La richiesta di risarcimento danni di oltre 20 milioni di euro che la proprietà dell'area ex Cattoi ha presentato al sindaco di Riva Adalberto Mosaner ha colpito come un maglio il consiglio comunale che sta discutendo la variante relativa soprattutto alla fascia lago, ma anche la città.R. Tosin, "Trentino", 22 gennaio 2020
La questione sarà trattata davanti al giudice civile del tribunale di Rovereto proprio a cavallo dei turni elettorali di maggio. La questione ha una genesi lontana e fin dalle prime battute si era capito che non avrebbe avuto un percorso lineare: che la materia urbanistica sia sempre stata un braccio di ferro tra le amministrazioni pubbliche e i portatori di interessi economici privati non è una novità, ma che un confronto finisse a pesci in faccia fin dal suo esordio non s'era mai visto. Creando bene o male anche un precedente: quale sindaco d'ora in avanti potrà mai affrontare serenamente un confronto sapendo che dietro l'angolo potrebbe presentarsi una richiesta personale di risarcimento di presunti danni milionaria?
Sindaco, ha dormito questa notte?
No, neanche un minuto.
Quanto le sta accadendo fa riflettere sulle responsabilità di un sindaco. Al sindaco spetta la conduzione politica di una città, ma è inevitabile che su di lui convergano tutte le aspettative e gli interessi di una comunità. Questo comporta anche grandi oneri, accanto però a una libertà di giudizio e di espressione.
Che in questo caso le sono negate. Che in questo caso sono fortemente compresse. Per questa citazione ho dovuto mio malgrado dichiararmi incompatibile nella discussione e nella votazione della variante. Una limitazione oggettiva.
Inevitabile quindi anche una riflessione generale scaturita dalla sua vicenda. Certo. Ci dobbiamo chiedere se è possibile che i grandi gruppi, le grandi società che hanno forti disponibilità economiche possano comprimere le prerogative che competono agli organi democraticamente eletti.
È così anche nel suo caso? In un rapporto di questo tipo si crea un evidente vulnus. In questo modo io sono stato messo "fuori gioco" rispetto ad un percorso democratico e trasparente. Costringendomi all'incompatibilità sono stato tagliato fuori dalla possibilità di votare quel documento.
Nel documento del Partito democratico che esprime la solidarietà nei suoi confronti tutto questo viene definito "intimidazione politica". Concorda? Ringrazio il Pd per la vicinanza dimostratami.
Ha ricevuto altri attestati di solidarietà? Sì, anche altri mi hanno espresso al loro vicinanza, anche da qualche sindaco.
Questo le dà più serenità? Mah, senz'altro fanno piacere, per carità. Ma in politica c'è più solitudine che amicizia. E poi c'è anche l'aspetto strumentale: siamo in campagna elettorale.
Lei ritiene che non ci potesse essere un modo diverso di rapportarsi con la proprietà per definire la questione prima di arrivare ai ferri corti? Pensi che mi è stato imputato di aver parlato troppo poco della questione. Se avessi parlato di più dove saremmo finiti. Il fatto è che fin dall'inizio c'è stata questa difficoltà di confronto. Io non ho mai cercato di risolvere la questione tramite i tribunali.
Forse serviva una maggiore partecipazione? Questa variante nasce dopo un percorso di massima condivisione e trasparenza. Tutta la città ha dato il suo contributo, compresa la proprietà che ha partecipato alla pianificazione. Credo che un iter tanto trasparente e partecipato non ci sia mai stato per nient'altro, quindi di sicuro non dobbiamo rimproverarci la condivisione.
Più amarezza o rabbia? Personalmente tanta amarezza. Ma anche consapevolezza di aver fatto un lavoro trasparente e lineare per il bene della comunità. Quando guardo fuori dalla finestra del mio ufficio e vedo il lago, mi dico: "Ecco l'essenza di Riva, ne ho fatto parte e ne sono orgoglioso. E da questo punto di vista mi sento sereno come è sereno il cielo di oggi.
È quindi soddisfatto della variante che avete portato in consiglio comunale? Nel lungo percorso di ascolto il nostro obiettivo era quello di raccogliere la vera anima della città, la percezione di quello che i rivani volevano per quell'area. Non tanto il disegno, i dettagli, ma proprio l'anima di un'area che per la città riveste un ruolo molto particolare. Sono convinto che abbiamo individuato quell'animus della comunità. Lì dentro c'è un sentimento espresso dalla città.
Quello che sta vivendo la spinge a mollare tutto e a prendere le distanze dalla politica o viceversa le dà la forza per resistere e ripresentarsi alle elezioni? Questa vicenda può avere entrambe le conseguenze. Ma nel mio caso non è quella che mi spingerà a fare una scelta piuttosto che un'altra. Io guardo al contesto politico, a un percorso da fare nell'ottica di uno sviluppo della nostra comunità, a un disegno politico preciso che guardi avanti. Il progetto nato a Trento, per esempio, potrebbe essere interessante, ma non dovrebbe fermarsi alla città. Dovrebbe allargarsi e coinvolgere gli altri centri, perché il Trentino non è fatto solo da Trento. Al momento questo non lo vedo a Riva. Da questo dipenderà la mia scelta, non da altro.
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