ll centrosinistra, l'opposizione, ai tempi del covid. Nei giorni bui del virus dove il governatore Maurizio Fugatti, suo malgrado, è costretto ad intervenire quotidianamente sulla gestione della pandemia, la politica (qui come altrove) è in stand by. Ma pronta a ripartire, con idee per un futuro prossimo dove ci sarà bisogno di tutti, governo e opposizione.
G. Tessari, "Trentino", 25 marzo 2020
Ecco Giorgio Tonini, capogruppo del Pd e leader del centrosinistra: «Occorre partire da un dato: nessuno di noi ha memoria di un fatto come questo. Ed il virus ha colpito duro non in aree sottosviluppate, ma nel cuore d'Italia, in Lombardia, una delle regioni che traina l'Europa. E nelle località, compresa la nostra, dove c'è un sistema sanitario eccellente. Il vero problema è che noi, in Italia, abbiamo sviluppato un sistema di protezione civile forte e raffinato ma siamo del tutto carenti sulla prevenzione. Ci siamo fatti trovare del tutto impreparati di fronte ad un disastro di tipo sanitario: il fatto che non si avessero le mascherine non è una questione finanziaria, ma di organizzazione. Si era abituati ad averne migliaia, non milioni, da una settimana all'altra. É un errore storico, mondiale».
Un'eredità pesante
Da più parti si è osservato come la sanità in Italia paghi ora il fatto di essere sottofinanziata: «Sì, ma come lo è tutto il nostro sistema pubblico, perché da 25 anni dobbiamo gestire l'immenso debito che è stato fatto negli anni 70 ed 80 con politiche previdenziali scriteriate, quando si mandavano in pensione le persone a 40 anni. Tutti i governi da allora tengono sotto controllo il debito con una politica durissima di "avanzo primario", ovvero uno Stato che incassa più di quello che spende perché la differenza la deve mettere sugli interessi».
In chiave locale che valutazione si sente di dare Tonini della gestione di questa emergenza? «Lo si è fatto come si poteva. Io non ho particolari rilievi da muovere alla giunta, non è certo il caso di infierire, ed in queste settimane non avrei voluto essere nei panni del governatore Fugatti per tutto l'oro del mondo. Massima solidarietà e rispetto, visto che ci si è mossi nelle difficoltà, nell'incertezza su quello che si doveva chiudere e quando farlo. Il travaglio ha riguardato tutti i governanti di tutto il mondo. Adesso se l'opposizione se la dovesse prendere con chi ha gestito l'emergenza sarebbe una vigliaccata. Detto questo è evidente che sono stati commessi due errori, in assoluta buonafede. Uno è stato il famoso appello "Venite a sciare in Trentino" che non credo abbia smosso migliaia di persone. Penso che nemmeno Fugatti possa avere di se stesso un'opinione così elevata, ma è stata comunque una gaffe.
Più grave - continua il capogruppo dei Dem - è la questione delle case di riposo: lì i competenti, ovvero l'Upipa, avevano detto "Guai a fare entrare i parenti". Capisco potesse sembrare una misura crudele, ma c'è un detto che il "medico pietoso uccide il malato" ed in quel caso occorreva essere duri a, anche a costo di apparire cattivi. Ma lo si doveva fare per salvare la vita di qualche vecchietto in più, evitando quel contatto che può darsi (non voglio dire ci sia un automatismo) ha causato problemi.
Questo lo sottolineo perché anche in Trentino si è vista una défaillance nel gestire un'emergenza sanitaria (nell'ordinario siamo molto bravi). Successa anche in Lombardia, Veneto ed Emilia, ma io penso che ad emergenza superata vada fatta una commissione d'inchiesta in Consiglio provinciale che metta in evidenza le pecche, per porvi rimedio. Senza intenzioni polemiche, per capire quello che in futuro dovrà funzionare meglio. Nelle nostre fila dell' opposizione ci sono due ex assessori alla sanità (Ugo Rossi e Luca Zeni) e l'ultima cosa che vogliamo fare sono processi sommari, meno che mai all'Azienda sanitaria dove il direttore, Paolo Bordon, è stato nominato da noi».
I passi decisivi
E sul piano economico? «Questo è l'aspetto decisivo, sul quale sono più critico. Ok al testo della giunta sugli appalti, ma sul tema degli interventi a sostegno del reddito di chi sta perdendo il lavoro si dice che "l'Agenzia del lavoro può fare quello che già fa e con gli stessi soldi". Sembra una presa in giro: l'avevo detto sia a Fugatti che all'assessore Spinelli e loro si erano impegnati a rimpolparlo.
Ora occorre un'iniziativa forte per sostenere il reddito delle famiglie che ora rischiano di perderlo. Anche a costo di fare debito. Ci si mobiliti anche rispetto al governo nazionale: nel riparto del fondo per la cassa integrazione Bolzano ha portato a casa 13 milioni di euro, Trento 8 milioni. Qui c'è qualche cosa che non funziona nel rapporto Provincia-governo e nella nostra delegazione parlamentare» chiude l'ex senatore.