Con un emendamento “notturno”, cioè depositato a discussione del bilancio regionale già in corso, come sempre senza alcun confronto trasparente né in Commissione, né con le audizioni pubbliche, né altrove, la maggioranza leghista della Provincia di Trento ha revisionato la legge sui Segretari comunali dei Comuni trentini.
Giorgio Tonini Capogruppo provinciale PD, 10 dicembre 2019
Peggio ancora, ha completamente sorpassato il Consiglio delle Autonomie locali, cioè l’organo di rappresentanza dei Comuni trentini, che sono i soggetti direttamente interessati alla questione, dimostrando ancora una volta il più totale disprezzo verso le Istituzioni trentine.
E’ stato pure evitato il dibattito nella Commissione consiliare competente, dove pure per lungo tempo ci si è confrontati con le parti sociali su un testo che non portava questa proposta. Ormai siamo abituati, che dietro il mantra della trasparenza e della partecipazione non c’è nulla, se una Giunta sola, che decide senza condividere nulla con il territorio, con le parti sociali, con le categorie economiche, e nemmeno con gli enti locali e con i cittadini. Una Giunta troppo impreparata e priva di competenze per poter gestire un confronto e un dibattito. Anche questa volta, con un’arroganza mai vista prima, hanno deciso loro! Così d’ora in poi “il Sindaco si potrà scegliere il Segretario comunale secondo un rapporto fiduciario personale”, dicono, aggiungendo che “se un Segretario finora ha lavorato bene, può stare tranquillo perché resterà al suo posto”.
Come sempre la questione è più complessa di quanto alla maggioranza leghista riesca di comprendere: chi decide se un Segretario comunale, garante della correttezza amministrativa di un comune, lavora bene o meno? Sulla base di quali criteri il Sindaco valuterà l’operato del Segretario? Il Segretario bravo è quello che dice sempre di sì?
Il rischio così è anche quello di avere Amministratori locali meno tutelati. Questo tema era da molti anni oggetto di dibattito, proprio perché non banale. Invece ancora una volta la maggioranza leghista banalizza le questioni e tenta di risolverle con un colpo di mano. Ormai il copione è noto, basti come ultimo esempio quello sulla facoltà di medicina. Un modus operandi che ricorda molto la richiesta di pieni poteri fatta dal loro Capitano l’estate scorsa, e che poco a poco lascerà sul terreno solo macerie.