Da diversi mesi stiamo seguendo attentamente le questioni della carenza dei medici specialisti e della facoltà di Medicina in Trentino. A costo di suonare ridondanti ci preme ricordare come queste siano due questioni differenti: il primo è un problema (strutturale), la seconda una possibile soluzione (a medio-lungo termine).La Commissione Salute e Welfare del Partito Democratico del Trentino, 9 gennaio 2020
La giunta provinciale, e il presidente Fugatti, già su un questo aspetto sembra aver fatto una grande confusione: propone una soluzione forse utile nel medio termine (la facoltà) convinti sia una soluzione immediata e di successo (più medici specialisti subito).
In questi giorni stiamo leggendo come le Università di Trento e Padova fatichino a trovare un accordo comune. Non ci stupisce affatto. Il progetto dell’Università di Padova, voluto da Fugatti e presentato molto brevemente a fine 2019, è come lo chiedeva Fugatti: articolato, esauriente e di rapida attivazione. Ma è anche come lo si temeva: non pertinente, intrusivo, confuso. “Non pertinente” perchè la carenza di medici specialisti non si può evidentemente risolvere sfornando medici laureati (dopo la laurea servono diversi anni per ottenere la specializzazione); “intrusivo” perchè propone di creare a Trento una inutile succursale dell’Università di Padova, creando molti problemi di coesistenza (Padova dice di voler rimanere alla guida del progetto locale non meno di 15 anni); “confuso” perchè propone diversi percorsi di lauree sanitarie senza però chiarire da chi verranno coordinati e chi pagherà i relativi docenti.
Un’altra questione su cui la giunta sembra aver fatto molta confusione è su come strutturare la facoltà. Perché Fugatti ha dovuto guardare fuori provincia, quando invece l’Università di Trento ha ottimi ranking internazionali e diverse eccellenze (vedi Cibio e Cimec)? Perché cercare fuori provincia offerte rapide ed economiche, per un progetto che sarà comunque molto costoso, che sicuramente porterà visibilità alla giunta ma che quasi certamente non risolverà il problema nell’immediato? Questioni tecniche, economiche o solamente politiche (magari in vista delle prossime comunali)? La giunta ha deciso di investire sul sistema sanitario o di risparmiare, visto che ora sembra voler investire alcuni milioni per la facoltà, ma soli pochi mesi fa ha deciso per un taglio di ben 120 milioni sul sistema sanitario trentino? E su questa delicata questione che cosa ne pensano i due assessori competenti, Segnana e Bisesti, sin qui quasi del tutto assenti?
Fugatti dice che almeno ha rotto un tabù parlando della facoltà di Medicina, ma ci pare un po’ poco per un tema così importante. Intanto è riuscito in un sol colpo a creare tensioni sia con i docenti universitari che con i medici. Impresa non facile.
Oltre alla proposta della giunta c’è poi quella dell’Università di Trento. Un progetto complesso, ideato dall’università locale, che coinvolge sin da subito tutte le eccellenze locali, dentro e fuori l’università, e anche l’azienda sanitaria, in un progetto a lungo termine che vuole creare in Trentino una scuola di medicina di livello internazionale, che produca medici specialisti con esperienza acquisita sul campo. Un progetto molto ambizioso, non privo di difficoltà (ad esempio, la copertura economica) ma sembra decisamente meglio strutturato rispetto al progetto voluto da Fugatti.
E’ sicuramente complesso prevedere come muterà la società nei prossimi dieci anni. Sappiamo però che tutto il sistema socio-sanitario va ripensato alla luce, da un lato, dei profondi cambiamenti sociali in atto e, dall’altro, delle risorse economiche che vanno invece riducendosi. Possiamo perciò mettere i campo soluzioni tappabuchi utili per pochi anni, scaricando il problema sulle generazioni future, o soluzioni più strutturali, che abbiano il coraggio di delineare cambiamenti volti ad un maggior benessere dell’intera società trentina per diversi anni.
A noi sembra sia saggio considerare sia soluzioni a breve che a medio-lungo termine. Tra le proposte utili nell’immediato si potrebbe per esempio valutare di aumentare le borse provinciali per accedere alle specializzazione in medicina. Si tratterebbe di una soluzione economica e di rapida attivazione, che potrebbe permetterci di tamponare per alcuni anni la carenza degli specialisti in provincia. Nel contempo si potrebbero anche cercare di potenziare l’impiego di medici specializzandi presso le strutture in Trentino, aumentandone il numero ma anche valorizzando e responsabilizzando maggiormente tali professionisti.
A nostro avviso la facoltà di Medicina si potrebbe invece inserire tra le proposte utili in un arco temporale più lungo. In questa eventualità, sarebbe bene che il progetto finale fosse molto più vicino a quello proposto dall’Università di Trento che a quello proposto dalla Giunta provinciale, per tutti i motivi sopra citati, magari avvalendosi anche di collaborazioni regionali (quindi con Bolzano) o internazionali (nei confini dell’Euregio). Dando però a tale ambiziosa progettualità il tempo, le risorse e l’autonomia necessari. Probabilmente anche i nostri vicini si stanno ponendo in questo periodo domande simili alle nostre. Non è meglio collaborare invece che pensare ognun per sé?
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