E’ notizia di questi giorni l’iniziativa della Provincia autonoma di Bolzano di dar avvio a collaborazioni con l’Università Cattolica del S. Cuore di Milano e le Università di Innsbruck e Salisburgo per creare una “Scuola provinciale superiore di Sanità”, avente lo scopo di preparare nuovi medici bilingui per il territorio sudtirolese.Luca Zeni, 31 maggio 2020
E’ certamente facoltà di Bolzano agire come meglio ritiene, ma questo è anche il frutto del distacco voluto da Trento e del suo costante avvicinamento all’area veneto-lombarda a scapito dei rapporti storici con l’area tirolese in generale.
In tal modo la nostra autonomia si indebolisce sempre più e viene spinta ai margini dello sviluppo, mentre Bolzano si allea con il sistema tedesco ed austriaco posizionando la propria Sanità in una sfera disgiunta da quella trentina e quindi opposta al progetto di regionalizzazione della Sanità fin qui perseguito anche negli ambiti dell’Euregio.
A fronte di ciò, il Consigliere del Partito Democratico del Trentino, Luca Zeni, ha presentato oggi una mozione in Consiglio provinciale per impegnare la Giunta trentina a “sviluppare ulteriori ed immediate collaborazioni con la Provincia di Bolzano sia in termini politici che tecnici ed anche coinvolgendo l’Università e le due Aziende Sanitarie provinciali proprio con lo scopo di ricostruire il sistema sanitario regionale e per evitare la ridicola sovrapposizione di due facoltà di Medicina nell’arco di pochi chilometri.
IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE
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TRENTO «È un peccato». Di fronte all’intenzione di Arno Kompatscher di aprire un corso di laurea in Medicina a Bolzano, Paolo Collini non nasconde un pizzico di sconforto. Ma in attesa di avere notizie più dettagliate dei piani altoatesini, il rettore dell’Università di Trento preferisce non considerare del tutto chiusa la partita. E rilancia, puntando a un progetto integrato regionale «in grado di rafforzare le istituzioni del territorio».
«In realtà — spiega Collini — non conosco ancora i dettagli del progetto della Provincia di Bolzano». Una prospettiva, assicura il rettore, «che non modifica il nostro percorso». Ma che solleva dubbi, prosegue Collini, sui benefici dell’operazione: di fatto, a pochi chilometri di distanza, nella stessa regione, verrebbero aperti due corsi di laurea in Medicina. «È un peccato che non si sia pensato alla possibilità di mettere in atto un progetto integrato a livello regionale» allarga le braccia Collini. Che guarda a Kompatscher e invita al dialogo: «Se ci fossero i margini, mi piacerebbe poter discutere di possibili collaborazioni». Anche sulla base delle competenze che l’ateneo trentino è in grado di garantire. Come gli insegnamenti in tedesco: «Per quanto ci riguarda, abbiamo già programmato una formazione bilingue». Formazione che la Provincia di Bolzano ha chiesto alla Cattolica di Milano, con la quale ha stretto un legame consolidato. «Ma Trento — assicura Collini — può offrire risorse per il tedesco probabilmente maggiori. Se il problema di Bolzano è la lingua, la questione non sussiste». Nessun timore, da parte del rettore, di veder ostacolato il percorso trentino dal nuovo progetto altoatesino: «Non vedo problemi. Nemmeno sul bacino di studenti: le due province esprimono una domanda molto alta».
Disegna collaborazioni tra Trento e Bolzano anche il governatore Maurizio Fugatti. Che, in primo luogo, chiarisce i confini delle scelte. «Bolzano — è il commento del presidente della Provincia — prende le decisioni che crede e non deve chiedere a Trento. Lo stesso vale per Trento». E la scelta di aprire a Bolzano una sede distaccata del corso di laurea in Medicina della Cattolica, secondo Fugatti, è «positiva»: «Avere un corso di laurea in Medicina è un obiettivo per Trento. Si vede che lo è anche per Bolzano. Troppo vicine? Macché. Piuttosto che avere zero corsi di laurea in Medicina in regione, meglio averne due». Ma l’obiettivo anche del governatore trentino è quello di avviare un dialogo. Che, in queste ore, sembra essere già partito. «Ho già parlato con Kompatscher — ammette Fugatti — e personalmente auspico che ci possano essere collaborazioni, così come ci siamo detti con il presidente altoatesino».
Ma a mettere in risalto le mosse «autonome» di Trento e Bolzano, in una interrogazione depositata ieri, è l’ex assessore alla sanità Luca Zeni (Pd). «Bolzano — scrive l’esponente dem — si muove su più terreni in completa autonomia, com’è giusto che sia, ma anche in completo distacco da Trento e ciò rende ancor più debole la nostra autonomia e la espone a una serie di rischi pericolosi». E aggiunge: «Non può non essere registrato il mutamento profondo che si sta innescando con il transito dal passato, dove non esisteva alcun corso di laurea specifico, alla creazione di ben due corsi di Medicina consimili e distanti fra loro solo pochi chilometri, in un processo che rischia di essere controproducente per entrambi i territori e che annulla quella regia regionale unica che si è perseguita per anni, anche nel contesto delle iniziative euroregionali, proprio per offrire un modello omogeneo. Sembra insomma di assistere ad una gara a chi arriva prima». L’invito del consigliere provinciale è rivolto in primo luogo a Fugatti: «Trento deve tornare a farsi promotore di un dialogo concreto con Bolzano». Dello stesso avviso i sindacati, che chiedono convergenza tra Trento e Bolzano su «temi strategici». «Sembra al contrario — scrivono Cgil, Cisl e Uil — che ci si muova in direzione opposta: la giunta Fugatti ha scelto di andare in solitaria o di guardare con maggiore attenzione al Veneto, Kompatscher si rivolge al Tirolo e a Milano. Queste strategie rappresentano una sconfitta per l’autonomia».
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