Oggi alla Camera approda, per la quarta e definitiva "lettura", la legge che taglia il numero dei parlamentari. Come? Portando i deputati da 600 a 400 ed i senatori da 315 a 200. Il voto della riforma costituzionale fortemente voluta dal M5s è anche una sorta di verifica della compattezza della maggioranza giallo rossa a Roma, con un Pd mai apparso entusiasta di questo passaggio.G. Tessari, "Trentino", 7 ottobre 2019
Come voteranno domani gli altri partiti su questa legge non è ancora chiaro. Ma molti dubbi su come è stata concepita questa riforma li ha anche il capogruppo Dem in Provincia, Giorgio Tonini. Il più volte ex senatore vanta esperienza come pochi sui lavori d'aula e sui meccanismi legislativi.
Tonini come valuta il taglio dei parlamentari?Se cambi la Costituzione entri un po' in un territorio inesplorato. Fatta in questo modo la riforma è una sforbiciata piuttosto rozza. La questione sbandierata dai Cinquestelle, quella del risparmio dei 100 milioni all'anno, non è certo il problema. A me sinceramente non convince, avrei preferito l'altra ipotesi.
A quale si riferisce?A quella che prevedeva l'abolizione del Senato come è ora, trasformandolo invece in una Camera delle Regioni, alla tedesca. Il Senato sarebbe potuto diventare un luogo di concertazione tra la legislazione nazionale e quella regionale. La Camera dei deputati l'avrei anche lasciata con le stesse proporzioni.
Servivano tagli mirati?Per carità, il Parlamento può anche essere ridimensionato: in quest'ottica andrebbe bene una Camera da 500 deputati (il ridimensionamento a 400 mi pare eccessivo) ed il Senato delle Regioni. La strada maestra era quella della specializzazione delle due Camere.
Ritiene che in futuro possa esserci il problema che "pochi" eletti, con le nuove proporzioni numeriche, si troveranno a rappresentare tanti, con dunque un maggior potere? Beh, se andiamo a vedere questo aspetto va detto che i senatori Usa sono 100, quindi tutto è relativo. Che i parlamentari oggi siano troppi è vero: sfido una persona che non sia un addetto ai lavori a mettere in fila i nomi dei parlamentari trentini a Roma. Una riduzione ci sta tutta e questo vale da quando sono state fatte le regioni. Oggi abbiamo mille legislatori parlamentari e mille legislatori regionali, quest'ultimi negli ultimi anni sono stati un po' ridotti.
Ora si pone il problema di come sarà la nostra rappresentanza parlamentare. Il sottosegretario alla presidenza Riccardo Fraccaro garantisce che non verrà ridotto il numero dei senatori, tre. Ma che cosa accadrà ai deputati? Sui deputati ad oggi vale il sistema nazionale, quello che prevede la sforbiciata. Paradossalmente dovremo avere a quel punto più senatori che deputati. Ora abbiamo 10 deputati e sette senatori, il disegno è quello di arrivare a 6 senatori e 5 deputati (secondo alcuni si può arrivare ad avere uguale numero, 6). La blindatura di cui avete scritto ieri sul Trentino ritengo sia motivata proprio dall'accordo Degasperi-Gruber: in quel testo c'era una clausola sul numero dei senatori.
Che non viene applicato alla Camera.La Camera, a quell'epoca, veniva eletta con il proporzionale, mentre per i senatori c'era il problema di garantire la rappresentanza delle autonomie. All'inizio, per la verità, furono 4 in Trentino e due in Alto Adige, poi portati a tre per parte. Già ai tempi del Porcellum, Roberto Calderoli per paura di una bocciatura in sede di valutazione costituzionale, lasciò come era il Senato in Trentino Alto Adige. I collegi uninominali vennero tolti ovunque, con un'eccezione, qui da noi. La clausola dell'accordo è sempre stata interpretata con il fatto che i collegi della nostra regione debbono rimanere sei al Senato.
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Partito Democratico del Trentino