Nessun esame di Stato per i neolaureati in Medicina. Lo storico provvedimento porta la firma di due trentini. Uno è Alessandro Giovannini, studente all’ultimo anno di Medicina a Verona, consigliere circoscrizionale a Trento e membro dell’Assemblea provinciale PD, l’altra è della deputata Emanuela Rossini.Trento, 24 marzo 2020
«Due anni fa, dal governo Gentiloni era stata introdotta una nuova legge che anticipava a prima della laurea i tre mesi di tirocinio per l'esame di abilitazione alla professione medica, in maniera tale da sostenere l'esame nella stessa sessione di laurea e guadagnare tempo prezioso per fare pratica. L'anno scorso, però, un'altra legge di un altro Governo ha ridotto il numero di prove d'esame annuo, rendendo così vano lo sforzo di aver anticipato i tirocini e generando invece un'inutile attesa di svariati mesi. Così ho deciso di farmi promotore di alcune sollecitazioni avanzate da alcuni colleghi ed ora c'è una grande soddisfazione per la definitiva soppressione di un test che rappresentava ormai solo un passaggio formale. È fondamentale piuttosto fare da subito esperienza sul campo».
Tra la preparazione degli ultimi esami e la stesura della tesi in neuropsichiatria («ma non ho ancora deciso la specializzazione futura, mi vedo forse geriatra o medico di base») che discuterà in autunno, Alessandro Giovannini la scorsa estate ha trovato il tempo per contattare Emanuela Rossini: «Certamente l'esperienza come consigliere circoscrizionale a Trento e nell'assemblea provinciale del Pd trentino è stata utile, ma credo che la politica dovrebbe essere sempre così: un cittadino fa una segnalazione e, se ritenuta meritevole, i rappresentanti in Parlamento dovrebbero farsene carico. A tutti quelli che hanno dato dell’Italia una versione caricaturale e lontana dalla realtà sono contento di dire che siamo davvero in una democrazia realmente rappresentativa, dove un cittadino può rivolgersi ad un Parlamentare per essere rappresentato nelle più alte istituzioni del Paese.
Lo scoppio dell’emergenza legata all’epidemia di Covid-19 ha impresso un’accelerazione ad un percorso che era già tracciato. Non andremo probabilmente in prima linea contro il Coronavirus, però se saremo impiegati come medici di guardia o sul territorio permetteremo a tanti professionisti sanitari di recersi liberamente dove è richiesta gente esperta. In questi giorni all’ospedale di Mezzolombardo, grazie al decreto Cura Italia, sono potuti entrati in servizio immediatamente 5 neolaureati.
Lo stop all’esame di Stato, però, è solo il primo passaggio per rivedere la procedura di immissione nel circuito di giovani medici. C’è una domanda crescente di medici ma poca offerta: mancano borse di specializzazione e i laureati non possono concludere il percorso formativo per esercitare la professione. Destinare maggiori risorse per le borse di specializzazione è un investimento fondamentale per avere medici in corsia, e qui in Trentino è necessario porre le condizioni per invogliare i professionisti a mettersi in gioco nelle valli ».
Alessandro torna a parlare dei suoi progetti: «Mi voglio laureare al più presto e spero di poter lavorare in Trentino. Al momento non faccio parte di coloro che vogliono trasferirsi all’estero, sono legato alla mia terra. Come studente ovviamente non posso essere assunto, ma in questo momento difficile volevo anch'o dare il mio contributo e ho fatto domanda come volontario nella Croce Rossa».
Notizia liberamente tratta dall'articolo pubblicato in data odierna sul quotidiano "L'Adige" e da un colloquio personale con Alessandro Giovannini.
Seguici su YouTube
Partito Democratico del Trentino