Mi dispiace rompere il silenzio che mi sono imposto, perché è dovere di tutti - compreso chi ha un ruolo di controllo rispetto all’operato della maggioranza che governa la provincia - evitare di delegittimare le istituzioni nei momenti di emergenza. Per questo sto limitando i miei interventi al merito della situazione, evitando più possibile i commenti “politici”.
Luca Zeni, 27 marzo 2020
Però oggi non posso esimermi da un commento sull’ormai rituale conferenza stampa della giunta provinciale di oggi.
Il presidente Fugatti ha esordito con un veemente attacco all’ordine dei medici (ma avrebbe dovuto estenderlo anche a quello delle professioni infermieristiche, ai sindacati, al sottoscritto..), perché insiste nel chiedere tamponi e dispositivi di protezione per il personale che è in prima linea in ospedali e rsa.
Perché Fugatti attacca l’ordine dei medici?
Perché “ce lo hanno chiesto soltanto il 18 marzo, quindi dateci il tempo di organizzarsi”.
Ma scherziamo? Non è compito dell’ordine dei medici programmare per tempo tamponi e mascherine sufficienti! E reperirli non è una concessione a medici, infermieri, oss, che la chiedono, ma la strategia migliore per tutelare operatori e cittadini e limitare il contagio!
Gli ordini, i sindacati, le forze politiche, hanno iniziato a chiedere con forza questi dispositivi una volta preso atto che la provincia non si era organizzata per averli. E la prima risposta del presidente Fugatti è stata che non serviva aumentare i tamponi, salvo poi rivedere la posizione e concordare di aumentarli, anche perché la diagnosi immediata è l’unico strumento davvero efficiente per contenere il contagio.
Il presidente Fugatti ha poi proseguito rivolgendo ancora una volta l’appello ai medici in pensione perché tornino in corsia. Anche su questo mi permetto un’osservazione. Va bene, in una situazione così difficile ogni competenza è necessaria. Però stiamo parlando di portare in ospedale persone spesso anziane, che necessitano di una attenzione ancora maggiore per evitare il contagio. Nel frattempo la Provincia soltanto dopo le sollecitazioni del personale sanitario e delle organizzazioni sindacali (e umilmente mi aggiungo all’elenco), ha iniziato a interloquire con le cliniche private di fatto inattive, con personale inutilizzato. La Provincia, che con queste strutture ha convenzioni milionarie, non doveva attendere che si offrissero spontaneamente, ma doveva da subito “spronarle” attivamente a mettersi a disposizione del sistema, prima ancora degli appelli ai pensionati.
Tornerò ad evitare più possibile i commenti politici, ma chi rappresenta l’istituzione provinciale ha allo stesso modo il dovere di evitare attacchi fuori luogo a chi rappresenta le persone in prima linea per salvare vite.