TRENTO. "L'approccio della Giunta è cambiato nel corso dell'emergenza coronavirus, ora è più politico e attento al consenso, ma ci si aspetta anche la capacità dell'autocritica", dice l'ex assessore Luca Zeni. "La sanità è senza guida", commenta l'ex governatore Ugo Rossi.
L. Andreazza, "Il Dolomiti", 26 maggio 2020
"I fatti dimostrano la sua inadeguatezza a ricoprire il ruolo e dovrebbe prenderne atto", evidenzia Filippo Degasperi (Onda Civica). "L'assessora avrebbe dovuto affrontare l'emergenza pandemica con 3 alleati: l'Azienda sanitaria, i professionisti della sanità, le Rsa. Su 2 delle 3 parti, oltre qualche riconoscimento retorico, ha esercitato l'antica arte dello scaricabarile", spiega Paolo Ghezzi (Futura).
Sono dure le prese di posizione delle opposizioni dopo che l'assessora Stefania Segnana è intervenuta per scaricare (ancora una volta) le responsabilità sull'Ordine dei medici: "Ioppi sicuramente la prossima volta darà i suoi consigli ben prima dell'esplosione della gravità del contesto''. Un altro attacco a un organismo professionale che in questi mesi non si è risparmiato per cercare di risolvere le criticità, senza magari tutti quegli elementi e strumenti in mano alla task force e l'esecutivo, che appare davvero ingeneroso (Qui articolo).
Decisa l'uscita dei sindacati Cgil, Cisl e Uil: "Non è degna del ruolo che ricopre: l'assessora si faccia da parte. Se esecutivo e dirigenti provinciali hanno sempre bisogno di qualcuno che dica cosa fare, per quale motivo vengono pagati dai trentini? Chieda scusa e ringrazi Ioppi invece di accusarlo", mentre l'Upt: "Accuse di Segnana inaccettabili e vili. Bullismo istituzionale, arroganza e impreparazione" (Qui articolo).
E' il secondo duro attacco contro Marco Ioppi, numero uno dei medici, dopo quello nel corso della conferenza stampa a opera del presidente Maurizio Fugatti. Una prima fase dell'emergenza, quella più acuta, culminata il 26 marzo nelle accuse pubbliche del governatore all'Ordine che avrebbe chiesto "solo" il 18 marzo di cambiare strategia (Qui articolo). Una certa tensione verso i medici è stata registrata anche nei giorni successivi in Consiglio provinciale (Qui articolo).
"E' difficile criticare l'assessora in quanto non è mai intervenuta. Si è limitata a presenziare alle conferenze stampa, la funzione è stata portata avanti da Fugatti. L'unico intervento - aggiunge Rossi - è quello improvvido sugli accessi nelle Rsa. Complicato intervenire nel merito delle competenze, evidente che la sanità trentina è senza una guida. Credo che la popolazione possa iniziare a comprendere il grado di affidabilità della Segnana".
Tra i pochi interventi che non siano stati per leggere, non senza difficoltà, il bollettino dell'aggiornamento dei Comuni e l'andamento del bonus alimentare, l'assessora è riuscita a spiegare due provvedimenti, che poi però si sono rivelati essere l'esatto contrario (Qui video sulla Don Ziglio - qui video su drive thorugh e tamponi). "In Consiglio provinciale - dice Rossi - si è invece limitata a leggere 50 pagine: molte date ma pochi dati. In questo caso specifico non si capisce la necessità di queste dichiarazioni per attaccare ex-post l'Ordine. Non c'è bisogno di queste azioni da parte della Provincia".
Dura anche Onda Civica. "Fatti che dimostrano l'inadeguatezza dell'assessora a ricoprire il ruolo, l'unica cosa da fare è prenderne atto. Da quando si è accomodata sulla poltrona di assessore alla salute, Stefania Segnana, non ha azzeccato nulla. C'è la volontà messa nero su bianco di tagliare le risorse per la sanità pubblica - spiega Filippo Degasperi - ma ha inasprito i rapporti con l'intero mondo dei sanitari, senza realizzare alcuna delle promesse elettorali".
Una situazione epidemiologica in miglioramento ma dopo mesi complessi. "La sua conduzione - continua Degasperi - ha portato il Trentino sul podio dei territori con la maggiore percentuale di contagi da Covid-19, nonostante la diffusione sia arrivata dopo rispetto a qualche altra realtà. E' incapace di riconoscere le conseguenze delle proprie azioni e cerca disordinatamente di scaricare responsabilità su tutti quelli capitano a tiro: prima le Rsa, oggi i medici, domani chissà. Purtroppo a pagare sono stati solo i trentini a cominciare dagli anziani".
Una mancanza di strategia. "L'assessora - commenta Paolo Ghezzi (Futura) - avrebbe dovuto affrontare l'emergenza pandemica con 3 alleati: l'Azienda sanitaria, i professionisti della sanità, le Rsa. Su 2 delle 3 parti, oltre qualche riconoscimento retorico, ha esercitato l'antica arte dello scaricabarile. La sua polemica fuori tempo e fuori luogo attribuisce erroneamente all'Ordine competenze e responsabilità, che però non ha un organismo professionale".
Un'uscita a vuoto per l'assessorato. "E conferma la totale, preoccupante e disarmante assenza di capacità autocritica della Giunta leghista. E' forse vero è che l'8 marzo l'Ordine non aveva chiesto i tamponi a tappeto (la lettera è comunque di dieci giorni dopo) - evidenzia Ghezzi - ma è altrettanto vero che l'8 marzo Ioppi aveva denunciato che chi lavora nella sanità oggi, nella situazione attuale di rischio, non è sufficientemente tutelato e che non si conoscevano direttive categoriche che mirano a ridurre il rischio di contagio al quale sono esposti medici e personale. Vuol dire che l'assessorato era in ritardo l'8 marzo, un ritardo mai recuperato, salvo scoprire il 'record' di tamponi quando il contagio è andato in deciso calo e l'alto numero di tamponi aveva perduto buona parte del suo valore di prevenzione".
Dura l'analisi del Partito democratico. "L'atteggiamento in questi mesi è diventato sempre meno istituzionale, più politico e molto difensivo - spiega Zeni- si esaltano gli aspetti positivi, come la crescita nel numero dei tamponi, con post che inneggiano ai 'record', resa possibile dal coinvolgimento degli enti di ricerca del sistema trentino, ma anche con attacchi a chi evidenzia le incongruenze, come nella comunicazione dei dati sui contagi. Dal governo ci si aspetta anche autocritica. Invece c'è una costante ricerca del consenso e assistiamo a una pagina negativa nel rapporto tra Provincia e mondo delle professioni sanitarie".
Spesso le lettere indirizzate alla Provincia nella fase più emergenziale dell'epidemia hanno assistito a una grande unità degli organismi professionali. "Eclatante che tutto il mondo della sanità abbia deciso di scrivere una nota con criticità e suggerimenti - dice l'ex assessore - un’unità non facile per un settore tanto complesso: ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri, così come delle professioni infermieristiche, dei farmacisti; dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, della professione di ostetrica, dei medici veterinari, degli psicologi e degli assistenti sociali".
Un dialogo che è apparso difficile tra sanità e assessorato. "Non è mai stato convocato dall’inizio della legislatura il Consiglio dei sanitari - dice Zeni - l’organo deputato per le consultazioni tra Provincia e rappresentanze sanitarie, previsto dalla legge. Nemmeno in occasione dell’emergenza Covid-19. Non abbiamo letto comunicati o interviste di risposta alla lettera aperta di tutti i rappresentanti delle professioni sanitarie, ma abbiamo invece assistito a un attacco al presidente dell’ordine dei medici, reo di aver semplicemente evidenziato alcuni fatti, alcuni errori universalmente riconosciuti compiuti dalla Provincia nella prima fase dell’epidemia, in particolare il ritardo nell’effettuare i tamponi".
Una posizione politica che non tiene conto dei ruoli in capo a ogni istituzione. "La programmazione sanitaria è compito della Provincia. E tutti gli epidemiologi sono concordi - prosegue il consigliere provinciale del Pd - che le strategie adottate nella primissima fase di diffusione di un virus determinano l’andamento della curva. Per questo la spiegazione di un contagio particolarmente alto in Trentino in tutta la fase 1 è spiegabile con l’errore strategico iniziale di non mettere in campo prontamente un sistema organizzativo capace di individuare e contenere immediatamente i focolai sul territorio".
Ci sono poi alcune concause. "Le chiusure delle piste da sci; la discussione forzata sulle chiusure delle Rsa e il loro coordinamento tardivo, ma anche la mancanza di Dpi. Soltanto l’insistenza del mondo della sanità ha portato a un cambio di strategia, con una politica di aumento dei tamponi avviata controvoglia soltanto a fine marzo. Questo è un fatto, gli ordini professionali non avevano il ruolo di indicare la strada alla Provincia. Sono intervenuti quando hanno visto, pagandolo sulla loro pelle, che la strada imboccata non era quella corretta. E per questo vanno ringraziati, non attaccati", conclude Zeni.