La Terza Commissione permanente del Consiglio provinciale ha completato due settimane fa l’iter di approvazione del disegno di legge per l’assegnazione delle grandi derivazioni idroelettriche del Trentino, che ora potrà quindi essere calendarizzato per la discussione in Aula.Alessio Manica, "Corriere del Trentino2, 29 marzo 2020
Certo con l’emergenza che stiamo vivendo in queste settimane tutto – a ragione – passa in secondo piano, ma la concessione delle grandi derivazioni idroelettriche rappresenta di certo un degli atti più importanti dell’intera Legislatura, e più in generale un passaggio fondamentale per la Provincia e per la nostra Autonomia. Le grandi concessioni per la produzione di energia idroelettrica rappresentano infatti oggi una partita dal valore economico annuo di circa 240 milioni di euro; eppure non è solo questo il dato che ne evidenzia l’importanza strategica per il nostro territorio. Tramite gara verranno affidate fino ad un massimo di trent’anni le concessioni relative a 34 centrali di produzione che trasformano in ricchezza il bene pubblico per eccellenza, l’acqua, di cui il Trentino ha la fortuna di essere ricco.
Per sfruttare questa preziosa risorsa naturale e sollevare il Trentino da una condizione di sottosviluppo, la nostra terra ha subìto ferite profonde, che nel tempo sono state anche metabolizzate nel sentire comune e nel paesaggio, ma che hanno sicuramente inciso profondamente sull’equilibrio ambientale delle nostre valli. Negli ultimi decenni abbiamo investito molto per migliorare il rapporto tra lo sfruttamento industriale e la salvaguardia ambientale e per potenziare le ricadute economiche e le opportunità di sviluppo pubblico sui territori, a cominciare da quelli maggiormente interessati.
Oggi possiamo vantare un modello gestionale ammirato per la capacità di ristorno economico alle comunità locali, con le cessioni gratuite di energia ad uso pubblico piuttosto che per i sovracanoni restituiti agli enti locali; o ancora per la gestione dei deflussi minimi ecologici, o per la gestione emergenziale degli invasi come abbiamo visto in occasione di Vaia. Questi risultati li abbiamo ottenuti esercitando al meglio la nostra Autonomia, coniugando scelte politiche, attività legislativa e la progressiva acquisizione di competenze dirette sulla gestione delle concessioni. Con una forte regia pubblica attraverso la società che ha gestito questo settore si è riusciti così a bilanciare i diversi interessi che ruotano attorno all’acqua potendone di fatto governare ogni aspetto e chiamando chi gestiva le centrali ad un forte rapporto di responsabilità con i territori.
Ora siamo chiamati ad impostare il modello e le regole con cui affideremo la gestione di questo enorme patrimonio per tre decenni. Nel farlo dobbiamo essere coscienti che l’obiettivo delle nuove concessioni non potrà essere solo il massimo incasso della Provincia e degli Enti Locali. I bandi e gli atti di concessione dovranno porre in capo al concessionario impegni precisi e sfidanti, che vanno dall’efficientamento degli impianti al tema della sicurezza, delle compensazioni ambientali, del bilanciamento con gli altri usi della risorsa acqua (a scopo agricolo, domestico, industriale, turistico, ricreativo, ecc.).
Non siamo più negli anni Cinquanta, quando la necessità di lavoro ed energia bastava a giustificare il sacrificio di ogni altro ragionamento. La sensibilità collettiva rispetto alla fragilità del nostro ambiente, il valore sempre maggiore dell’acqua come risorsa naturale e bene collettivo, lo sviluppo di altri usi dei corsi d’acqua, impongono la ricerca di un equilibrio tra la componente economica - indubbiamente preziosa in un quadro di minori entrate della finanza pubblica - con i molti altri valori in campo.
Proprio per questo sono ritengo positivo che il disegno di legge licenziato dalla Commissione preveda la possibilità di definire in ogni singolo bando la prevalenza della componente economica piuttosto che quella tecnica, in luogo della decisione iniziale della Giunta di far sempre prevalere la componente economica. Ciò nonostante il lavoro da fare sul disegno di legge è a mio avviso ancora tanto, e spero – vista la sua portata strategica – nella disponibilità della Giunta a dialogare.
L’obiettivo deve essere quello di costruire un modello capace di garantire un equilibrio tra lo sfruttamento dell’acqua a fini energetici, la tutela dell’ambiente e la sicurezza, e far dialogare tutti i soggetti interessati alla risorsa acqua e questi con le comunità locali. Siamo il primo territorio in Italia ad affrontare il rinnovo delle concessioni: abbiamo il dovere di esercitare appieno le prerogative e le potenzialità dell’Autonomia per garantire lo sviluppo del nostro territorio in maniera sostenibile ed inclusiva.
E’ anche da qui che si dovrà ripartire dopo l’emergenza.
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