Con un comunicato stampa a cura dell’ufficio stampa della Provincia, il 1236, la giunta provinciale comunica di aver integrato l’elenco dei nominativi dei candidati per il consiglio di amministrazione di alcune società della Provincia.
Gruppo consiliare provinciale Pd del Trentino, 5 giugno 202
Questa facoltà è prevista dalla legge provinciale 10 del 2010, che disciplina l’iter per la nomina. Quella legge ha introdotto dei meccanismi di trasparenza e delle procedure che prevedono la raccolta delle candidature, un parere della commissione consiliare competente, e infine la nomina da parte della giunta.
L’articolo 8 prevede che “in casi particolari, motivati nella proposta di candidatura, la Giunta provinciale può integrare l’elenco dandone comunicazione alla commissione permanente del Consiglio provinciale competente in materia di nomine e designazioni almeno 2 giorni prima della seduta” della stessa. La ratio della norma è evidente, e l’applicazione è sempre stata attenta: “in casi particolari”, quindi in via eccezionale, “in maniera motivata”, la giunta può integrare quell’elenco, non trovando nelle candidature presentate competenze sufficienti o individuando al di fuori di tale elenco personalità di riconosciuta competenza. Il comunicato della giunta oggi stravolge completamente la previsione, e quindi non rispetta la ratio della legge vigente, integrando per tre società della provincia gli elenchi, con uno, due e addirittura 5 nomi per Patrimonio del Trentino Spa, cioè la totalità del Cda.
Chiediamo al presidente del consiglio provinciale Kaswalder di intervenire prontamente a tutela della normativa vigente non rispettata e della funzione della commissione consiliare svilita. Con tali modalità è chiaro che saranno sempre meno le persone competenti e disponibili a presentare delle candidature, essendo preclusa una valutazione seria delle competenze da parte della giunta. La legge 10 del 2010 riconosce la competenza della giunta provinciale a scegliere secondo una valutazione che è anche di tipo fiduciario, con ciò intendendo la condivisione di un indirizzo politico nella gestione della società, non arbitraria valutazione di fedeltà.