La «maratona» è giunta al termine verso le tre, nella notte tra venerdì e ieri e si è conclusa con l’adozione definitiva della variante al Piano regolatore generale. Dopo una settimana di discussione, il consiglio comunale di Trento ha approvato la delibera con 22 voti favorevoli, 7 astensioni (quelle del centrodestra, di Eugenio Oliva di #inMovimento e Jacopo Zannini de L’altra Trento a sinistra) e 2 contrari (Marco Santini e Paolo Negroni di Onda civica).E. Ferro, "Corriere del Trentino", 21 giugno 2020
«Per me è motivo di grande soddisfazione — commenta il sindaco Alessandro Andreatta — concludo 22 anni di impegno politico nel campo urbanistico: sono contento perché credo di lasciare una città più bella, vivibile, green, ma anche più innovativa e attrattiva». L’adozione definitiva della variante al Prg era l’obiettivo cardine della consiliatura, prolungata e stravolta dallo scoppio dell’epidemia di coronavirus e Andreatta tiene a fissarne ancora una volta i capisaldi: «Il no al consumo di suolo è un sì alla salvaguardia e alla tutela ambientale, un traguardo che abbiamo raggiunto — commenta — ma abbiamo anche messo mano a una serie di realtà che incarnano l’identità di piccoli sobborghi, come Canova e Campotrentino. Aver diviso in quattro parti la zona C6 delle aree inquinate di Trento nord significa assegnare a ognuna un’autonomia di avvio per i lavori. A sud cito la zona tra via Degasperi e viale Verona, che da zona produttiva diventa spazio multifunzionale con verde, edificazione, uno studentato e nuova viabilità e l’area di San Vincenzo: al posto delle caserme verde e sport, riferimento per giovani e famiglie, senza dimenticare il collegamento con il Bondone e le norme che consentono ai cittadini di intervenire sulla propria casa per migliorarla, ampliarla, sfruttare i sottotetti, una grande occasione di rilancio anche sul piano economico in questo momento post Covid».
Nella variante entra anche la previsione di nuovi edifici residenziali per il cohousing tra Melta e Gardolo, il nodo del contendere sul quale si è incartato il dibattito di una settimana a Palazzo Thun. «Non siamo riusciti a far stralciare la lottizzazione — si rammarica Ianes, uno dei contrari, insieme a Zannini e ai consiglieri di Onda civica, al progetto — però abbiamo almeno ottenuto di contenere i parametri di edificabilità abbassandoli da 0,23 a 0,20 per rendere le costruzioni da realizzare meno impattanti». Dice di aver votato la variante «per sola responsabilità verso la città» e di essersi sentito «solo in questa maggioranza, che ha preferito accettare il ricatto del centrodestra pur di portare a casa il Prg». Più o meno lo stesso concetto espresso da Maschio (che ieri si è dimesso dalla commissione urbanistica) e Santini, che parlano di «maggioranza di palazzinari».
Il centrodestra, favorevole al progetto di cohousing e alla decisione di prevedere un percorso partecipativo per individuare la miglior area possibile per la realizzazione del bacino idrico sul Bondone (temi sui quali aveva depositato 1.600 emendamenti), si è visto approvare un maxiemendamento che secondo il capogruppo di Civica trentina Andrea Merler «amplia e migliora le possibilità di sviluppo per famiglie e imprese»: «Consente nuova specifica edificabilità in caso di necessità sociali comprovate e di urbanizzazione già presente in loco, ovvero di particelle che nei precedenti piani regolatori erano già edificabili, oltre all’ipotesi di tecniche costruttive a emissioni zero e particolarmente ecosostenibili e l’estensione di zone produttive» sintetizza.
Tra chi non nasconde la propria soddisfazione c’è anche Dario Maestranzi (Gruppo misto), per il quale l’approvazione della variante «è a suo modo un passaggio storico per la città di Trento, perché certifica in maniera ufficiale che il collegamento con il Monte Bondone è entrato nella pianificazione urbanistica». Il consigliere delegato alla promozione della montagna del capoluogo sostiene di aver avuto «contatti con imprenditori molto importanti che credono in quest’opera e sono sicuri di riuscire a coinvolgere altri colleghi».
«La variante prevede anche 300.000 metri quadrati in meno di edificabile oltre all’aumento di aree verdi per uso pubblico — commenta il capogruppo del Pd Paolo Serra — portare a casa una variante del Prg è uno sforzo di tutto il consiglio comunale: il compito della politica è individuare la sintesi tra opposte visioni trovando la via mediana. L’estremismo e il radicalismo portano all’immobilismo e non alla ricerca del bene comune». Ora l’Aula si prepara a un altro passaggio importante: domani prende il via il confronto sull’assestamento di bilancio.
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