«La Provincia rischia il collasso della finanza»

«La Provincia rischia il collasso della propria finanza». Non nasconde la propria preoccupazione Giorgio Tonini, Pd, leader dell'opposizione. 
G. Tessari, "Trentino", 18 maggio 2020

 

Pandemia e taglio di Irap ed Imis deciso dal governo. Una situazione grave come non mai. Noi rischiamo di pagare per la pandemia un prezzo ancora più alto del resto del Paese. Più alto della media italiana è anche il costo economico del lockdown. La giunta stima in 13 punti la contrazione del prodotto dell'anno in corso, contro l'8 per cento nazionale previsto dal governo. La spiegazione di questo gap negativo ha a che fare con la nostra vocazione turistica dell'economia. E il turismo il settore produttivo più colpito, non solo nell'immediato, ma anche in prospettiva.

Il governatore Fugatti si chiede come potrà esercitare tutte le competenze in questa situazione. Ai problemi dell'economia reale, rischiano di sommarsi, con un effetto prociclico, quelli della finanza pubblica. Che a Trento è quasi per intero finanza provinciale: alimentata, non da trasferimenti dallo Stato, come è il caso delle autonomie ordinarie, ma da una compartecipazione al gettito fiscale, estesa quanto la gamma delle competenze esercitate qui.

Una modalità di finanziamento, cuore dell'autonomia speciale, che, lei teme, rischia di trasformarsi nel nostro d'Achille. In Trentino si prevede a causa della caduta del pil e delle politiche di riduzione della pressione fiscale messe in atto dal Governo (le ultime quelle del congelamento di Irap ed Imis) un calo delle entrate superiore ai 400 milioni di euro, su un bilancio di 4 miliardi. Se questo scenario si verificherà, la Provincia si troverebbe nell'impossibilità, non solo di mettere in campo misure anticicliche nei settori di propria competenza, ma perfino di far fronte agli oneri dell'ordinaria amministrazione.

Lei non fa mistero, che si tenti di associare le autonomie speciali al tavolo di riparto dei trasferimenti dello Stato alle autonomie ordinarie. Sì. Contrastano con questa ipotesi, in punto di diritto, più volte riaffermato dalla Corte costituzionale, la natura pattizia e bilaterale delle relazioni finanziarie tra lo Stato e ogni singola autonomia speciale. Ma non solo. In pratica c'è una struttura dei bilanci delle speciali troppo diversa da quella delle ordinarie.

Le soluzioni? Si potrebbe fare quello che ha messo in campo lo Stato: un ampliamento, concordato con l'Unione europea e autorizzato dal Parlamento sulla base dell'articolo 81 della Costituzione, degli spazi di indebitamento.

In che modo? Una parte significativa di questo andrebbe garantita dal merito di credito europeo, anziché nazionale. Nel passato ci si è mossi con attenzione. Attraverso un accordo bilaterale con il governo la Provincia dovrebbe essere associata a questa linea di finanziamento:, riconoscendole spazi più ampi, sempre destinati esclusivamente a finanziare investimenti, di indebitamento diretto ed il riconoscimento di una quota delle risorse attivate dagli accordi europei. Se si farà il Mes sono 36 miliardi in più per la sanità, vuole dire 300 milioni in più per il Trentino. Noi ci possiamo pagare il Not, il nuovo ospedale, con quelle risorse. Al governo dovremmo chiedere anche di sbloccare con l'Europa il rinnovo della concessione all'Autobrennero. C'è un miliardo in cassa che aspetta solo di essere investito. Tenerlo lì è uno spreco che non possiamo permetterci.

A Roma nella scorsa legislatura ci fu una "congiuntura astrale" favorevole: con il vice ministro Morando e lei in Commissione finanze si garantì la tenuta finanziaria dell'autonomia. E ora? Tutti debbono fare la propria parte per aggiustare quegli accordi in base a quello che è successo in questi mesi. Sulla sospensione dei 430 milioni non mi pare sia corretto dire "i soldi dei trentini non debbono pagare il debito dell'Italia". I soldi dei trentini sono soldi italiani ed il debito italiano è anche dei trentini. Guai ad usare quell'argomento, ci mette dalla parte del torto. Noi siamo l'uno per cento degli italiani e l'uno per cento del debito è nostro. A Trento l'opposizione ha costruito un rapporto costruttivo con la giunta, sarebbe bene che anche i parlamentari, che siedono quasi tutti all'opposizione, facessero lo stesso a Roma. Dovrebbero lavorare per avere un rapporto costruttivo con il governo, creando consenso attorno alla nostra posizione.