Giorgio Tonini, capogruppo del Partito democratico, già senatore e presidente della commissione bilancio di Palazzo Madama. Dei rapporti finanziari fra Trento, Bolzano e Roma s’è a lungo occupato, ma oggi la straordinarietà del momento pone nuove vie.
"Corriere del Trentino", 23 aprile 2020
Come la sospensione degli impegni contenuti nel patto di garanzia che chiedono i due governatori. Ma con quale veicolo giuridico?
«Prima di tutto va cercato un accordo politico. Il punto fondamentale è capirsi col governo che, a sua volta, sta trattando con l’Europa per consentirci di usare tutta la tastiera. Ci sono quattro strumenti che si stanno immaginando: la cassa integrazione europea per 20 miliardi (il Sure, ndr ); il fondo di garanzia Bei (la Banca europea per gli investimenti) per garantire liquidità alle imprese in crisi con 200 miliardi, poi il Mes e i Recovery bond».
Parla del Meccanismo europeo di stabilità, il Fondo salva Stati di cui tanto si parla e che sta rinnovando le condizioni di accesso.
«Io troverei incomprensibile ignorare questo strumento se ci consente la possibilità di spendere in deficit fino a 2 punti in più di Pil per la sanità. Parliamo di 36 miliardi a tasso zero che si possono spendere e su scala trentina sarebbero 350 milioni che la giunta potrebbe utilizzare. Ecco: spero che non si facciano sciocchezze in nome di un fantasma che non esiste, rinunciando ad avere risorse a condizioni vantaggiose. A questo si aggiungono i Recovery bond, obbligazioni vincolate alla ripresa e garantite dal bilancio dell’Unione europea. Insomma, con l’aiuto dell’Europa possiamo tenere alta la crescita e riusciremo a farcela. E, dentro a questo quadro d’interlocuzione sulla distribuzione territoriale delle risorse, c’è lo spazio per affrontare il tema degli accordi passati».
Quindi condivide la linea dei due governatori?
«È giusto procedere con sospensione e non azzeramento della compartecipazione. Se il governo si dimostrerà aperto verso questa linea poi si troverà lo strumento giuridico adatto, ma il veicolo più semplice è forse quello maggiormente opportuno: penso a una norma da inserire in un qualsiasi provvedimento venturo rispettando il meccanismo dell’intesa, del resto parliamo di provvedimenti urgenti e transitori. Le due Province hanno messo sul piatto richieste ragionevoli e circoscritte per poter fare debito. Non dimentichiamo che le nostre economie, sia a Trento sia a Bolzano, sono caratterizzate da una forte vocazione turistica; ossia uno dei settori che sarà maggiormente colpito, e in modo durevole. Oggi, purtroppo, è maggiore la solidarietà che dobbiamo ricevere dall’Italia anziché il contrario».
A proposito di sostegno all’economia, domani arriverà in giunta un secondo disegno di legge provinciale: cosa si aspetta?
«Il primo provvedimento era insufficiente, ora vedremo. Noi abbiamo nuovamente offerto la nostra disponibilità a concorrere nella definizione di queste misure necessarie per avviare la crescita, ma ad oggi sembra che la giunta si senta autosufficiente. Invece rilanciamo la necessità di creare una cabina di regia, una sorta di unità di crisi presieduta dal governo provinciale ma composta dai membri del consiglio provinciale, dalle parti sociali e dagli amministratori locali. Ma ad oggi, di questa intenzione, non v’è traccia».