Zeni interroga su norme provinciali e contestazioni costituzionali

Nel solco di un’ormai evidente dinamica comportamentale nei rapporti con lo Stato e, più in generale, nell’atteggiamento politico di netta chiusura al dialogo con le Opposizioni su alcuni temi, la Giunta provinciale incappa nel crescente rischio di dover difendere davanti alla Corte Costituzionale ogni sua scelta legislativa, come sta accadendo con alcune norme contenute nella manovra di assestamento del bilancio provinciale, varata la scorsa estate.
Trento, 29 ottobre 2019


Si tratta di provvedimenti inseriti in legge, nonostante le ripetute considerazioni critiche delle Minoranze consiliari e poi impugnati dal Consiglio dei Ministri che ha richiamato la sua competenza primaria ed esclusiva appunto in talune materie. A questo proposito il Consigliere del Partito Democratico Luca Zeni ha presentato oggi un’interrogazione in Consiglio provinciale palesando una forte preoccupazione rispetto agli atteggiamenti assunti dalla Giunta provinciale, atteggiamenti che, se reiterati nel tempo, potrebbero rivelarsi oltremodo pericolosi per la stessa tenuta della nostra speciale autonomia, continuamente messa in discussione e perciò indebolita.

 

IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE

 

Interrogazione n.

IMPUGNATIVE DELLO STATO E DIFESA DELL’AUTONOMIA

 

Con la deliberazione della Giunta provinciale n. 1635 d.d. 18 ottobre 2019, la Provincia ha dato avvio alla procedura prevista per la costituzione in giudizio a seguito del ricorso promosso dal sig. Presidente del Consiglio dei Ministri avanti la Corte Costituzionale per la declaratoria di illegittimità costituzionale dell’art. 7, comma 5, lett. b); dell’art. 11; dell’art. 24; dell’art. 46, comma 12, della Legge provinciale 6 agosto 2019 n. 5 “Assestamento del bilancio di previsione della Provincia autonoma di Trento per gli esercizi finanziari 2019 – 2021”.

Spiace veramente constatare come buona parte dell’impugnativa dello Stato riguarda temi che, già nel dibattito consiliare erano stati sollevati dalle osservazioni dei Consiglieri di Minoranza senza ottenere considerazione alcuna da parte della Giunta provinciale, che oggi si ritrova invece, a seguito di un evidente peccato di arroganza, a dover giustificare le proprie scelte davanti alla Corte Costituzionale.

Il caso più eclatante è quello riferito all’art. 7 che va a modificare la Legge provinciale 3 aprile 1997 n. 7 – meglio nota come “legge sul Personale” - incrementando dal 10% al 20 % il limite del numero complessivo degli incarichi dirigenziali che possono essere conferiti, in alternativa al reclutamento della dirigenza di ruolo, a dirigenti assunti con contratto a tempo determinato tra persone in possesso dei requisiti per la partecipazione ai concorsi pubblici per l’accesso alla dirigenza di ruolo della Provincia. In sede di confronto consiliare avevamo, più volte, sottolineato l’eccesso rappresentato da questa norma ed oggi osserviamo come il Consiglio dei ministri ritenga questa norma competenza esclusiva statale ai sensi dell’art. 117, secondo comma, lett. l) della Costituzione e reputi la proposta della Provincia in contrasto con l’art. 19, comma 6, del D.Lgs 165/2001, con il quale si fissa il limite delle assunzioni a tempo determinato di dirigenti senza concorso, nella misura massima del 10% della dotazione organica di prima fascia e dell’8% per quelli di seconda fascia.

Gli esempi peraltro abbondano e riguardano anche altre tematiche sulle quali le Opposizioni, del tutto inascoltate, avevano espresso più di una riserva.

E così emerge, ancora una volta, l’ormai accertata abitudine della Giunta provinciale di muoversi dentro le norme con una larga e discrezionale disinvoltura, salvo poi dover rincorrere rettifiche ed aggiustamenti continui di rotta, produce, al di là del singolo esito, un indebolimento complessivo dell’autonomia, perché la espone al costante vaglio del proprio agire da parte del potere centrale dello Stato e ciò a prescindere dalle compagini di governo che si succedono.

Troppa leggerezza; eccessiva fretta; scarsa competenza e bisogno di rapido riscontro mediatico e di consenso spicciolo portano insomma la Giunta provinciale sul terreno scivoloso ed infido del ricorso alla Consulta e, soprattutto, sulla messa in discussione pressochè quotidiana della specialità autonomistica. Si tratta di una sfida che erode, nel medio – lungo periodo, le fondamenta dell’istituto autonomistico, il quale deve difendere certamente le proprie prerogative, ma non può prosperare in un clima di asprezza e di conflitto permanente con lo Stato.

Tutto ciò premesso, si interroga cortesemente la Giunta provinciale per sapere:

 

- quale dinamica di confronto sarà tenuta dal collegio difensivo della Provincia avanti la Corte Costituzionale: quella del rinnovato scontro con lo Stato o quella di una più equa mediazione capace di trovare un punto d’accordo politico,ancor prima che giuridico;

- se la Giunta provinciale intenda comunque mantenere la linea dello scontro con lo Stato e del ricorso alla Consulta per ogni norma che possa prestarsi al rischio di impugnativa o se la stessa non ritenga più utile e corretto cercare possibili vie di soluzione “ex ante” delle controversie circa le competenze autonomistiche e quelle statali.

 

 

A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.

 

 

Distinti saluti.