«Il treno dell’Autonomia ha fatto un lungo percorso e oggi è un modello per tutto il mondo». Lo ha detto ieri il capo dello Stato Sergio Mattarella a Castel Tirolo, durante le celebrazioni per i cento anni dell’accordo di Saint Germain e per i 50 anni della votazione del Pacchetto da parte della Svp.M. Angelucci, "Corriere del Trentino", 24 novembre 2019
«Possiamo essere fieri di ciò che abbiamo costruito» ha aggiunto il presidente austriaco Alexander Van der Bellen. Mentre il Landeshauptmann Arno Kompatscher ha ammonito: «Alimentare odio e risentimento significa non aver imparato nulla dal passato».
Tra le mura di Castel Tirolo si cementa l’amicizia italoaustriaca in nome dell’antifascismo e dello spirito europeo. I due presidenti sono arrivati nell’antico maniero per celebrare i 100 anni dell’accordo di Saint Germain e per i 50 anni della votazione del Pacchetto da parte della Svp in una cerimonia ricca di simboli. Accolti dal coro di voci bianche del Vinzentinum di Bressanone — che hanno cantato prima l’inno austriaco e poi quello italiano — Mattarella e van der Bellen hanno fatto due interventi molto simili soffermandosi a lungo sulle ferite inferte dal nazifascismo e sull’importanza del percorso autonomista in una cornice europea. A fare gli onori di casa il presidente della Provincia Arno Kompatscher che, oltre a sottolineare la necessità di ripristinare alcune competenze «tagliate» dalla Corte costituzionale, ha detto chiaramente che la ricetta per il futuro consiste nel concentrarsi sul dialogo evitando le provocazioni che dividono. Un messaggio chiaro contro i populismi.
L’accordo di Parigi e la votazione del Pacchetto sono due passaggi chiave della storia altoatesina. Due momenti che Kompatscher ha voluto riunire in un unica celebrazione per mettere insieme i presidenti di Italia e Austria. Così Mattarella e van der Bellen sono tornati a Merano (nel 2017 erano venuti per i 25 anni della quietanza liberatoria) in una visita carica di valore simbolico. I due Capi di Stato infatti, dopo il pranzo con i ragazzi della scuola Savoy, hanno fatto tappa al muro del Lager di via Resia e a casa di Franz Innerhofer, prima vittima del fascismo in Alto Adige. Due passaggi che testimoniano la volontà conservare la memoria del passato per non ripetere gli stessi errori anche in futuro.
Sia Mattarella sia van der Bellen, ma lo stesso ha fatto Kompatscher, si sono soffermati sulla ferite inflitte dal nazifascimo («non siamo stati solo vittime ma anche carnefici» ha detto Kompatscher), sulle le opzioni e anche sui difficili anni del terrorismo. Qualcuno si aspettava che Mattarella portasse con sé la grazia per i bombaroli sudtirolesi o un’apertura sul doppio passaporto. Ma non era questa l’occasione per simili gesti che, non è escluso, potrebbero arrivare se Italia e Austria proseguiranno su questo cammino di amicizia.
«L’autonomia non à caduta dal cielo ma è il frutto di negoziati difficili in cui ha prevalso la volontà di dialogo. L’autonomia — ha sottolineato Kompatscher cogliendo l’occasione per ricordare che la «devolution» non è ancora conclusa — deve essere costantemente adeguata alle nuove esigenze. Con i governi Letta Renzi e Gentiloni è stato fatto molto, sono fiducioso che anche in futuro sarà possibile concordare e attuare gli adeguamenti necessari dopo che la Corte costituzionale ha tolto alcune competenze previste dall’accordo sulla quietanza liberatoria». Ma il governatore ha soprattutto rimarcato gli effetti positivi dell’Autonomia che, «oltre a garantire tutela e sicurezza alle minoranze tedesca e ladina» ha portato «benessere economico e pacifica convivenza» diventando «patrimonio di tutti». Kompatscher ha lanciato anche un chiaro messaggio « a chi si diverte a giocare col fuoco strumentalizzando questioni non ancora risolte in modo soddisfacente, come la toponomastica o la gestione dei simboli del nostro travagliato passato. Alimentare odio e risentimento — ha detto Kompatscher tra gli applausi — significa non aver imparato nulla. I risultati sono stati raggiunti quando il dialogo ha prevalso sulla legge del più forte».
Gli stessi concetti sono stati evocati dal presidente Mattarella che pure è partito con un lungo excursus storico iniziato con il trattato di Saint Germain. Ma lo sguardo è rivolto al futuro, il richiamo agli orrori del nazifascismo serve a fare in modo che «gli errori del passato non si ripetano». Mattarella ha riconosciuto gli errori dello Stato italiano che non considerò le aspirazioni della comunità sudtirolese». Un messaggio di scuse per i soprusi del fascismo protagonista, insieme al nazismo, di quel «tentativo insensato di sostituzione di popoli costituito dalle opzioni». Proprio per questo è importante «salvaguardare la memoria come antidoto contro pericolosi virus sempre pronti a infettare le strutture vitali della nostra società». Nel suo intervento Mattarella ha riconosciuto che le istanze della comunità locale sono vennero «sacrificate» ma rimarca che, nel Dopoguerra, le «neonate repubbliche iniziarono con un passo nuovo». Il presidente ricorda l’accordo De Gasperi Gruber che «assicurò tutele alla popolazione di lingua tedesca» anche se l’attuazione «ebbe un percorso complesso con periodi bui come quello del terrorismo che causò vittime e sofferenza». Tuttavia alla fine «la volontà di collaborazione ha prevalso» tanto che oggi «il treno dell’Autonomia prosegue e ha fatto anche un lungo percorso : oggi un modello per tutto il mondo. Uno sviluppo coerente con il progetto europeo che è l’unico in grado di salvaguardare le differenze e garantire sovranità e indipendenza ai popoli europei».
La chiusura è toccata a van der Bellen che, oltre ad aver evocato le sue origini nella Kaunertal, ha ribadito come il Sudtirolo sia una «questione di cuore» e che l’Austria starà sempre a fianco dei sudtirolesi. Più che sul trauma dell’accordo di Saint Germain, van der Bellen si concentra sui meriti e la «lungimiranza degli artefici dell’Autonomia». «La quitanza liberatoria è stata decisiva per l’adesione al progetto europeo dell’Austria, dopo l’ingresso nell’area Schengen anche il confine del Brennero è diventato meno percepibile» ha detto van der Bellen rilanciando anche l’Euregio. «L’Autonomia tutela la minoranza tedesca ma garantisce la convivenza ed è un esempio ammirato in tutto il mondo. Possiamo essere fieri — ha concluso van der Bellen— di ciò che abbiamo costruito e guardare con fiducia al futuro».
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