Alessandro Andreatta, sindaco di Trento dal 3 maggio 2009 (in precedenza era stato reggente per alcuni mesi con le dimissioni di Alberto Pacher) si appresta a vivere gli ultimi 100 giorni alla guida della città. 100 giorni intensi, visto che nelle prossime settimane approderanno in aula la Variante al Prg, il Piano Destra Adige e il Piano turistico.
G. Piccoli, "Trentino", 7 febbraio 2020
Andreatta, come sta vivendo gli ultimi 100 giorni da sindaco? Non ho mai creduto ai primi o agli ultimi 100 giorni. Ho sempre creduto che si deve lavorare dal primo all'ultimo giorno di mandato. Perciò mi impegnerò fino al 3 maggio.
La maggioranza sembra aver ritrovato compattezza anche grazie alla candidatura di Ianeselli. Il 2019 è stato in verità un anno buono, anche dal punto di vista politico. Non c'è dubbio che anche questa convergenza ampia, maturata tre settimane fa, abbia aiutato e aiuterà l'aula nell'assunzione delle ultime decisioni. Diciamo che la scelta del candidato sindaco porta una responsabilità all'attuale maggioranza in questi ultimi mesi, e responsabilità per la costruzione del progetto futuro. Una parte dei consiglieri che ci sono oggi ci saranno anche dopo.
Si aspetta quindi una continuità nel caso di vittoria di Ianeselli? Si può garantire una continuità in termini positivi. Poi è chiaro che la scelta dei contenuti avrà la giusta discontinuità. Un sindaco nuovo saprà indicare obiettivi prioritari non solo per i prossimi 5 anni, ma anche per i prossimi 10-15.
È soddisfatto del candidato sindaco scelto? È giovane, ha 41 anni, quasi 20 in meno di quanti ne aveva Pacher e di quanti ne avevo io quando siamo diventati sindaci. Guarderà la città con occhi diversi, nuovi, ha vissuto esperienze diverse rispetto ai sindaci che ci sono stati sino ad oggi. Sul piano politico è chiaro che avrà fatto le sue valutazioni rispetto a come vive oggi la città e a quali strade percorrere per renderla migliore e competitiva, nel senso di attrattiva. Una città con una buona qualità della vita, con buoni servizi, è una città capace di attrarre persone, anche da fuori, che la scelgono per la vita.
Lei ha indicato in passato più volte Mariachiara Franzoia, attuale vicesindaco, come candidato ideale per la successione. È giovane (un anno in meno di Ianeselli), è donna ed ha maturato una lunga esperienza come amministratrice. Le dispiace che sia andata diversamente? Ho iniziato a parlare di Mariachiara Franzoia in un'intervista a luglio del 2015. L'ho vista crescere da consigliera, da presidente di commissione e da assessora e un anno e mezzo fa l'ho nominata sindaco (un lapsus ndr). Per me aveva certamente tutte le caratteristiche di percorso: è giovane, è donna e soprattutto ha un'esperienza non solo nel suo campo. Se uno pensa a Mariachiara Franzoia solo come assessora alle politiche sociali, si sbaglia: ha una visione complessiva della città. È una che studia tutti i comparti, senza invadere i territori altrui.
Un pedigree non riconosciuto? I partiti della coalizione, non tutti, non hanno detto nulla contro di lei ma hanno chiesto un nome non espresso dall'interno della giunta. Franzoia ha molte delle caratteristiche di Ianeselli, poi la politica è fatta di mediazioni e confronti. Si è voluta una persona non espressione dei partiti e ci si è mossi in quella direzione, forse frettolosamente. Ma da parte mia sosterrò pienamente Ianeselli, che ha grandi capacità di ascolto e mediazione.
Entriamo nelle ultime settimane di attività amministrativa: quali i passaggi fondamentali? Ci sono tre passaggi, tutti già impostati dal molto tempo. La variante al Prg, dal 9 al 13 marzo, calendarizzata da tempo e figlia di un lungo confronto e lavoro. Sarà una variante con tante risposte per i cittadini nell'ambito dei criteri che ci siamo dati: no consumo di suolo, riuso e qualche piccola rettifica nella direzione della qualità della vita. Si pensa sempre che i cittadini chiedano un passaggio da agricolo ad edificabile, invece hanno chiesto tantissime altre cose, legate alla viabilità o al passaggio da bosco ad agricolo.
C'è stato il passaggio complicato sul laghetto delle Viote. La Commissione, salvo un componente, non ha respinto il progetto. Ha solo detto che lì dove è stato pensato non è la localizzazione giusta. Bisogna studiare bene il posto e attivare un percorso partecipativo più ampio e vero, così si era già detto con l'Agenda 2030.
Quindi non è in discussione? No. Ci sarà la possibilità a breve, anche con una variante per opere pubbliche, di poterlo inserire, già a settembre o ottobre. Basta fare uno studio attento.
Cosa si aspetta in aula quando presenterà la variante? Farò l'introduzione generale e spiegherò le osservazioni accolte, che sono tante. Poi valuteremo gli emendamenti, che sono stati annunciati. Detto questo, il percorso in commissione urbanistica è stato molto corretto, maggioranza e minoranza hanno collaborato lealmente. La Commissione ha lavorato molto, anche di sabato. C'era la volontà di portare a termine la variante.
Poi? Poi ci sarà il Piano guida della Destra Adige, impostato già prima del 2015. Su quell'area ci sarà una parte residenziale, poi una serie di funzioni pubbliche importanti, a partire dal verde e da percorsi ciclopedonali, che potrebbero partire dal parco delle Albere e attraverso il nuovo ponte arrivare in Destra Adige fino alle Gallerie, collegandole al Muse. Poi ci sarà una parte commerciale, con i negozi di vicinato di cui il quartiere ha bisogno. Quindi lo studentato universitario, che è già in fase avanzata di progettazione; il grande parcheggio da almeno 2000 posti, pensato a servizio della città, un parcheggio su più piani in gran parte interrati. Infine, molto importante, porteremo al di là del fiume Trento Fiere, un polo espositivo multimodale, dove ci sarà uno spazio da 2.500-3.000 posti. Trento oggi può contare solo sull'auditorium da 850 posti visto che il palasport, con due squadre in serie A, è di fatto sempre occupato. Per questo c'è bisogno di un'alternativa in grado di rispondere alla fame si spazi in occasione di certi eventi, si pensi solo ai festival.
Ha senso pensare ad un parcheggio da 2000 posti e poi prevedere un ampliamento dell'ex Sit ? All'ex Sit è previsto un ampliamento da poche centinaia di posti, ma 2mila stalli è un'altra cosa, perché risponderebbero al bisogno di frequentazione del centro.
Cosa si aspetta, infine, dal Piano turistico? La stesura definitiva ancora non c'è, ne parleremo nelle prossime sedute di giunta. Diciamo però che dobbiamo interpretare bene quello che oggi ci chiede Trento città turistica.
Uno dei temi fondamentali è quello della ricettività, si continua a parlare della fame di strutture alberghiere. Questo non dipende necessariamente dal Comune. Tutte le zone definite urbanisticamente come C5 possono ospitare alberghi: chi ha idee e risorse lo può fare. Si pensi ad esempio alle Albere, dove in effetti un albergo (NH ndr) è stato fatto.