Mentre Kompatscher solo pochi giorni fa ha messo in discussione il concetto di Regione, di fatto mettendo in luce l'ormai deteriorato rapporto tra la provincia di Trento retta dalla Lega di Fugatti e la provincia di Bolzano governata dalla ''sua'' Svp i consiglieri provinciali leghisti, al gran completo, oggi erano a Roma stretti attorno al loro Capitano per gli ''Stati Generali delle Regioni''.L. Pianesi, "Il Dolomiti", 18 febbraio 2020
Un'immagine quasi grottesca che raffigura un gruppo di rappresentanti istituzionali di una provincia autonoma, quella di Trento, storicamente abituata a guardare a nord, alla fisiologica alleanza con il vicino Alto Adige, con l'Austria, con l'Euregio, all'Europa, che oggi è costretta ad entrare in stand-by ad ogni adunata comandata da Salvini. Assessori, come Stefania Segnana o Mirko Bisesti, che in Trentino hanno liste di incontri lunghe chilometri con sindacati, organi consiliari, privati che chiedono di essere ricevuti ma che non riescono a ottenere soddisfazione ma che non mancano mai quando il Capitano chiama.
E quello di Roma era proprio un meeting per parlare ancora di più tra rappresentanti leghisti. C'erano 200 amministratori regionali del partito di Salvini e lo scopo, tramite dei tavoli tematici, era quello di confrontarsi tra ''vicini'' di casa e di partito per coordinare le ''buon pratiche'' messe in atto in ciascun territorio e fare quadrato contro il governo centrale. Curiosa anche la scelta del luogo dove sono stati svolti questi ''Stati Generali (nome quanto mai abusato in questa fase storica ndr) delle Regioni'': quella Roma che fino a qualche tempo fa era ladrona, brutta, sporca e cattiva per la Lega (Nord) e che ora è base privilegiata e speranza di conquista.
Per Fugatti, relegato in un angolino nella foto, lontano da ''Lui'' e dal suo ''braccio sinistro'' trentino, Bisesti, dunque, altro che visione regionale, altro che sguardo rivolto a nord, a quel Trentino che, forte della sua autonomia, delle intuizioni della sua classe dirigente e della solida alleanza con Bolzano riusciva a primeggiare in Italia per qualità della vita, occupazione, ricchezza pro capite e a mantenere ben saldo lo sguardo europeo, con Università e centri di ricerca a farla da padroni. Altro che appello di Kompatscher colto al volo per riallacciare lo strappo con l'Alto Adige.
L'orizzonte provinciale pare essere quello di un territorio piccolino all'ombra del vicino Veneto, del Friuli Venezia Giulia e della Lombardia territorio di conquista, come dimostrato plasticamente poche settimane fa con il quasi regalo fatto all'Università di Padova di una scuola di Medicina aperta a Trento e sotto il controllo veneto.
In questa foto, poi, c'è la rappresentazione plastica dell'autonomia di questa classe politica che si ritrova a dirigere una provincia autonoma ben conscia del fatto che senza ''Lui'' non sarebbero stati dove sono e quindi se Salvini ''fischia'' il Trentino deve attendere e il suo presidente Fugatti deve essere pronto a vestire, a seconda delle evenienze, i panni della ''spalla'' da campagna elettorale (come successo in Emilia Romagna con Borgonzoni) o della ''band d'apertura'' (alla manifestazione delle destre a Roma) o dell'''emiro'' seduto al tavolo dei governatori leghisti agli Stati Generali delle Regioni. Ed è così che pare non esserci più nemmeno l'autonomia di scegliere se restare o andare.
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Partito Democratico del Trentino