Il consigliere Luca Zeni ha depositato un’interrogazione nella quale chiede perché la Provincia ha rinunciato ad essere regia del sistema socio sanitario e lancia avvertimenti al mondo delle apsp rispetto alle responsabilità giuridiche per i tanti decessi per coronavirus.
Trento, 18 aprile 2020
L’interrogazione nasce dallo sconcerto per un intervento a firma dell’assessore Segnana - il primo che si ricordi dall’inizio della legislatura, ormai un anno e mezzo fa - la quale risponde alle osservazioni critiche da parte del presidente di una apsp, non con considerazioni politiche, ma sottolineando i confini delle responsabilità giuridiche nella gestione dell’emergenza.
Uno scritto che si colloca a metà tra la memoria difensiva - anche se si tralasciano in maniera evidente i ritardi della Provincia nell'azione di coordinamento del mondo delle case di riposo - e l’avvertimento. Il messaggio appare chiaro: “attenti ad evidenziare gli errori della Provincia, perché il nostro sistema pone le maggiori responsabilità giuridiche in capo alle singole apsp, e non alla Provincia, e quindi non vi conviene accusare noi”.
Uno stile che non appartiene alla storia della nostra autonomia. In un momento di emergenza e di tensione ci si aspetta da chi rappresenta la più alta istituzione della comunità trentina, non di essere un coattore che si getta nella mischia dello scaricabarile con chi lavora in trincea sul territorio, ma di avere la capacità di essere riferimento, regia, guida del sistema.
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Interrogazione n.
Apsp: perché la Provincia rinuncia a essere regia del sistema socio sanitario e lancia avvertimenti sulle responsabilità giuridiche per i tanti decessi?
L’epidemia in corso ha un’incidenza in Trentino maggiore che nelle altre regioni, ed il numero dei decessi risulta particolarmente elevato dentro le case di riposo.
Al fine di migliorare l’efficacia degli interventi in essere ed al fine di evitare in un prossimo futuro di ripetere gli stessi errori, è molto importante l’analisi della diffusione del contagio.
Uno dei momenti di maggiore “tensione istituzionale” relativi all’epidemia si è avuto con lo scontro tra Provincia e Upipa ad inizio marzo rispetto alla necessità di chiudere l’accesso alle rsa ai familiari degli ospiti. Upipa, in ottemperanza ai provvedimenti nazionali, chiedeva di poter chiudere con effetto immediato l’accesso alle strutture per evitare che il virus entrasse e si diffondesse, mentre la Provincia emanava linee guida che consentivano ai familiari di visitare gli ospiti. E la scelta era difesa pubblicamente sia dall’assessore alla salute che dal dirigente generale del Dipartimento salute. Quel confronto ha generato confusione e tensione anche con i familiari degli ospiti, che sollecitavano le apsp ad aprire le strutture, forti della posizione della Provincia.
La diffusione del contagio ha presto imposto chiusure rigorose, ma sono passate settimane prima che la Provincia assumesse un ruolo di regia del sistema. Infatti soltanto il 1 aprile si svolgeva il primo incontro tra i presidenti delle case di riposo, Provincia ed Apss, ed in quell’occasione si annunciava la costituzione di una task force provinciale di supporto alle apsp che lo avessero richiesto. Nel frattempo molte apsp dovevano affrontare l’aumento del numero dei contagi con dispositivi di protezione individuale assenti o limitati, prima di averne a disposizione un numero adeguato per tutelare dipendenti ed ospiti. Ed a tutt’oggi da molte apsp si lamentano ritardi molto alti nella comunicazione dell’esito dei tamponi effettuati ad ospiti e personale.
In un intervento sulla stampa di data 16 aprile il Presidente dell’apsp “città di Riva” svolgeva alcune considerazioni generali sull’importanza dei sistemi sanitari pubblici e riportava alcuni oggettivi ritardi della Provincia nello svolgere un ruolo di supporto e regia alle apsp nella gestione dell’epidemia.
Si possono condividere o meno i singoli passaggi, ma l’intervento era la legittima posizione di chi vive in trincea, sul territorio, una battaglia molto difficile, e dal suo osservatorio indicava la necessità di migliorare alcune misure di intervento.
La reazione dell’assessore alla sanità è stata veemente. Con un intervento di data 18 aprile attacca in maniera diretta il Presidente della apsp città di Riva, riprendendo le stesse considerazioni esplicitate dal dirigente generale del Dipartimento alla salute in un incontro di inizio aprile tra giunta ed opposizioni in Consiglio provinciale, e riassumibili nell’affermazione: “noi non abbiamo responsabilità, la causa dei decessi nelle rsa è l’inadeguatezza e la scarsa professionalità di chi vi opera”. Argomentazioni peraltro paradossali se utilizzate da chi negli ultimi anni ha avversato qualunque tentativo di riforma delle apsp, adducendo come motivazione principale il radicamento territoriale delle strutture, confondendo il radicamento con la pluralità delle soggettività giuridiche.
Un intervento che ha i toni di una memoria difensiva - anche se vengono omessi i ritardi da parte della Provincia - con un elenco dei confini giuridici delle responsabilità; uno scaricabarile non dignitoso per l’istituzione provinciale in una fase di emergenza.
Un intervento che ha lo stile dell’avvertimento, non tanto al presidente dell’apsp “città di Riva” al quale si risponde, ma a tutto il mondo delle case di riposo, come a voler dire: “attenzione ad accusare la Provincia di errori e ritardi, perché il nostro sistema pone in capo alle apsp le maggiori responsabilità giuridiche, e lo evidenzieremo qualora necessario..”. Ricordiamo che in altre regioni la magistratura ha incominciato ad acquisire informazioni sui decessi nelle strutture per anziani.
Non si vuole qui entrare nel merito delle singole accuse e contro accuse, in un rapporto che è stato teso, anche se l’assessore Segnana sostiene che la Provincia ha “garantito una costante informazione alle apsp e rsa sul territorio” (e qui non si capisce cosa si intenda con questa distinzione, essendo l’apsp il soggetto giuridico che gestisce uno o più strutture di rsa..).
Si vuole qui invece sottolineare che dalla Provincia autonoma di Trento, in una fase di emergenza senza precedenti, ci si aspetterebbe l’assunzione del ruolo di regista del sistema, non di “coattore”.
Questo è il vero nodo problematico in tutta la gestione dell’epidemia, non singole scelte, ritardi od errori, che possono essere spiegati e giustificati. Il nodo è la rinuncia ad essere regista, a coordinare i soggetti sul territorio. Così è stato per gli ospedali privati, coinvolti soltanto dopo pressanti sollecitazioni; così è stato per i laboratori di analisi in grado di esaminare i tamponi, coinvolti solo dopo l’invocazione reiterata di tutti gli stakeholders del sistema sanitario; così sta avvenendo in altri settori, dal sociale all’istruzione all’economia.
Tutto ciò premesso si interrogano il Presidente della Provincia e l’assessore alla salute della Provincia autonoma di Trento per sapere:
- per quale motivo abbia scelto di intervenire pubblicamente in risposta alle considerazioni di un Presidente di apsp con una memoria difensiva volta a sottolineare i confini delle responsabilità giuridiche, gettandosi così nella mischia di un corpo a corpo con chi opera sul territorio, anziché assumere il ruolo istituzionale che compete alla Provincia di regista del sistema, ricordando la necessità di muoversi in maniera coordinata per far fronte all’epidemia;
- perché nello specificare le responsabilità giuridiche delle apsp rispetto alla Provincia non ha riconosciuto anche le responsabilità politiche e di merito, come l’errore nel voler tenere aperte le strutture ad inizio marzo, o il ritardo nel mettere a disposizione delle apsp il supporto di personale provinciale ed il materiale di protezione per il personale;
- se l’obiettivo dell’intervento fosse “avvertire” il mondo delle apsp, che in altre zone d’Italia è oggetto di attenzione da parte della magistratura, con un messaggio: “attenti ad evidenziare gli errori della Provincia, perché dal punto di vista giuridico possiamo scaricare su di voi gran parte della responsabilità”;
- se, in caso di risposta affermativa, non si ritenga un modo scorretto di agire, confermando una condotta che porta la Provincia a rinunciare ad essere l’istituzione di riferimento della comunità trentina, e con ciò minando la sua autorevolezza e legittimazione.
Distinti saluti
Avv. Luca Zeni