Il Consigliere del Partito Democratico Alessandro Olivi non ha intenzione di partecipare alla gara di che vede nei giorni complicati della cooperazione una palestra per cercare di ridisegnare equilibri politici.Trento, 18 febbraio 2020
Ha invece depositato un’articolata interrogazione per stimolare la Giunta provinciale ad una presa in carico, sul piano istituzionale, dei problemi che stanno alla base della crisi deflagrata con le dimissioni della maggioranza del Consiglio di amministrazione della Federazione Trentina della Cooperazione.
“La politica non deve intromettersi nell’autonomia organizzativa federale, ma piuttosto aiutare a creare le condizioni per un rinnovato impegno del movimento sui temi della responsabilità sociale dell'impresa, della qualità del lavoro, del contrasto alle disuguaglianze e contro una deriva speculativa dell’economia” - analizza il Vicepresidente del Consiglio Provinciale.
Le domande rivolte all’esecutivo sono precise e riguardano questioni di merito, concrete ed attualissime.
Il consigliere Olivi ha infatti interrogato la Giunta per sapere:
1) se e come intende dare attuazione al Protocollo d’intesa «Nuovi impegni per la crescita della comunità trentina», siglato tra Provincia e Federazione Trentina della Cooperazione il recente 17 gennaio 2020, dando ai relativi impegni un carattere maggiormente operativo, a prescindere dalla crisi in atto nei vertici federali;
2) se, preso atto del ricorso ad adiuvandum della Provincia contro Cassa di Trento nella controversia avente ad oggetto la fusione con la Cassa rurale di Lavis, Mezzocorona, Valle di Cembra, si sia ricercata un’intesa con le stesse in ordine alla necessità della preventiva autorizzazione provinciale, e soprattutto se tale intesa non sia ritenuta ancora più necessaria alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale in materia di competenza regionale sulle Banche di credito cooperativo;
3) se ritenga opportuno collaborare con la Federazione Trentina della Cooperazione, ai livelli ritenuti più opportuni, per: (a) monitorare le strategie, il posizionamento e le eventuali emergenze del sistema cooperativo in un mercato aspramente competitivo; (b) favorire nuove forme di collaborazione fra imprese cooperative, anche concorrenti; (c) facilitare l’incrocio tra la domanda e l’offerta di lavoro all’interno del mondo cooperativo; (d) dare concreta risposta ad un ritorno di interesse, anche in ambito sindacale, per le varie forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese; (e) valorizzare il protagonismo della base sociale.
IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE
Interrogazione a risposta scritta n.
Crisi della cooperazione: neutralità o inerzia? Quali gli effetti della sentenza della Corte costituzionale sulla competenza regionale in tema di Bbc
La crisi che sta avvolgendo il Consiglio di amministrazione della Federazione Trentina della Cooperazione contiene in sé un ulteriore capitolo del dibattito che da tempo è in corso nella nostra comunità sul modello cooperativo e sulla sua attuale coerenza ai principi e ai valori fondanti. Un dibattito a tratti intenso, ma anche acerbo e non sempre lucido - specie a seguito della contestata assemblea della ex Cassa rurale di Lavis, Mezzocorona, Valle di Cembra - che si è avviato su un sentiero pericoloso, affollato di proclami e di equivoci di senso e di ruolo.
Ciò ha contribuito a determinare una situazione di stallo, che certo non è d’aiuto nell’aggirare il punto di collisione fra solidarietà e mercato, di fronte al quale si trova oggi il sistema cooperativo nelle sue multiformi articolazioni. Quel punto è il nodo della questione, che non si scioglie, anzi s’ingarbuglia ancor di più, con il pellegrinaggio fra luoghi comuni, difese d’ufficio e schemi ideologici, a cui l’opinione pubblica trentina è stata fin qui costretta, anche per la complicità di un far politica sempre più avido di populismo e di superficialità.
È perciò il momento che le istituzioni dell’autonomia smettano di accodarsi alle varie fughe in avanti o all’indietro sul tema, rinunciando a rifugiarsi in meri espedienti comunicativi per impegnarsi invece in un serio tentativo di rigenerazione e di ripartenza di questo sistema, a salvaguardia del modello che lo ispira e della coesione sociale che lo sostiene. Cioè due pezzi pregiati del nostro capitale identitario.
Si tratta in altre parole di partecipare nei pertinenti ruoli al più generale progetto di rifondazione del movimento cooperativo, di cui la Federazione dovrebbe essere il principale artefice e garante, perché ogni soggetto di mercato possa assumersi la responsabilità di affrontare una stagione economica eccezionalmente complessa e tormentata dall’aumento delle disuguaglianze, nella consapevolezza che i principi cooperativi non possono mai essere interpretati come manleva dell’inefficienza, né come mera emulazione dell’impresa capitalistica, ma come impegno comune in favore della persona e della sua centralità.
Un simile progetto rifondativo non dovrebbe dunque essere isolato dal resto del sistema trentino, specie nei momenti critici, in una sorta di solitudine opportunistica: tutti insieme quando c’è bel tempo, a ciascuno le proprie grane nella tempesta. La logica di sistema chiama prepotentemente in causa anche il pubblico, che dovrebbe essere in grado di offrire strumenti sempre più aggiornati e flessibili per accompagnare gli inevitabili processi rigenerativi del tessuto cooperativo, a servizio dello sviluppo sostenibile, senza indebite intromissioni politiche nell’autonomia organizzativa federale.
La politica, dunque, che troppo spesso sembra occuparsi di queste vicende o per tirare acqua al proprio mulino, o per prenderne le distanze quando il livello dell’acqua sale oltre una certa soglia, dovrebbe esercitarsi, con presenza e rispetto, non domandandosi quale sia l’orientamento politico di Marina Mattarei, né ragionando in base al partito per il quale potrebbe parteggiare chi dovesse succederle. Ma spendendo la propria credibilità per una chiamata a raccolta delle forze migliori della nostra comunità, in modo da creare un contesto favorevole affinché chiunque abbia idee e passione, possa far convergere il proprio impegno nella costruzione di organizzazioni intermedie capaci di investire sulla responsabilità sociale dell’impresa, la qualità del lavoro, la sua conciliazione con la vita familiare.
Serve insomma sprigionare la forza di chi pone il proprio impegno nella ricerca delle risposte più avanzate alle fatiche reali e alle passioni delle persone. Scrollandosi di dosso questa sorta di stanco attendismo che sembra aver avviluppato la Giunta provinciale dopo che la retorica del cambiamento e della rivoluzione, ha mostrato le sue vere sembianze fatte di piccolo cabotaggio, di logiche immediate e di corto respiro. Anche sul tema della cooperazione molto presidenzialismo ma poca strategia.
Tutto ciò premesso, interrogo il presidente della Provincia e l’assessore competente per sapere:
1) se ritiene opportuno provvedere senza indugio all’attuazione del Protocollo d’intesa «Nuovi impegni per la crescita della comunità trentina», siglato il 17 gennaio u.s. fra la Provincia e la Federazione Trentina della Cooperazione, dando ai relativi impegni un carattere maggiormente operativo, a prescindere dalla crisi in atto nei vertici federali;
2) come valuta le cause e i possibili effetti dell’attuale crisi della governance della FTC, giustamente definita «partner storico dell’Autonomia» dal Presidente Fugatti e dall’Assessore Tonina;
3) se, preso atto del ricorso ad adiuvandum della Provincia contro Cassa di Trento nella controversia avente ad oggetto la fusione con la Cassa rurale di Lavis, Mezzocorona, Valle di Cembra, si sia ricercata un’intesa con le stesse in ordine alla necessità della preventiva autorizzazione provinciale, e soprattutto se tale intesa non sia ritenuta ancora più necessaria alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale in materia di competenza regionale sulle Banche di credito cooperativo;
4) se ritenga opportuno collaborare con la FTC, ai livelli ritenuti più opportuni, per: (a) monitorare le strategie, il posizionamento e le eventuali emergenze del sistema cooperativo in un mercato aspramente competitivo; (b) favorire nuove forme di collaborazione fra imprese cooperative, anche concorrenti; (c) facilitare l’incrocio tra la domanda e l’offerta di lavoro all’interno del mondo cooperativo; (d) dare concreta risposta ad un ritorno di interesse, anche in ambito sindacale, per le varie forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese; (e) valorizzare il protagonismo della base sociale.
A norma di regolamento, si richiede risposta scritta.
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