Preferisce evitare i toni trionfalistici, marcando le «logiche diverse» che regolano la partita elettorale appena consumata in Emilia Romagna e quella che interesserà il Trentino — e soprattutto il capoluogo — tra poco più di tre mesi. Ma Franco Ianeselli, candidato sindaco della coalizione «SìAmo Trento» e del Patt, non nasconde la soddisfazione per la vittoria di Stefano Bonaccini.M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 28 gennaio 2020
«Un bel segnale per la qualità della democrazia» sottolinea Ianeselli, che ieri ha commentato l’esito del voto in Emilia Romagna anche sui social. «I problemi restano e le criticità sono tutte sul tavolo — ha scritto il candidato — ma la forza di una grande partecipazione popolare e la credibilità di un governatore come Stefano Bonaccini sono riuscite a sconfiggere le retoriche della paura e della divisione. Gli Emiliano Romagnoli hanno deciso che all’arroganza di un leader nazionale che impone il suo nome in ogni simbolo, si può rispondere con la schiena diritta di una comunità che non accetta di passare per terra di conquista».
Ha parlato di «credibilità di un governatore» e di «partecipazione popolare». Sono questi i punti cruciali della vittoria di Bonaccini?
«L’esito del voto in Emilia Romagna dimostra che tutto ha una logica. È comprensibile e rassicurante: vuol dire che se si governa bene si viene premiati. Stiamo parlando di un governatore che ha amministrato bene, di una regione che — come Trento — è in cima a tutte le classifiche per qualità della vita: mi avrebbe sorpreso un risultato diverso. Ma quello di domenica è stato anche un bel segnale per la qualità della democrazia: per l’affluenza alle urne, ma anche per la risposta, al di sopra delle aspettative, a chi ha condotto una campagna elettorale improntata sull’odio e sulle divisioni».
La lista Bonaccini presidente ha sfiorato il 6%, un valore aggiunto importante per la vittoria finale. Qui a Trento si sta lavorando per una lista del sindaco.
«Il risultato della lista del governatore può rappresentare un utile spunto. Ma attenzione: alla base delle elezioni in Emilia Romagna e di quelle in Trentino ci sono logiche diverse. Preferisco non tracciare nessi tra i due appuntamenti elettorali. E sono contento che noi abbiamo deciso tutto prima del voto in Emilia Romagna, a differenza del centrodestra, che ha affidato la decisione a un evento esterno: e questo, in una terra autonoma, ovviamente stride».
Lei è prudente sull’apporto della lista del sindaco. Eppure la società civile si sta rivelando importante. Lo potrà essere anche a Trento?
«Sono convinto che molti si metteranno in gioco, mostrando lo spirito del capoluogo».
In Emilia hanno avuto un ruolo importante anche le sardine. Ieri su Facebook hanno citato Trento.
«Qui a Trento le sardine ci sono e sono vivaci. Mi sono già confrontato con Lorenzo Lanfranco (uno degli organizzatori della manifestazione di dicembre, ndr ). Ricordo, a dicembre, una piazza Duomo piena: un segnale forte per la città di Trento. La loro proposta, tra l’altro, è in linea con il discorso che il capo dello Stato Sergio Mattarella ha pronunciato proprio qui sabato scorso: la visione di una politica ferma ma mite. Per quanto mi riguarda, in Cgil mi hanno regalato un tagliere a forma di sardina».
Tornando alle elezioni, i 5 Stelle sono naufragati. Come legge questo crollo?
«Dimostra la volatilità della politica di oggi. Le riflessioni spettano ai pentastellati, ma è evidente che non si vive di soli “vaffa”: quando i movimenti si istituzionalizzano è necessario gestire la fase di consolidamento».
Bonaccini non ha voluto big nazionali. Come imposterà la sua campagna elettorale su questo aspetto?
«La questione dei big nazionali non è sicuramente il tema della campagna elettorale. Personalmente, mi piacerebbe che venissero a Trento dei sindaci, degli amministratori a portare la loro esperienza».
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