I comuni singolarmente poco possono contro le conseguenze economiche dell’isolamento imposto dal governo centrale per debellare l’epidemia di Covid-19. I rappresentanti delle categorie hanno lanciato ieri un doloroso grido di allarme, prevedendo uno scenario apocalittico per i mesi estivi, ma i sindaci non hanno la possibilità di intervenire concretamente per alleviare le loro pene.
"Trentino", 17 aprile 2020
Lo ha ribadito il primo cittadino di Arco, Alessandro Betta, secondo il quale sarà necessario nelle prossime settimane ripensare alle regole e ai modelli di vita precedenti alla diffusione del virus, facendo tabula rasa dei tanti schemi prefissati che sono stati seguiti: «La globalizzazione, come modello di riferimento, ha mostrato tutti i suoi limiti in queste circostanze: è come se, abitando in riva al mare, fossimo stati colpiti da un violentissimo terremoto e sapessimo che a qualche chilometro di distanza si sono formate onde alte quaranta metri pronte ad abbattersi sulla costa. É giunto il momento di trovare delle soluzioni e cercare riparo sulle alture vicine. Ma tutti insieme, non ognuno per sé».
Ecco perché l’indirizzo generale è quello di attendere le indicazioni della Provincia e poi attivarsi per metterle in campo, in modo che la reazione sia omogenea per tutta la regione. I singoli territori hanno poi la possibilità di applicare piccoli correttivi: «Sulle imposte comunali ognuno ha adottato le sue strategie – ha aggiunto Betta – così come sulla pertinenzialità dei negozi: in quest’ultimo caso abbiamo cercato di attuare piccole modifiche in grado di eliminare alcune incongruenze del nostro territorio. Ma provvedimenti strutturali, come quelli chiesti dalle categorie economiche, possono essere presi solo a livello centrale. Certo, se l’alto Garda fosse stato riunito amministrativamente in un unico comune, avremmo potuto affrontare questa emergenza in modo sicuramente più efficace, perché se è vero che le linee guida vanno dettate dalla Provincia, i Comuni, soprattutto se popolosi, potrebbero adattarle alle loro esigenze e alle loro economie».
Quella del Trentino gardesano ha sue specificità, che necessiterebbero di interventi su misura, anche se secondo Betta sarebbe necessario prima di tutto confrontarsi sul modello di turismo che la nuova situazione permetterà di impostare: «Se dobbiamo fare investimenti – ha detto il sindaco di Arco – è opportuno che lo facciamo avendo chiari gli obiettivi da perseguire. No al turismo di massa, dunque, e sì al turismo di qualità, che all’inizio sarà per forza di cose pertinenziale. Già ci si era iniziati a muovere su questa linea di condotta, serve capire se tutti gli operatori la condividono ancora. La nostra autonomia, da questo punto di vista, potrebbe essere un grande vantaggio. Ma dovremo essere capaci di fare sintesi tutti insieme e di portare a Trento delle proposte chiare per la formulazione di nuovi, ambiziosi piani di ripartenza».