Olivi: Quasi 20 milioni di euro di risorse provinciali destinate al lavoro e alle famiglie ora rischiano di essere utilizzate per altro. Questo non deve avvenire

Non voglio fare polemica, chiedo si faccia attenzione. Ci sono oggi quasi 20 milioni di euro di risorse provinciali che erano destinate al lavoro e alle famiglie che rischiano di essere utilizzate per altro. Questo non deve avvenire.
Alessandro Olivi, 31 gennaio 2020

Il Governo nazionale, con l'approvazione della Legge di Bilancio 2020, ha introdotto nuovi interventi statali a sostegno della natalità e d’integrazione al reddito delle famiglie. Lo ha fatto muovendo passi decisi in un ambito nel quale il Trentino era attivo da tempo, avendo esercitato con convinzione le prerogative della propria autonomia speciale per costruire modelli e strumenti avanzati ed efficaci.

Per recuperare il tempo perso, la Giunta provinciale prenda subito atto dell’incumulabilità di questi nuovi interventi con quelli provinciali, e utilizzi le risorse che si rendono disponibili nella direzione che il Consiglio provinciale le ha indicato, approvando, nel dicembre scorso, l’Ordine del giorno n. 152. Ci sono oggi circa 8 milioni di euro che la Giunta deve utilizzare per aumentare le deduzioni per i redditi da lavoro femminile per le mamme che lavorano e per potenziare i servizi educativi della prima infanzia, e non c'è più alcun impedimento acché questo venga fatto.

Con la stessa tempestività, chiedo che la Giunta utilizzi gli oltre 10 milioni disponibili a bilancio data la parziale sostituzione dell'Assegno Unico provinciale con il Reddito di Cittadinanza, per ripristinare i finanziamenti sottratti alle azioni portate avanti per il sostegno al lavoro. Solo infatti presidiando in modo completo l’accesso all’impiego, sia questo declinato in funzione dei giovani, delle categorie svantaggiate o dell’occupazione femminile, potrà non venire meno il presidio pubblico che ha garantito in questi anni che in Trentino il mercato del lavoro non si traducesse in un ambito lasciato a sé stesso e alla sole dinamiche di mercato, ma fosse invece un terreno dove l’interlocuzione con lavoratori e aziende consentisse al pubblico positivi e mirati interventi di politica del lavoro.