«Sarà un avversario, non un nemico». Franco Ianeselli, candidato di SìAmoTrento che è riuscito ad allargare la coalizione anche agli autonomisti, saluta così la notizia della scelta di Alessandro Baracetti come candidato del centrodestra.
D. Baldo, "Corriere del Trentino", 9 febbraio 2020
«Certo ci sono due visioni diverse che ci separano — avverte Ianeselli — noi immaginiamo una Trento europea, nel suo schieramento ci sono invece esponenti dell’antieuropeismo come Devid Moranduzzo e Daniele Demattè che hanno brindato alla Brexit sognando che anche l’Italia possa uscire dall’Europa».
Baracetti è però un moderato, espressione centrista più che della destra leghista.
«Più che destra, sinistra o centro, l’importante è guardare avanti. Ma non possiamo negare che il candidato sindaco rappresenta la coalizione, e Baracetti rappresenta anche l’estremismo della Lega».
Lei parte con un mese di vantaggio rispetto al suo avversario. Che città ha incontrato in questi giorni?
«I trentini sanno che la città ha imboccato anni fa la propria strada, quella che dal 27esimo posto delle classifiche sulla vivibilità l’ha fatta arrivare fino al primo posto. Una città che ha saputo attraversare la deindustrializzazione con la chiusura di Italcementi e della Michelin, dove ora c’è il successo del Muse. È la città che è incrementa nel numero di turisti del 5% ogni anno. Certo ci sono anche delle difficoltà: deve essere velocizzata la macchina comunale, deve essere affrontata la questione della mobilità ma anche quella del degrado, che i trentini per la loro propensione al rispetto delle regole e del decoro sentono come importante».
Dall’altra parte però insistono sul cambiamento, lei sembra sulla strada della continuità.
«Se il cambiamento è quello che propone la giunta che governa la Provincia, non si può certo dire che sia in meglio. I risultati raggiunti dalla città sono evidenti, ma serve un cambio di passo. Aver scelto me come candidato sindaco è anche una scommessa generazionale».
La difficoltà di un sindaco è anche quella di tenere unita una coalizione. Nella scorsa consiliatura il tasso di litigiosità era elevato.
«Hanno capito tutti che fare squadra è fondamentale. Sul mio nome si è deciso in tempi brevi, a significare un’unità interna alla coalizione che non mi sembra invece di vedere dall’altra parte. Hanno chiesto a 30 persone prima di scegliere, e dopo 30 rifiuti hanno individuato il loro candidato sindaco. Questo mi fa pensare che al loro interno non siano così compatti».
Lei fin da subito hai posto il tema della sicurezza, solitamente un cavallo di battaglia della destra. Perché?
«Non è un tema che dev’essere connotato politicamente. Sentirsi sicuri è un diritto di tutti e tutte le forze politiche dovrebbero lavorare per questo, senza strumentalizzazioni. Da una parte l’unica proposta è quella di schierare l’esercito, noi invece diciamo che serve la Polizia locale, che servono i cittadini, il presidio della città fatto anche dai commercianti che devono essere sostenuti e incoraggiati. Serve il volontariato, persone e cittadini che popolano i quartieri. Serve una città viva».
Al candidato sindaco di solito si chiede cosa farà per i giovani. Ma cosa propone invece per gli anziane?
«In questi giorni ho incontrato tanti anziani, e la loro solitudine. Da sindaco cercherò di promuovere il volontariato fatto dagli stessi anziani per aiutare altri anziani. Esempi importanti già ci sono sul territorio, ci sono tante associazioni, circoli. Agli anziani deve essere garantito di poter coniugare una vita attiva con le necessità di cura e assistenza».
Dal centrodestra, oltre ai programmi, la coalizione che lei guida si differenzia anche sui valori. Quali?
«Uguali diritti, uguali doveri. Noi siamo autonomisti perché crediamo nella comunità di destino: non è importante da dove vieni, come vivi, che religione professi. Dall’altra parte tutto è all’insegna della divisione. Ma non è dividendo che cresce una città».