L'Italia è entrata nella fase 2 e, con l'Italia, il Trentino. Con prudenza, tentennamenti e non pochi timori il sistema sta riprendendo a funzionare. Ciascuno di noi è alle prese contemporaneamente con la propria esperienza personale, in famiglia, nel condominio, nei luoghi di lavoro e con le indicazioni, informazioni e statistiche di carattere più generale.
Roberto Battiston, 8 maggio 2020
Credo si possa dire che l'atteggiamento prevalente sia di grande prudenza e di rispetto delle regole, e questa è una notizia positiva. In questi due mesi di quarantena abbiamo capito quanto ci siano costate decisioni sbagliate, superficiali o imprudenti prese, un po' dappertutto nel paese, senza capire quanto fosse subdolo e pericoloso il nemico che avevamo di fronte. Lo sforzo che è stato messo in atto è però straordinario con una conseguente grande sensibilizzazione della popolazione, come ciascuno di noi può apprezzare quotidianamente.
In assenza di comportamenti rispettosi delle regole ogni altra considerazione lascerebbe il tempo che trova. Dal punto di vista dei parametri epidemiologici la situazione in Trentino è però piuttosto buona, e questa è la seconda notizia positiva. È fuori dubbio che l'epidemia sia partita con più forza in Trentino che nel vicino Alto Adige: a parità di abitanti, il numero di infetti che sono stati registrati in tutte le fasi del lockdown è più alto di circa il 60% e questo comprende anche l'effetto delle Rsa. Ma questo ha a che vedere con le condizioni nelle fasi iniziali e non con il decorso complessivo. Nelle epidemie è sempre così: le azioni messe in atto tempestivamente hanno un valore enorme nel contenimento dell'infezione, pochi giorni di ritardo e l'evoluzione peggiora in modo sostanziale.
È di pochi giorni fa la pubblicazione dell'analisi dell'Istat che mostra come l'aumento della mortalità nei primi mesi del 2020, rispetto alla media degli ultimi cinque anni, è del 65% sia in Trentino e che in Alto Adige. Questi numeri confermano che nel corso dell'epidemia il sistema sanitario ha risposto bene: a conferma di questo, il Trentino oggi risulta tra le regioni con il rapporto R, il coefficiente base del contagio, più basso, poco sopra Umbria e Basilicata. È anche possibile fare un tipo di analisi basata su modelli epidemiologici in grado di anticipare l'andamento dell'epidemia. Questo tipo di analisi funziona bene nel caso di regioni in cui l'epidemia è sotto controllo: come ho mostrato in un articolo appena uscito su Scienzainrete, i dati raccolti nelle scorse settimane possono essere usati, in questi casi, per predire con buona precisione l'andamento nelle settimane a venire.
L'andamento del Trentino da questo punto di vista segue molto bene questi modelli e si sta avvicinando rapidamente alla fine dell'epidemia, così come sta accadendo in Alto Adige ma anche in Umbria, Basilicata, Val d'Aosta. Molte altre regioni italiane stanno seguendo questo andamento, con qualche settimana di ritardo. Questi dati ci aiutano ad affrontare con più tranquillità la fase 2, ben consci però che non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia: solo grazie ad uno sforzo comune che coinvolga con la stessa intensità i singoli e le istituzioni sarà possibile sconfiggere definitivamente questa pandemia e tornare gradualmente alle condizioni precedenti.