Per non compiere l’errore di voler tornare da dove siamo partiti dobbiamo continuamente pensare ai problemi che ci assillavano quando abbiamo “lasciato” il mondo che conoscevamo, perché quel mondo non era certo il “paradiso terrestre” sia sotto il profilo della sostenibilità ambientale che delle discriminazioni sociali.
Alessio Zanoni, 8 maggio 2020
Non dimentichiamoci ad esempio perché sono nate le manifestazioni dei giovani contro i mutamenti climatici, così come non possiamo più far finta di nulla di fronte alle disuguaglianze sociali che anche in campo ambientale hanno creato effetti devastanti. I movimenti migratori sappiamo tutti da dove nascono e sappiamo pure che solo il tema dell’equità sociale potrà rappresentare l’unica via di soluzione umanamente “sostenibile”.
Non possiamo nemmeno dimenticare che il modo di vivere e di “muoversi” di poche elites in questi decenni ha consumato più di quanto milioni di persone comuni abbiano potuto consumare nei loro spostamenti generati per vivere, e non certo per migrare verso paradisi esotici, e non possiamo più permetterci che tutto ciò che genera inquinamento rimanga fuori controllo se vogliamo poter continuare a vivere in un pianeta che continui ad essere almeno in parte ospitale.
Per risolvere il problema del surriscaldamento globale non si può certo sperare nella “semplice” scoperta di un vaccino, ma sarà solo dalla nostra intelligenza e volontà di cambiamento che potrà generarsi la direzione giusta da percorrere.
Per restringere ora il focus su ciò che potremmo fare noi, Cittadini e Amministratori congiuntamente nel nostro piccolo contesto locale, penso sia fondamentale interrogarci sul come affrontare il tema della mobilità cittadina dopo il termine di questa “segregazione” forzata. Il trasporto collettivo, sul quale ogni Amministrazione lungimirante ha cercato in tutti i modi di investire, nel prossimo periodo sarà penalizzato dalle normative anti contagio.
In una situazione in cui siamo sempre più vicini digitalmente e molte cose si svolgono anche collettivamente, nella mobilità accadrà il contrario. I mezzi di trasporto collettivi saranno utilizzati meno. La conseguenza di ciò sarà un aumento del trasporto individuale. Se ci muoviamo in modo sbagliato, sarà il trasporto individuale motorizzato a salire, cioè le auto, con tutte le conseguenze negative che conosciamo. Ma se invece ci muoviamo bene, sarà la quota di biciclette e di lavoro agile a salire.
Dobbiamo puntare sulla ciclabilità. Si alle biciclette e ai contributi pubblici per l’acquisto, ma serve soprattutto una nuova mentalità della mobilità.
Non sarà possibile pensare di potenziare all’infinito la rete delle piste ciclabili, che soprattutto da noi sono già molto sviluppate per i collegamenti esterni, ma non potranno mai essere realizzate in sede propria “dentro” le città. Soprattutto nelle nostre città di “antica” concezione, dove gli spazi e le funzioni hanno già un loro equilibrio armonico ed architettonico.
Va pensata invece una “mentalità nuova” in grado di generare modifiche o deroghe al codice della strada che possano destinare le corsie stradali dei viali urbani alla bicicletta, dove la stessa abbia sempre la precedenza sulle auto e dove le auto rimangano disciplinatamente in coda. Ciò che peraltro già succede in alcune città della nostra Unione Europea.
Serve davvero la volontà di tutti per pensare ad una nuova “rivoluzione” del muoversi. Se avessimo la cultura “pronta”, indispensabile anche per garantire comportamenti corretti alla guida necessari per la sicurezza di tutti, i nostri ragazzi sarebbero liberi di muoversi nei tragitti casa / scuola con una mobilità sostenibile, sana, e proiettata verso la sostenibilità del futuro.
Per cambiare le abitudini serve l’impegno di tutti e quando i cittadini si sentono coinvolti è allora che possono generarsi le “rivoluzioni” positive. Potrebbe ad esempio nascere un impegno al “bicibus”, mutuando in tutto e per tutto l’esperienza del “pedibus” che ha dato grandi soddisfazioni, dove poi i genitori concluso l’impegno dell’accompagnamento a loro volta possano continuare il loro tragitto per raggiungere la loro sede di lavoro. Flessibilità di orario, mobilità ciclabile, contributi per bici elettriche, deroghe al codice della strada, e soprattutto un atteggiamento nuovo nel vivere il rapporto con i mezzi di trasporto.
Dobbiamo puntare a far si che in città gli spazi auto rimangano liberi per chi deve compiere, per lavoro o per motivi legati ai servizi che la città offre, distanze importanti. Dobbiamo intercettare quell’utenza che ogni giorno compie pochi chilometri per raggiungere le loro destinazioni, sapendo anche di poter contare sul favore di un clima mite che il nostro territorio offre per un utilizzo davvero prolungato della bicicletta.
Avremmo davvero la necessità di trovare una disponibilità nel collaborare fra Enti e Associazioni su un grande progetto di mobilità sostenibile. Il mondo del volontariato si è distinto in maniera esemplare nel mettersi al servizio della nostra comunità nel supportare le esigenze primarie legate al sostentamento alimentare di molte famiglie ora bisognose.
Penso che ancora una volta, per affrontare e risolvere le grandi questioni, si debba fare affidamento su questo senso di “altruismo solidale” che spinge le persone sensibili a gesti di “amore” verso il Prossimo. Tenendo presente che oggi un gesto “d’amore” verso le scelte di vita sostenibile è davvero un gesto d’amore verso il Pianeta e soprattutto verso le persone umane che lo abitano.