Progettone, giro di vite. Ma su 2.000 lavoratori gli stranieri sono 300. Olivi: "Il vuoto dietro la propaganda"

Dopo l'Assegno Unico e la casa ora anche per i disoccupati più anziani e deboli arriva l'obbligo della residenza lunga. Se è questa la novità,  la riforma tanto annunciata nei lavori socialmente utili, vuol dire che siamo messi male! Non ci sono idee e di conseguenza si dà in pasto all'opinione pubblica l'ennesima inutile pillola demagogica.
Alessandro Olivi, 25 gennaio 2020

A pagare il conto di una politica egoista ed escludente saranno i più deboli. Vorrà dire che avremo i "poveri puri" e quelli un po' "meno puri". La realtà è che si stanno tagliando le risorse per il lavoro e l'inclusione sociale.

 

Progettone, giro di vite. Ma su 2.000 lavoratori gli stranieri sono 300, M. Zamattio, "Corriere del Trentino", 26 gennaio 2020

Il Progettone non ha bisogno di modifiche ai criteri di accesso agendo sul parametro della residenza in Italia per favorire i disoccupati trentini, come ipotesi anticipata dall’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli. Su 2.000 persone inserite nel Progettone negli ultimi anni, solo 300 sono straniere (il 15%). E in diminuzione.

Secondo i dati di Soave, il Servizio di ripristino e valorizzazione ambientale che gestisce il Progettone. In un Trentino dove la popolazione straniera, negli ultimi quattro anni, è scesa di 2.700 unità, secondo i dati del «Rapporto sull’occupazione in provincia 2019». E poi un limite sulla residenza esiste già. «Avevamo già parametri che prevedono i 5 anni residenza — spiega il dirigente di Soave Innocenzo Coppola — e da tre anni è stato anche adottato il parametro Icef, ma abbiamo visto che non va a modificare l’inclusione di trentini, non li penalizza, in quanto va a toccare la popolazione più disagiata, dove ci sono molti trentini». Inoltre, sull’ipotesi di aumentare gli anni di residenza, non sarebbero state fatte verifiche per capire le ricadute. «Non posso dare un giudizio perché non ci sono dati oggettivi, questa è una scelta politica».

Per Andrea Grosselli della Cgil, che ieri ha firmato un documento unitario con le altre sigle per dire che «l’introduzione di limiti più rigidi ai criteri di residenza in Trentino, oltre a non dare risposte a chi cerca un reinserimento occupazionale, apre questioni spinose sul fronte della costituzionalità», parla di propaganda, demagogia su un sistema già tarato per rispondere alle esigenze dei locali, mettendoli sullo stesso piano.

Ma sul caso interviene a gamba tesa Alessandro Olivi, che parla di «vuoto dietro la propaganda». «Dopo l’Assegno unico e la casa, ora anche per i disoccupati più anziani e deboli arriva l’obbligo della residenza lunga — dice il vice presidente del consiglio provinciale — se è questa la novità, la riforma tanto annunciata nei lavori socialmente utili, siamo messi male». E aggiunge: «Non ci sono idee e si dà in pasto all’opinione pubblica l’ennesima inutile pillola demagogica. A pagare il conto di una politica egoista e escludente saranno i più deboli: vorrà dire che avremo i “poveri puri” e quelli un po’ “meno puri”, ma la realtà è che si stanno tagliando le risorse per il lavoro e l’inclusione sociale».

Un concetto affrontato anche da Grosselli, quello dell’inclusione, il quale ricorda che il Progettone, che costa 60 milioni l’anno, è diviso in due progetti. Quello standard con inseriti circa 1600 cittadini che per accedere devono rispondere a due requisiti significativi oltre ad avere più di 53-49 anni: essere licenziati per motivi economici (riduzione del personale per crisi aziendale) e con 8 anni alla pensione. «Requisiti che già riducono molto la platea — dice Grosselli — era un progetto nato come soluzione delle grandi crisi aziendali degli anni ‘80 e per dare risposta a lavoratori espulsi che non trovavano collocazione facilmente. Tutte le domande vengono accolte fino ad oggi». E poi c’è il Progettone stagionale, a tempo determinato, più flessibile, che prevede caratteristiche uguali al Progettone per l’età, ma per il quale non servono vincoli di decorrenza pensionistica né essere licenziati. Con il tempo in questo progetto, gestito dagli enti locali, sono arrivate sempre più richieste: nel 2019, su mille domande ne sono state soddisfatte circa 400, le altre sono rimaste fuori.

Sul Progettone Grosselli chiede, «al di là di logiche dal sapore demagogico ed elettoralistico per lanciare slogan anziché affrontare i nodi, questioni in parte già accennate da Spinelli: un coordinamento più forte tra Agenzia lavoro e Sova specie per lavoratori più disagiati per un miglior ricollocamento. Non dimentichiamo il boom di anziani che tra 10 anni rischiano di essere tagliati fuori».