«L’impressione, in questa fase, è che il Trentino sia sempre in rincorsa». Luca Zeni, consigliere provinciale del Pd ed ex assessore alla salute, traccia limiti e criticità della gestione sanitaria dell’emergenza coronavirus. Allargando lo sguardo alle conseguenze sul territorio dal punto di vista sociale. E, soprattutto, economico."Corriere del Trentino", 10 aprile 2020
Consigliere Zeni, partiamo dalla gestione sanitaria.
«La priorità, nell’emergenza, è quella di mantenere la lucidità. Ma in Trentino — e questo è il limite maggiore — si percepisce un navigare a vista. Non si tratta di una questione politica o partitica, tanto che Luca Zaia viene indicato come il governatore che meglio sta gestendo questa situazione. In Trentino, invece, l’impressione è quella di essere in continua rincorsa, di non giocare mai d’anticipo. E questo crea inquietudine. Penso alla questione dei tamponi, che rappresenta forse l’errore strategico più grande: qui la somministrazione dei tamponi non è mai stata considerata una strada da seguire per contenere l’epidemia, salvo poi cambiare idea».
Pochi giorni fa il dirigente Giancarlo Ruscitti ha tracciato un punto della situazione. Guardando anche alla sanità trentina del futuro. Condivide la sua riflessione?
«Ruscitti ha rilasciato dichiarazioni molto politiche. E fa piacere che mostri di riconoscersi nei punti strategici tracciati all’interno della programmazione sanitaria».
Quali?
«La rete degli ospedali e l’attenzione al territorio soprattutto. Attenzione: quando si parla di territorio non ci si riferisce all’ospedale della valle di riferimento del singolo consigliere, come qualcuno ha inteso. Ma tutto ciò che sta fuori dall’ospedale. E quindi case di riposo, aggregazioni funzionali territoriali, che rimangono centrali pur con i problemi emersi. Mi auguro che la consapevolezza mostrata dal dirigente porti la giunta a evitare continui posticipi per attuare ciò che è inserito nella programmazione. Come il welfare anziani. Ci sono poi altri temi».
Ad esempio?
«L’importanza delle persone nella struttura. Nell’ultimo anno e mezzo qualche professionalità è andata persa. Ad oggi qualche posto di primario non è coperto e non sono programmati bandi di sostituzione. È chiaro che la mancanza di queste professionalità si paga».
Passiamo al piano economico.
«In questi giorni ci sono due frasi che si sentono ripetere: “Niente sarà più come prima” e “Serve liquidità immediata al sistema”. Posto che ad oggi non è chiaro come inciderà il distanziamento sociale — anche se non si dovrebbe continuare a spaventare la gente — va distinta la continuità esistenziale da quella economica. La prima va garantita anche ricorrendo a contributi a fondo perduto. La seconda deve partire da un punto fermo: non basta mettere liquidità e sperare che passi. Non solo: l’obiettivo non può essere quello di ritornare allo status quo pre-emergenza. Si deve piuttosto riprendere il mano il tema della programmazione per un ripensamento del tessuto occupazionale e formativo, prevedendo contributi mirati e non a pioggia. E operando attraverso scelte condivise. Su questo la nostra disponibilità a collaborare è massima. Ma è chiaro che serve un cambio di approccio da parte di una maggioranza che anche in questo frangente si muove in modalità di propaganda perenne piuttosto che preferire il coinvolgimento di tutti».
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