità di riportare in capo ai territori o anche al legislatore nazionale la disciplina della materia, per difendere il pluralismo distributivo da politiche aggressive e quindi in definitiva per contrastare gli eccessi della liberalizzazione selvaggia.

Ho chiesto pertanto a Rossi e Kompatscher di condividere un’iniziativa rivolta al Governo e alla Commissione del 12 con due obiettivi: stimolare il legislatore nazionale ad attivarsi al fine per riportare la materia dentro alcune regole condivise con i territori, e in ogni caso approvare una norma di attuazione che valorizzi pienamente il nostro essere territorio autonomo, di confine, con esperienze ed orientamenti di matrice alpina”.