Qual è l'idea di autonomia che propone la Lega? Non è una domanda oziosa, se si considera che il partito che fu di Bossi e ora è di Salvini (al punto da portarne il nome nella sigla e nel simbolo) governa la Provincia autonoma di Trento e, insieme alla Svp, quella di Bolzano e la Regione. E non è neppure una domanda peregrina, stando al dibattito che si è tenuto giovedì scorso in Consiglio provinciale.
Giorgio Tonini, "Trentino", 2 dicembre 2019
Un dibattito a partire da due mozioni sulla crisi catalana: un tema apparentemente lontano dalle nostre ansie quotidiane e invece vicinissimo, perché ci costringe a parlare di autonomia, anche della nostra autonomia, tra le opposte spinte sovraniste e indipendentiste che agitano l'Europa. Ebbene, su un nodo politico così importante per la nostra comunità, non è dato sapere con certezza se ci sia e quale sia il pensiero della Lega.
Stando alle confuse parole pronunciate nell'aula di piazza Dante dai banchi del principale partito di governo del Trentino, nel silenzio reticente della Giunta, è parso di intendere che la Lega è sì per l'autonomia, ma anche e forse soprattutto per l'indipendenza e comunque è tutt'altro che insensibile alle ragioni del centralismo sovranista. Ho scritto intendere, non comprendere: perché, come è evidente, si tratta di una posizione incomprensibile.
Le due mozioni che hanno provocato la discussione in Consiglio erano una a prima firma Ugo Rossi, sottoscritta da tutte le minoranze e poi votata anche dalla maggioranza; l'altra a prima firma Mara Dalzocchio, votata solo da 17 consiglieri, tutti di maggioranza. Entrambe le mozioni esprimevano solidarietà alla Catalogna. Ma la mozione Rossi lo faceva in nome dell'autonomia, auspicando la ripresa del dialogo tra Madrid e Barcellona, nella direzione del riconoscimento alla Catalogna di un'ampia e solida potestà di autogoverno, nell'ambito della Costituzione spagnola, sulla falsariga della nostra autonomia speciale, riconosciuta e garantita dalla nostra Repubblica. La mozione Dalzocchio invece evocava il principio di autodeterminazione dei popoli e il diritto dei catalani alla piena indipendenza, sulla falsariga di quella che (un tempo?) era la rivendicazione leghista dell'indipendenza della Padania.
In Lombardia, in Veneto, in qualunque altra regione italiana a statuto ordinario, la differenza potrebbe, a torto, apparire una sottigliezza. Ma nessun consigliere regionale del Trentino - Alto Adige/Südtirol dovrebbe ignorare, o anche solo sottovalutare, la differenza tra autonomia e indipendenza. La nostra Regione è un caso di successo ammirato nel mondo perché, grazie a Degasperi e Gruber, passando per Moro e Magnago, fino al recente incontro di Castel Tirolo tra il presidente Mattarella e il suo collega austriaco Van der Bellen, contro la concezione sovranista e centralista dello Stato e contro la via di un indipendentismo separatista inevitabilmente conflittuale, ha sempre scelto, con saggezza e lungimiranza, la "terza via", la via riformista dell'autonomia speciale. Una via resa possibile dal ripudio, da parte di tutti i paesi europei, della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali: a cominciare proprio da quelle sui confini, che nel secolo scorso hanno insanguinato le terre di tutta Europa, prima tra tutte il Trentino, la regione che ebbe nella prima guerra mondiale la più alta percentuale di vittime in rapporto alla popolazione. Al posto delle guerre per spostare le frontiere, l'Europa rinata dalle ceneri delle due guerre mondiali e uscita dall'incubo della guerra fredda ha indicato l'obiettivo del progressivo superamento dei confini, della loro trasformazione da cortine di ferro in sottili fili di seta, secondo la suggestiva immagine di Winston Churchill, nell'ambito dell'Unione degli Stati e dei popoli europei.
Il Pd, il Patt, le altre minoranze hanno dunque espresso la loro solidarietà col popolo catalano nel nome della nostra autonomia speciale. La Lega non si sa cosa voglia, posto che ha votato tutte e due le mozioni: quella indipendentista e quella autonomista. E non è tutto. La nuova Lega, che non è più "Lega Nord per l'indipendenza della Padania", ma solo "Lega Salvini", è alleata in Europa del partito spagnolo Vox, il più duro sostenitore a Madrid di una visione centralista, non solo anti-indipendentista, ma anche anti-autonomista.
Autonomia, indipendenza, sovranismo: è troppo chiedere alla Lega una parola chiara?