Stando all’ultimo approfondimento avvenuto nel 2017, relativo al solo Comune di Trento, fra il 2013 e il 2016 vi sono stati 123 ricoveri nelle strutture sanitarie dovuti a malattie causate dalle polveri sottili: si è trattato di patologie riguardanti in 61 casi il sistema circolatorio e in 62 l’apparato respiratorio.
Trento, 9 gennaio 2020
L’impatto economico sanitario derivante da questi ricoveri per malattie causate dall’inquinamento atmosferico è stato pari a circa 600.000 euro. E tutto ciò anche se nel Comune di Trento, a differenza di quanto avviene nella maggior parte dei capoluoghi di provincia del bacino padano, le concentrazioni medie annuali di PM2,5 risultino significativamente inferiori ai valori limite imposti dalla comunità europea. A fornire questi e altri dati è il vicepresidente della Provincia e assessore all’ambiente Mario Tonina nella sua risposta a un’interrogazione di Alessio Manica. Il consigliere del Pd chiedeva, appunto, quale sia l’impatto degli inquinanti atmosferici sulla salute dei residenti in Trentino.
Le criticità sono legate al biossido di azoto emesso dai veicoli.
L’assessore rassicura sugli andamenti relativi alle polveri sottili PM10 riferiti al periodo 2008-2018, che - spiega - descrivono la sostanziale diminuzione delle concentrazioni, intervenuta soprattutto dopo il periodo più critico rappresentato dal biennio 2006-2007, “con conseguente ed ormai robusto rispetto dei limiti esteso all’intero territorio provinciale”. Ma aggiunge che “la maggiore criticità per la qualità dell’aria in Trentino è attualmente rappresentata dalle concentrazioni dell’inquinante biossido di azoto – NO2 (principale fonte le emissioni dei veicoli)”. Peraltro questo inquinante rispetta ormai da molti anni il limite di concentrazione relativo alla media annuale in tutte le stazioni di “fondo urbano” della provincia. Tuttavia, segnala Tonina, la stazione di “traffico” posizionata in via Bolzano a Trento, pur con valori in calo, continua ad evidenziare il superamento di questo limite.
Gli altri inquinanti.
Per quanto riguarda tutti gli altri inquinanti utilizzati come indicatori per la valutazione della qualità dell’aria, il vicepresidente segnala come una criticità riguardi gli IPA (Benzo-a-Pirene in particolare). Mentre nella Valle dell’Adige il valore-obiettivo di questo inquinante è - scrive - “sostanzialmente rispettato”, nelle valli minori, dove maggiore è l’utilizzo della legna per riscaldamento (quasi unico responsabile della presenza di questo inquinante), questo valore-obiettivo è invece "frequentemente superato". Anche l’ozono (O3), inquinante secondario, è diffusamente presente in concentrazioni superiori ai ‘valori obiettivo’. Tuttavia, ricorda l'assessore, la presenza dell'ozono non è direttamente riconducibile a fonti locali di inquinamento ma è caratteristica dei mesi estivi più caldi. Infatti per tutti gli inquinanti, gli andamenti mensili-stagionali sono sovente determinati non tanto o non solo dalle variazioni di quantità di emissioni dalle varie sorgenti, ma dalle variabili meteo-climatiche che influenzano in maniera rilevante la qualità dell’aria. Ne consegue che le concentrazioni maggiori per tutti gli inquinanti, ad esclusione dell’ozono, si hanno nei mesi freddi.
Il traffico è la maggiore sorgente inquinante a Trento e nella Valle dell’Adige.
Tornando al biossido di azoto (NO2), essendo il traffico una delle principali sorgenti, il vicepresidente della Provincia sottolinea come le concentrazioni maggiori si registrino “al bordo delle strade più trafficate soprattutto nei centri più grandi della Valle dell’Adige, a cominciare dalla città di Trento. Significative sono anche le concentrazioni lungo il percorso al bordo dell’autostrada A22. Nelle vallate più turistiche l’indicatore più rilevante rappresentato dal valore di media annuale non evidenzia invece particolari criticità in nessuna di esse. E questo perché per lunghi periodi, in assenza di significativi flussi
turistici, i volumi di veicoli risultano essere molto ridotti”. Tonina precisa che queste criticità sono relativamente marcate al bordo (poche decine di metri) delle principali arterie, mentre le concentrazioni cui è esposta la maggior parte della popolazione sono molto più contenute, omogenee e simili in tutti i contesti urbanizzati, con una presenza sempre leggermente maggiore nella Valle dell’Adige.
Il particolato (PM10 e PM2,5) alto nelle valli per la combustione a legna nelle case.
L’assessore evidenzia anche che dai dati raccolti con le stazioni mobili in campagne effettuate nei centri e fondovalle più periferici (es. valli del Chiese e Primiero, ma non solo), emergono situazioni talvolta più compromesse dalla presenza di PM10, PM2,5, e conseguentemente IPA, dovute in particolare alla diffusa pratica della combustione della legna negli impianti domestici. E’ infatti dimostrato che a livello provinciale il maggior contributo di emissione primaria di particolato sottile PM10 (circa 80% del totale provinciale) è da ricondurre proprio a questa fonte che, unita a delle condizioni meteo climatiche e orografiche tipiche di alcune valli più strette, porta in certi momenti dell’anno (in inverno) a concentrazioni di particolato ben superiori rispetto a quanto misurato nei maggiori centri e fondovalle.