«È stato un lavoro gigantesco, corale. Ne sono orgoglioso». Alessandro Andreatta riavvolge il nastro degli ultimi cinque anni. E rilegge il lungo e a tratti accidentato percorso di una variante al Piano regolatore generale che a breve dovrebbe ricevere l’ultimo (e decisivo) via libera: da oggi, il documento sarà al centro di una «maratona» consiliare per arrivare alla seconda adozione.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 15 giugno 2020
Penultimo tassello (l’ultimo è un ulteriore passaggio in Provincia) prima di mettere la parola fine a un iter durato una consiliatura. «In Aula mi aspetto un dibattito intenso, ma so che abbiamo lavorato bene» assicura il sindaco del capoluogo, che fissa i capisaldi della variante — dallo stop al consumo di suolo fino alla riorganizzazione di aree strategiche — e allo stesso tempo traccia un bilancio di 22 anni di impegno politico nel campo urbanistico, da assessore e da sindaco: «Abbiamo affrontato molte sfide: lascio in eredità molti meno ex».
Sindaco Andreatta, la variante al Prg è forse l’obiettivo cardine del programma. C’è voluta l’intera consiliatura ma siamo all’atto finale.
«Sicuramente questa variante era uno degli obiettivi della consiliatura, portato avanti prima da Paolo Biasioli e poi da me. Posso dire di essere soddisfatto. E anche orgoglioso: è stato un percorso corale, una partecipazione collettiva. C’è stato innanzitutto il protagonismo della commissione urbanistica. E poi quello delle circoscrizioni e dei cittadini. Senza dimenticare il tavolo di lavoro che ha visto collaborare Comune, ateneo e ordini professionali. Una novità. È stato un lavoro gigantesco. Che mi lascia anche un’altra soddisfazione».
Quale?
«Abbiamo scommesso su un “no”: il no al consumo di suolo. Che è un “sì” alla salvaguardia ambientale, al suolo inteso come bene comune. Argomenti che si inseriscono anche nella riflessione aperta dalla pandemia: per questo dico che la seconda adozione arriva in un momento strategico. Per due motivi».
Partiamo dal primo.
«Ogni pianificazione porta con sé una possibilità di sviluppo. Anche questa variante. La fine dell’iter della variante aprirà possibilità di lavoro per i professionisti, che avranno il compito di progettare quanto è previsto nel piano. Allo stesso modo, per concretizzare i progetti si creeranno opportunità per piccole e grandi imprese».
E il secondo motivo?
«Prima Vaia, ora il Covid, in generale il cambiamento climatico ci dimostrano che il rapporto tra uomo e natura deve essere ripensato. Puntare sulla salvaguardia ambientale, come abbiamo fatto, gioverà».
La variante affronta anche alcuni dei nodi storici del capoluogo: il Bondone, Trento nord, i terreni di San Vincenzo destinati alle caserme. Tornando anche su alcune pianificazioni di Joan Busquets: il boulevard rimane, il nuovo rione di Canova no.
«Parto da quest’ultima sollecitazione. Per quanto riguarda Canova, abbiamo deciso di accompagnare la trasformazione delle aree dove c’è la volontà e la possibilità di partire. Il resto non viene eliminato, beninteso: abbiamo previsto una sospensione».
Sempre a nord, la variante si concentra su Campotrentino. E sulla ridefinizione di quel «corso nord» introdotto nel Prg del 1989.
«Sono molto contento per la ristrutturazione urbanistica prevista a Campotrentino, fortemente voluta da comitato e circoscrizione. Per quanto riguarda corso nord, abbiamo provato a ripianificarlo prevedendo spazi per la mobilità alternativa e il verde. Sempre in quella zona ci sono le aree inquinate di Trento nord: le abbiamo suddivise in quattro comparti con un’autonomia di avvio per i lavori».
Bondone: la variante traccia il grande impianto.
«Sì, c’è una traccia visibile, frutto di una riflessione mai così approfondita. Vogliamo che il Bondone diventi una parte di città».
E il bacino delle Viote?
«Nessuno, tranne uno, è contrario a un bacino. Ma quasi tutti sono contrari a un bacino alle Viote. L’intenzione è di attuare un percorso partecipato per individuare la miglior area possibile».
Andiamo verso sud.
«Cito due aree. La prima è quella tra via Degasperi e viale Verona, che da zona produttiva diventa spazio multifunzionale con verde, edificazione, uno studentato e nuova viabilità. La seconda è l’area di San Vincenzo: il nostro sogno era quello di avere, in un contesto verde, delle proposte sportive».
Cosa si aspetta dal dibattito in Aula?
«Un dibattito intenso. Ma sono preparato: è la mia quarta variante robusta. In ogni caso, sono forte del lavoro svolto: si è lavorato bene, nulla è stato buttato a caso, ogni passaggio è stato ponderato».
È forse l’ultimo documento che consegna alla città.
«Mi occupo di urbanistica da 22 anni. È una delle cifre che caratterizza i miei oltre vent’anni di politica. Quando ho iniziato c’erano molte aree che attendevano soluzioni: ex Michelin, ex Italcementi, ex Lenzi, ex Sordomuti. Ora qualche ex è rimasto, ma molti meno. Abbiamo avuto il compito di riprogettare e riconsegnare alla città aree produttive dove molti trentini avevano lavorato: ci siamo riusciti».