Che faccia tosta! Ma era prevedibile, perché è tipico del comportamento leghista quello di nascondere la propria inadeguatezza, scaricando sugli altri le responsabili.
Trento, 4 giugno 2020
Dopo settimane che le minoranze, le famiglie, i docenti, le educatrici, i comuni, gli enti gestori, le cooperative sociali, tutto il mondo che ruota attorno ai servizi educativi all’infanzia, chiede invano a Fugatti e Bisesti e Segnana, di occuparsi anche dei bisogni di socializzazione dei più piccoli e di quelli di conciliazione dei loro genitori, il 26 maggio arriva un annuncio di stampa in cui il Presidente afferma d’imperio che le scuole dell’infanzia e gli asili apriranno l’8 giugno, poi, quando tutti quelli che questi servizi li devono garantire, gli fanno notare che senza regole non possono nemmeno iniziare ad organizzarsi e che queste regole dovrebbe essere lui a darle, allora il 1 giugno adotta un’ordinanza in cui conferma la data, ma prorogata con un margine di 10 giorni e “promette” l’arrivo delle linee guida, dopo il necessario accordo sindacale.
Ottimo lavoro di propaganda, perché riesce a illudere le famiglie che finalmente pensano di poter avere una risposta alle loro difficoltà, e nel contempo fa passare per guastafeste la parte politica che continua a chiedere le regole sanitarie e di sicurezza, per rigidi e antiquati i sindacati che segnalano la presenza di contratti da rispettare, per svogliate le maestre che si pongono i dubbi sulla mancanza di regole e formazione, per pavidi gli enti gestori che non si vogliono assumere responsabilità personali alla cieca, per incapaci gli enti locali che protestano l’impossibilità di aprire servizi complessi e delicati in 7 giorni, in una situazione così confusa. La ciliegina sul tentato capolavoro mediatico ce la prova a mettere la capogruppo della Lega, accusando i comuni lagarini (di cui lei stessa faceva parte) di non essere adeguati e ci mette pure il carico, accusandoli di essere contro i diritti di parità acquisiti dalle donne.
Di fronte a questo inganno sfrontato, che gioca senza pudore sulla pelle dei bambini e dei genitori, che invoca tutele del lavoro femminile mai difese prima, noi siamo certi che le persone sanno riconoscere le responsabilità, sono capaci di vedere i fatti e non le urla e i proclami, si attendono da chi governa le risposte vere e sicure per se’ e per i più piccoli, sanno distinguere chi usa le loro aspettative come un’arma politica.
Cara Consigliera Dalzocchio, anche per dichiararsi paladina dei diritti del donne, bisogna avere sul piatto qualche azione concreta in quel campo da rivendicare come propria; per essere credibile in quel che si afferma, non bastano le grida.