Nonostante le garanzie della Giunta, il riparto delle risorse nazionali per affrontare l'emergenza penalizza il Trentino. E' mancato il necessario presidio politico e istituzionale.
Alessandro Olivi, 11 aprile 2020
E il prezzo rischia di essere molto salato. Come ho segnalato in più occasioni, il Trentino correva il rischio, per mancanza di presidio politico e istituzionale, di non vedersi riconosciuto il carattere aggiuntivo del proprio Fondo di Solidarietà territoriale. Mi è stato detto di non preoccuparmi, che i miei timori erano infondati, e che quella penalizzante ripartizione regionale degli aiuti sarebbe stata corretta col voto parlamentare, in fase di conversione del decreto in legge. Quel voto c'è stato, ma la correzione non è avvenuta.
Nel testo approvato ieri dal Parlamento infatti, la "fetta trentina" dei 25 miliardi stanziati per fronteggiare l'emergenza coronavirus è la stessa, penalizzante, prevista inizialmente. Sulla stampa di oggi, la Giunta provinciale sposta la palla più avanti: adesso il momento buono per ridefinire con il Governo un'equa ripartizione non è più il voto di conversione (che è già avvenuto), ma un prossimo indefinito momento di chiarimento. Io lo spero.
Nei fatti, tuttavia, l'Esecutivo provinciale ha per ora lasciato che il Fondo di Solidarietà, che è uno strumento aggiuntivo e provinciale nato per dare risposta alle crisi territoriali, venisse utilizzato in sostituzione di parte dei fondi stanziati dallo Stato per gli ammortizzatori sociali. Se non si porrà rimedio all’errore, la superficialità della Giunta causerà al nostro territorio la perdita di alcune decine di milioni di euro, e il prezzo lo pagheranno i trentini che oggi non beneficiano, o beneficiano in modo ridotto, di quegli aiuti che avremmo dovuto (e potuto) aumentare ed estendere, grazie a risorse che avevamo autonomamente accantonato.